Cure palliative. Più della metà dei malati in fin di vita non le riceve

La Federazione Nazionale Cure Palliative denuncia una carenza di servizi domiciliari specialistici e un difficile accesso agli hospice in alcune zone d’Italia.

Ancora una volta si registra l’offerta dei servizi sanitari a macchia di leopardo che caratterizza il sistema sanitario italiano amministrato dalle Regioni.

Si verificano “inaccettabili disparità“  denuncia Tania Piccione presidente della Federazione, che impediscono  “a più della metà dei malati inguaribili” di ottenere le cure necessario, chiedendo in tal senso,  un incontro urgente al ministro della Salute, Orazio Schillaci.

Dalla legge, un ritardo di 13 anni. Tanti hospice aperti solo per le donazioni private 

L’entità e le modalità con cui nei prossimi anni in Italia saranno finanziati gli hospice e le cure palliative domiciliari, infatti, saranno presto discusse dalla Conferenza Stato Regioni. Ma la discussione avverrà “con un ritardo di quasi 13 anni rispetto a quanto previsto dalla legge 38 del 2010 sul diritto alle cure palliative gratuite”.

“In vista di questa tappa così attesa e fondamentale chiediamo al Governo di ascoltare la voce delle associazioni di volontariato e degli enti del Terzo Settore che rappresentiamo e che, nonostante l’insufficienza dei fondi pubblici stanziati, rispondono al bisogno di cure palliative di tantissimi malati.

Un operato possibile ogni giorno – prosegue Piccione – solo grazie al sostegno dei cittadini, che supportano queste realtà con donazioni libere”.

Uno status quo, a cui si è pervenuti per il ritardo accumulato che rischia di far chiudere centinaia di hospice in tutta Italia, con gravi ripercussioni sugli altri preside sanitari, in primis ospedali e pronto soccorso (ammesso che potrebbero intervenire), ma soprattutto per i pazienti  rendendo ancora più gravi le loro condizioni di dolore e sofferenze, così come per i cari che li assistono che si troverebbero in situazioni irrisolvibili.

Disparità delle tariffe regionali: variabilità delle prestazioni  

La sezione lombarda della Federazione Cure Palliative è stata la prima a lanciare l’allarme, denunciando l’inadeguatezza delle tariffe regionali per gli hospice, ma il panorama non è migliore nella maggior parte delle altre regioni, come riporta aboutpharma.com.

Dallo schema di decreto del ministero della Salute che definisce tariffe massime di riferimento per la remunerazione delle prestazioni di cure palliative, infatti, emerge che le tariffe dell’hospice variano da 142 euro al giorno del Molise ai 410 della Valle d’Aosta.

Altrettanto ampia è la variabilità delle tariffe relative alle cure domiciliari.

“Differenti tariffe non possono che determinare profondi divari nelle prestazioni erogate e quindi una drammatica disomogeneità, tra cittadini italiani, nell’accesso alle cure a cui tutti hanno diritto” sottolinea Piccione.

Si tratta di un passaggio fondamentale, dal quale dipende la possibilità di offrire assistenza ai moltissimi malati che, alla fine della vita, ancora non trovano risposte adeguate ai loro bisogni di cura.

Imperativo etico e sociale

La presidente della Federazione  – che rappresenta la quasi totalità delle associazioni di volontari no profit e degli enti del Terzo Settore dedicati alle cure palliativa – denunciando la situazione, conclude ricordando come la tutela della qualità della vita dei malati inguaribili di ogni età non è solo un imperativo etico ma anche una necessità che riesca a dirigere la Sanità pubblica nazionale verso le adeguate misure per una popolazione con media di età elevata, come quella italiana, con le fragilità e malattie croniche che comporta.

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