Rientro a scuola. Il mondo in una classe
Riaprono le scuole. Quella italiana è alle prese con un numero sempre minore di studenti a causa del calo demografico, con classi sempre più multiculturali ma dove gli allievi stranieri rimangono tali per il mancato riconoscimento della cittadinanza italiana prima dei 18 anni. Un diritto negato che lede il percorso formativo e di vita dello studente, con un impatto negativo su tutta la società.
Rispetto a 7 anni precedenti, per l’anno scolastico 2020-2021 hanno varcato la soglia delle scuole elementari 71mila bambini in meno, riferisce il Rapporto annuale di Save the Children, Il mondo in una classe, che approfondisce le disuguaglianze educative che colpiscono in particolare i bambini e gli adolescenti figli di genitori stranieri.
Sono 800mila i minori stranieri, pari a oltre 1 su 108 (10,6%) iscritti nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie. Si tratta di bambini nati e cresciuti in Italia ma molti sono segnati dal “background migratorio” sostiene il rapporto, che vede un minore ventaglio di opportunità rispetto ai compagni di scuola “autoctoni”. Una disparità, afferma il rapporto di Save the Children che “si manifesta a partire dall’inserimento alla scuola dell’infanzia, continua con il ritardo scolastico dovuto alla collocazione in classi inferiori a quelle corrispondenti all’età anagrafica o alla mancata ammissione all’anno successivo, fino all’abbandono precoce”.
Il distanziamento fisico e sociale: il white flight
Si annovera poi il fenomeno white flight, ossia la decisione delle famiglie italiane di iscrivere i propri figli nelle scuole più centrali delle città, provocando un incremento della concentrazione di alunni stranieri nelle scuole periferiche e marcando il distanziamento fisico, sociale e culturale tra gli studenti di origine italiana e quelli con un background migratorio.
Distanziamento e disuguaglianza educativa provocata soprattutto dalla mancata cittadinanza italiana che rende difficile per questi alunni la partecipazione a gite scolastiche, a scambi culturali all’estero, spesso riservati ai soli cittadini comunitari, alle competizioni sportive e, successivamente, di accedere all’università e ai concorsi pubblici.
Evidenti le eventuali ripercussioni sul processo d’integrazione di natura anche psicologica a cui rischiano di andare incontro questi giovanissimi che, spesso, invece, sentono un forte senso di appartenenza alla comunità italiana, come abbanews.eu documenta da tempo.
La legge
Ricordiamo che in Italia vige una legge di 30 anni fa che impedisce di ottenere la cittadinanza prima del raggiungimento della maggiore età e dopo un complesso iter burocratico. Da tempo si sollevano richieste e si propongono nuove, eque e coerenti proposte di revisione della legge.
La petizione
A queste si unisce ora la voce di Save The Children che lancia la petizione Cittadinanza italiana per i bambini nati o cresciuti in Italia. È il momento di riconoscere i loro diritti!, con la quale viene chiesto al Parlamento italiano di “riformare la legge sulla cittadinanza e consentire a bambine, bambini e adolescenti nati in Italia o arrivati nel nostro Paese da piccoli, figli di genitori regolarmente residenti, di diventare italiani prima del compimento della maggiore età”.
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