Morte Giulio Regeni, fallisce il vertice di Roma
Il 7 e 8 aprile 2016 si è svolto a Roma il vertice tra la delegazione egiziana formata dai membri della stessa procura e della polizia del Cairo e gli inquirenti e investigatori italiani, in merito alle indagini sulla sparizione (25 gennaio 2016) e morte del ricercatore italiano, Giulio Regeni.
L’incontro non ha dato i risultati sperati, come si apprende dalla nota ufficiale diramata dalla Procura di Roma. Gli egiziani ribadiscono la tesi, comunicata il 24 marzo 2016 dallo stesso Ministro degli Interni del loro governo, Magdi Abdel-Ghaffar, secondo la quale hanno ritrovato i documenti del ricercatore italiano in mano alla banda dei criminali, aggiungendo che soltanto al termine dell’indagine potranno affermare se la banda è responsabile o meno della morte di Giulio Regeni. La Procura di Roma, rigetta l’ipotesi della banda perché “non vi sono elementi del coinvolgimento diretto della banda criminale nelle torture e nella morte di Giulio Regeni”.
Gli egiziani hanno consegnato agli italiani “i tabulati telefonici delle utenze egiziane in uso a due amici italiani di Giulio Regeni presenti al Cairo nel Gennaio scorso, la relazione di sopralluogo, con allegate foto del ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, una nota ove si riferisce che gli organizzatori della riunione sindacale tenuta al Cairo l’11 dicembre 2015, cui ha partecipato Giulio Regeni, hanno comunicato che non sono state effettuate registrazioni video ufficiali dell’incontro”.
La nota conferma, tra l’altro la mancata consegna da parte della delegazione egiziana sia dei tabulati telefonici di una decina di utenze riconducibili ad altrettanti cittadini egiziani, sia le informazioni riguardanti il traffico di celle che“l’autorità giudiziaria egiziana afferma che “consegnerà al termine dei loro accertamenti che sono ancora in corso. La Procura di Roma ha insistito perché la consegna avvenga in tempi brevissimi sottolineando l’importanza di tale accertamento da compiersi con le attrezzature all’avanguardia disponibili in Italia”.
La mancata consegna di questi due ultimi elementi, che gli investigatori italiani considerano indispensabili, e che hanno richiesto per rogatoria fin dall’8 febbraio 2016, così come la “tesi della banda” ancora sostenuta dalle autorità del Cairo, hanno, di fatto, interrotto la collaborazione tra le due procure, mentre
come abbiamo appreso dal comunicato del nostro Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, l’ambasciatore italiano Maurizio Massari è stato richiamato a Roma per consultazioni. La decisione del richiamo dell’ambasciatore nasce dai mancati sviluppi dell’incontro tra i due pool, a Roma, in seguito ai quali è necessaria “una valutazione urgente delle iniziative più opportune per rilanciare l’impegno volto ad accertare la verità sul barbaro omicidio di Regeni.
I genitori di Giulio Regeni, Claudia e Paolo, hanno dichiarato di sentirsi amareggiati per il fallimento del vertice, ma soddisfatti per il richiamo dell’ambasciatore e di essere certi che “le nostre istituzioni e tutti coloro che stanno al nostro fianco in questa battaglia di giustizia, non si fermeranno fino a quando non otterranno verità”.