Docente intrappolato dalle classi…di concorso
Una vita spesa per la conoscenza e la sperimentazione didattica. ora intrappolata dalla gabbia burocratica dall’alchemico connubio alfanumerico dei codici delle classi di concorso. Un autentico reticolato che imbriglia in rigide classificazioni esperienze e conoscenze, non curante dei fabbisogni formativo-professionali degli studenti e delle competenze dei docenti.
C’era una volta la riforma Gelmini dell’istruzione secondaria e superiore, anno 2010, (l’ennesima che emerge del dicastero dell’Istruzione, affetto da “riformite” acuta) che in merito alla scuola secondaria di II grado (le superiori di antica memoria), in particolare, si propose di ri-formare gli istituti tecnici e le classi di concorso relative.
Per i non addetti ai lavori, chiariamo che ogni classe di concorso comprende i titoli di ammissioni (lauree) che permettono di accedere ai concorsi per l’insegnamento di una o più discipline. Un’associazione diretta dunque tra la disciplina e classe di concorso.
Nel ginepraio delle classi di concorso, figurava l’A/49 per l’insegnamento di Matematica e Fisica sia nei licei che nei tecnici. Da qui la sua apparente “atipicità”. Alla luce della riforma, si ridefinirono le classi di concorso, da cui emerse la nuova “A/38” per l’insegnamento della Fisica nei tecnici, lasciando l’A/49, per l’insegnamento della Fisica (congiuntamente alla Matematica) nei licei.
Tra le vittime sacrificali di un sistema che sembra avvitarsi intorno a se stesso, il prof. Mario Colombo, docente di Matematica e Fisica presso l’Istituto Pietro Scalcerle di Padova: laurea in Astronomia, Dottorato in Didattica della Fisica presso l’Università di Udine, numerose collaborazioni scientifiche e didattiche con l’Unità di Ricerca in Didattica della Fisica di Udine, l’AIF (Associazione per l’insegnamento della Fisica), tra i sostenitori/collaboratori della mostra scientifica Sperimentando.
Il castello di Kafka
Ecco dunque (una situazione che si protrae dal 2010) che configura una situazione paradossale: i docenti degli istituti tecnici, appartenenti alla classe di concorso A/49 non erano più abilitati per l’insegnamento della Fisica (Istituto Tecnico delle Attività Sociali – ex tecnico femminile – e Istituto Agrario).
Per gli istituti agrari, si è risolta la situazione accorpando le due classi, in modalità esaurimento, mentre per gli istituti di attività sociali che alla luce della riforma sono diventati tecnici in Chimica, materiali e biotecnologie i docenti A/49 non possono più insegnare Fisica ai loro studenti, a prescindere dalla loro preparazione ed esperienza.
Il dottorato in Didattica della Fisica sottolinea il prof. Colombo, mi qualifica perfettamente all’insegnamento della fisica; sono pochi i docenti in Italia che possiedono questo titolo. Inoltre, nel 1987 vinsi entrambi i concorsi per esami e titoli di “Matematica e Fisica” (A049) e di “Fisica” (A038)! Ottenendo anche l’abilitazione per la A038! Dovendo scegliere il ruolo optai per “Matematica e Fisica”.
L’Istituto padovano, alla luce della didattica laboratoriale ed innovativa messa in atto da anni dal prof. Colombo, si pregia di notevoli successi nei campionati di robotica tra il 2011 e il 2013: 2 titoli italiani (2011-2013) della RoboCup Junior sezione Rescue A, e un titolo Mondiale a Eindhoven (Olanda) e ottimi risultati nella First Lego League (2011).
Salvaguardiamo le “atipicità”
Facciamo presente che nella Circolare Ministeriale 37 (anno 2010) si precisava che … “gli insegnamenti che trovano confluenza in più classi di concorso del vecchio ordinamento devono essere trattati come “insegnamenti atipici”, la cui attribuzione alle classi di concorso deve avere come fine prioritario la tutela della titolarità dei docenti presenti nell’istituzione scolastica, la ottimale determinazione delle cattedre e la continuità didattica”.
Oltre alle tabelle, continua Colombo, in questi anni sono state scritte delle note”/circolari del ministero che andavano nella direzione di salvaguardare i docenti pre-esistenti alla riforma, come lo dimostra la circolare sopra citata. Nella cosiddetta “nota sulle atipicità” è stata inserita una clausola che tutelava la precedente situazione delle varie scuole.
Nella nota di accompagnamento (nota 3119/14) alle tabelle di atipicità si descrive la soluzione da adottare per salvaguardare la continuità e l’esperienza per quelle classi di concorso non indicate in tabella ma che nel pregresso ordinamento erano assegnate a determinati insegnamenti:
“Qualora in alcuni istituti o sperimentazioni siano presenti titolari di classi di concorso non prospettate dal Sistema informativo come classi atipiche, i Dirigenti scolastici, al fine di evitare la creazione di posizioni di soprannumero, segnaleranno la particolare situazione ai referenti provinciali in materia di organici, che provvederanno alla rettifica manuale al Sistema informativo, anche operando sulla quota riservata all’autonomia.”
Si avete ragione, però…
Mario Colombo, insieme al dirigente del suo istituto, ha iniziato un’autentica rivendicazione della necessità di inserire una clausola specifica per l’atipicità dell’A49 al fine di non interrompere un percorso di eccellenza nel campo della didattica della fisica (sia laboratoriale che teorica) che il nostro aveva avviato presso l’istituto di appartenenza.
Dai passati ministri del Miur, ai dirigenti, ai responsabili degli uffici scolastici (regionali e provinciali), raccolgono lettere, missive che confermavano l’errore, ma senza mai una revisione dello stesso.
Colombo ricorda come nel 2010, insieme al suo preside, sollecitarono l’USR (Ufficio Scolastico Regionale) del Veneto, affinché si provvedesse ad inserire nelle tabelle delle nuove classi di concorso, l’insegnamento della fisica degli istituti “Chimica, materiali e biotecnologie”, questo riconoscimento analogo a quello adottato negli Istituti agrari: l’asterisco con l’indicazione “ad esaurimento” per la 49/A, anch’essa classe di concorso preesistente alla riforma nei Tecnici Agrari.
Solo per citare, un evento quanto mai emblematico, la risposta di Francesco Profumo, allora Ministro dell’istruzione che, alla luce della lettera del prof. Colombo. invitava i dirigenti appositi a mettere mano “alla riduzione del numero delle classi di concorso in quanto di grande importanza, non solo per i concorsi, ma anche per gli organici.
La stessa, Lucrezia Stellacci, allora capo Dipartimento Istruzione del Miur, assicurava nel lontano 2012 al prof. Colombo, per conto del Ministro (leggi Profumo), che il lavoro di accorpamento delle classi si era concluso e che per tutti i docenti appartenenti alle classi A38 e A 49 la situazione si sarebbe risolta nella confluenza in un’unica classe di concorso.
Il futuro di un docente racchiuso in un codice
Non è semplice seguire il labirinto ministeriale; continuiamo il contorto percorso attraverso l’animata conversazione con il prof. Colombo che ci illustra come da quest’anno la sua situazione, circa la possibilità di insegnare fisica, sia sempre più nebulosa.
La situazione critica per me inizia con l’anno scolastico 2016/17 perché è stato imposto dall’USP (Ufficio Scolastico Provinciale) un docente della A038 (non richiesto) che copre altre 17 ore di fisica. Già nell’anno scolastico 2012/13 era stato imposto un primo docente della A038.
Da quel momento diversi docenti della A049 si sono trovati ridotte fino ad annullarsi le ore di fisica. Per quanto mi riguarda, sono stato l’ultimo ad avere una qualche tutela dai miei presidi succedutisi, in virtù del notevole lavoro svolto da anni presso la mia scuola. Su 42 ore complessive di fisica 35 sono state assegnate ai due docenti della A038, a me restano le 7 ore che il preside è riuscito a salvare dalle assegnazioni dell’USP. Notare che io possiedo un punteggio di gran lunga maggiore di quello dei due docenti A038.
Solidarietà della comunità educante e familiare
Sono state scritte decine di mail/appello al mio dirigente scolastico e all’USP, da parte di colleghi, genitori, studenti ed ex studenti. Le assicuro che quelle degli studenti sono state così care da commuovermi più volte. I genitori tramite il loro comitato ed i rappresentanti del Consiglio di istituto hanno scritto un appello (21/6/2016) al Ministro, all’USR, all’USP, al mio dirigente. La solidarietà è arrivata addirittura dalla professoressa Marisa Michelini, presidente dell’International Research Group on Physics Teaching, massimo organismo mondiale che indirizza la didattica della Fisica.
Grazie a lei, durante il dottorato, ho potuto conoscere di persona i massimi esponenti mondiali della didattica della Fisica: Lillian McDermott (University of Washington), David R. Sokoloff (University of Oregon), Reinders Duit (IPN – Leibniz Institute for Science and Mathematics Education at Kiel University), Laurence Viennot (Université Paris-Diderot), e tanti altri.
Anche il magnifico rettore dell’Università di Udine e presidente della Commissione per la riforma degli Istituti Tecnici, prof. Alberto Felice De Toni, che mi conosce da molti anni per le mie diverse attività di docente di fisica, convinto della assurdità del mio trattamento, ha provato a contattare vari funzionari MIUR, l’USR, l’USP, ma senza esito.
Nell’anno scolastico 2016/17, mi verranno assegnate 4 ore di matematica in una classe prima, 8 ore di matematica in due classi seconde e 7 ore di fisica nel triennio (2 in III, 2 in IV, 3 in V).
Insegnamento delle Scienze integrate in Europa
Per esperienza personale, ho tenuto dei corsi di aggiornamento in Spagna (Valencia) e ho avuto modo di constatare che i docenti possono insegnare entrambe le materie: fisica e chimica. Però, posso affermare che in questi paesi c’è una grande movimento di centri universitari che lavorano per le didattiche disciplinari, non confrontabili con il nostro Paese.
Fisica verticale. Apprendimento “on the lab”
Ho scritto la mia tesi di Ph.D (dottorato), individuando un “percorso di Inquiry Learning sull’energia basato sulle nuove tecnologie”.
Il percorso verticale di apprendimento della fisica è ancora in fase di sperimentazione per essere esteso dalla classe prima alla classe quinta. Certo che il provvedimento deciso dall’USP mi impedisce di procedere con questa sperimentazione avendomi tolto l’insegnamento della fisica nel biennio.
In breve si può riassumere nel seguente modo: considero i nodi concettuali più rilevanti cercando di svilupparli in una sequenza coerente ed organica.
Dalla misura passo a considerare le interazioni, l’equilibrio dei corpi e dei fluidi, le interazioni termiche, calore e temperatura, il principio zero e il primo principio della termodinamica, la cinematica, la dinamica, i vari moti, l’energia e gli urti, le onde, la termodinamica, l’elettromagnetismo, la radiazione ionizzante, la fisica nucleare, la radiazione ionizzante, il fotovoltaico, le centrali nucleari, le celle a idrogeno (dalla prima alla quinta classe)
L’elenco, ovviamente, non dice molto su come si collegano i concetti più importanti. Ad esempio introduco dalla seconda classe l’energia in un modo molto particolare, alla Feynman, senza passare dal concetto di lavoro; dalle interazioni termiche spiego il principio di conservazione dell’energia dedicando molto tempo al concetto di calore e ai suoi pericolosi misunderstanding, misconceptions.
Infine, gli argomenti sono presentati seguendo metodologie Inquiry Based Learning (metodologia basata sul concetto di investigazione con lo scopo di stimolare nei discenti, quesiti e strategie per capire fenomeni e risolvere problemi, ndr), strategie PEC (Previsione, Esperimento, Confronto).
Il laboratorio di Fisica è uno dei migliori in Italia per quanto riguarda la fisica di base svolta con la metodologia innovativa Real Time Laboratory, grazie ai finanziamenti ottenuti negli ultimi quindici anni, che si aggirano attorno ai 100.000 euro, provenienti da concorsi vinti. Un gioiello di tecnologia e metodologia didattica.
Come insegnare matematica e fisica non solo ” a chi è portato”
I metodi sono quelli indicati ormai da diversi anni dalla Commissione Europea (Rapporto Rocard, 2007), dalla Nuffield Foundation, ―Science Education in Europe: Critical Reflections” (Osborne e Dillon, 2008): la didattica attiva, Inquiry Based Learning, Problem-Based Learning ((studenti in piccoli gruppi, ciascuno con il proprio ruolo, coordinati da un tutor che propone problematiche realistiche che necessitano una risoluzione, ndr).
Il Model of Educational Reconstruction (Duit, 2005), per esempio, prevede un ristrutturazione delle tradizionali sequenze di argomenti-concetti ponendo attenzione all’apprendimento reale degli studenti, non seguendo i classici manuali.
La nostra scuola è ancora fortemente permeata da un insegnamento accademico di tipo trasmissivo, non si presta la necessaria attenzione all’apprendimento. Ci piacciono le “belle lezioni”, ricche di concetti, rigorose, che solo per noi “addetti ai lavori” risultano ben costruite!
Autonomia apparente
Commedia all’italiana dunque se non fosse che non stiamo sul palcoscenico o negli studi di Cinecittà, ma nella vita vera in cui anni di professionalità e di conoscenza si dis-perdono tra l’incuria burocratica e la congenita discrepanza ” di sistema” tra teorizzazione e messa in pratica.
Si parla e s-parla di autonomia scolastica, di manager scolastici, ma solo chi vive la scuola nella sua quotidianità “alterata” è consapevole di come gli stessi dirigenti scolastici (presidi di un tempo) siano vittime della verticalità istituzionale e non possano disporre del personale nel modo più appropriato e congruo al piano dell’offerta formativa, varato e convalidato da ogni istituto.