Il mondiale di calcio del Qatar e il suo (altro) album di figurine
Anche il Campionato mondiale di calcio Qatar 2022 ha il suo album di figurine. Volti di giovani con la bandiera del Paese di appartenenza e sulla sinistra un numero che però non è quello della maglia, ma l’età che aveva quando è morto; sul retro la sua storia.
Perché album è la realizzazione del progetto giornalistico Gards of Qatar, figlio dell’inchiesta che racconta le storie dei circa 6500 lavoratori morti durante la costruzione di stadi, alberghi e infrastrutture per il Campionato nella Penisola Arabica.
Il numero è stato calcolato dal giornale britannico The Guardian, il progetto delle figurine, raccolte sotto il titolo Le storie dei lavoratori migranti che non sono più tornati, è del giornalista svedese Martin Schibbye, fondatore con Birt Stakston nel 2015, attraverso una campagna di crowdfunding, della piattaforma d’inchieste blankspot.se.
Con i colleghi in India e Bangladesh, i due svedesi hanno raccolto le interviste dei familiari dei lavoratori impiegati nel Qatar che non hanno fatto ritorno a casa. Ogni giovane era partito per lavorare in Qatar, considerandola un’occasione per risollevare la propria famiglia dalla povertà.
Basse le età dei lavoratori le cui morti moltissime sono avvenute per infarto da sforzo eccessivo con temperature troppo elevate, altre catalogate come “cause naturali” ma per i familiari non sempre sono ragioni credibili, e infine per incidenti sul lavoro.
Le figurine sono in fase di stampa. Saranno spedite ai vertici della Fifa e agli sponsor del Mondiale.
E gli altri diritti?
Lo sfruttamento e la morte dei lavoratori è soltanto uno delle gravi violazioni dei diritti umani del Qatar.
Alcuni giorni fa il giocatore Josh Cavallo, primo calciatore professionista che ha fatto coming out, ha ricordato come nel Paese l’omosessualità sia considerata un reato severamente punito. Le sue dichiarazioni sono state, di seguito, condivise dalla squadra Nazionale australiana alla quale Cavallo appartiene.
Amnesty International ricapitolando la situazione generale dello Stata arabo cita anche la mancanza di libertà di stampa, le leggi repressive per le critiche rivolte alle istituzioni per le quali alcuni cittadini sono stati arrestati arbitrariamente e condannati “al termine di processi iniqui”.
Contrastata la libertà d’associazione e manifestazione, manca il riconoscimento dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici pertanto domina il lavoro forzato, il mancato o ritardato versamento dei salari, le condizione in cui si lavora sono insicuri e vengono negati i giorni di riposo. Si comprende, allora, l’alto numero delle vittime sul lavoro.
Le donne
Le donne sono discriminate se non per legge per prassi. “Il sistema del tutore maschile (di solito il marito, il padre, un fratello, un nonno o uno zio) prevede che le donne debbano chiedere il permesso per sposarsi, studiare all’estero, lavorare nell’amministrazione pubblica, viaggiare all’estero se hanno meno di 25 anni e accedere ai servizi di salute riproduttiva” scrive Amnesty.
“Il diritto di famiglia rende molto complicato il divorzio “che, nei pochi casi in cui viene ottenuto, produce ulteriori discriminazioni di natura economica. Le donne non sono protette adeguatamente dalla violenza domestica e sessuale”.
Dal 20 novembre al 18 dicembre 2022, il tempo del Campionato, il Qatar sarà al centro del mondo… .