Storia del Teatro della Pergola. Se vi sembra poco
Il Teatro della Pergola di Firenze va verso il declassamento, da teatro nazionale a teatro di città e ciò, se avverrà, comporterà oltre la perdita di sussidi statali necessari per una programmazione di qualità, la mortificazione della cultura italiana, trattandosi di un modello, nel mondo, da più di 300 anni
Fu voluto nel 1656 dagli Accademici Immobili, gruppo di nobili dediti alla cultura e alle arti, che ritenevano il Teatro del Cocomero oggi Teatro Niccolini, (anch’esso sotto la mannaia del declassamento), troppo piccolo per le loro attività accademiche.
Ordine di palchi sovrapposti. Innovativo modello architettonico: il Teatro all’Italiana
Il progetto di edificazione del Teatro, nell’area del tiratoio dell’Arte della Lana, fu affidato a Ferdinando Tacca (1619 – 1686 ) – figlio di Pietro, il maggior esponente toscano del barocco – il quale, probabilmente ispirato dal modo di assistere alle opere teatrali allestite nei cortili dei palazzi rinascimentali con gli spettatori affacciati alle finestre (esempio l’Ammannati di Palazzo Pitti), disegnò una sala unica, la platea e ordini di palchi sovrapposti.
Nasceva il cosiddetto Teatro all’italiana, e la Pergola era il più grande nel suo genere peculiare
Ogni palco apparteneva a una famiglia di illustre lignaggio. Ancora adesso si possono vedere gli stemmi lignei sulle porte di alcuni palchi, 2 dei quali sono ancora di proprietà: il numero 1 del primo ordine riservato agli eredi degli Immobili e il numero 25 per il direttore del teatro.
Acustica. Basta un … ferro di cavallo
Tacca studiò attentamente la qualità dell’acustica. Affinché sia la musica dei compositori sia la voce degli attori giungessero agli spettatori nel modo migliore, disegnò la pianta a ferro di cavallo.
Infine, come entrò in uso dal XVII secolo, il sipario, che chiudeva il palcoscenico, si contraddistingueva con un dipinto raffigurante Firenze e il fiume Arno.
La Città del Teatro
Inaugurato nel 1661, il teatro fu chiuso per lutto nel 1663 per la morte del cardinale Giovan Carlo de’ Medici. In riservato alla sola corte, venne aperto al pubblico pagante nel 1718.
Sempre nel XVIII secolo subì un importante ampiamento, con l’edificazione di appartamenti per la denominata Città del Teatro, che ospitava tutti i mestieri riferenti alla macchina teatrale e scenica.
Nella sala grande, su progetto dell’architetto Luca Ristorini – il Saloncino, era aumentato il numero dei palchi e costruito il palco reale.
I prodigi tecnici
Nell’Ottocento Cesare Canovetti progettò e costruì una macchina che sollevava la platea per creare un’unica superficie con il palcoscenico e dare spazio alle grandi feste.
E poiché Canovetti cercava una persona che avesse frequentato l’Accademia delle Belle Arti e s’intendesse di meccanica, fu assento ‘un certo’ Antonio Meucci, il futuro inventore del telefono, che proprio alla Pergola creò il primo sistema di comunicazione che metteva in contatto la graticcia con il palcoscenico, per minore confusone e maggiore sicurezza.
Era il 1833 e il teatro fiorentino diventava un prodigio della tecnica teatrale.
Mentre l’architetto Baccani procedeva con importanti lavori di ammodernamento che comprendeva anche l’Atrio delle Colonne con le sue caratteristiche decorazioni in polvere di marmo.
I talenti della lirica
Nella tradizione del teatro rientrano le rappresentazioni dei grani compositori musicali. Dopo Vivaldi nel Settecento, con la gestione dell’impresario Alessandro Lunari, dal 1823 al 1855, la Pergola divenne uno dei palcoscenici di maggior prestigio della lirica italiana, che stava vivendo il culmine della sua fortuna.
I nomi migliori calpestarono quel palco. Nel 1847, ad esempio, Giuseppe Verdi vi fece debuttare il suo Macbeth e ancora oggi presso il Museo del teatro è conservato lo sgabello dove il maestro riposava durante le prove.
Pro Mazzini
Si racconta, poi, che in quegli stessi anni dietro al teatro agisse, in segreto, un gruppo di rivoluzionari carbonari che mantenevano i rapporti con Genova per sostenere Giuseppe Mazzini.
I talenti della prosa
Nel Novecento la Pergola aprì le porte alla prosa. L’antico sipario dipinto venne sostituito da quello, a noi familiare, in velluto rosso.
Nel 1906 arrivò Eleonora Duse protagonista di Rosmersholm di Ibsen per la regia di Edward Gordon Craig. Per assecondare la sua necessità di concentrazione venne costruito, appositamente per lei, un camerino accanto al palcoscenico: il famoso Primo Camerino che ancora oggi accoglie le prime e i primi attrici e attori.
Monumento nazionale
Nel 1925 la Pergola è stato dichiarato dalla Stato italiano monumento nazionale ed è lo Stato a possederne la proprietà dal 1942, annesso all’allora neonato Ente Teatrale Italiano.
Oggi
L’ipotesi di declassamento nasce dalla votazione che ricevono le programmazioni teatrali dalla Commissione Teatri del Ministero della Cultura. La specifica per la Pergola ha già provocato le dimissioni di tre componenti della stessa Commissione.
Stefano Massini, drammaturgo pluripremiato e direttore artistico della Pergola dal 2025 ha spiegato: “L’anno scorso la commissione valuta che la programmazione della Pergola debba avere come punteggio di qualità 29. Per essere declassati quel punteggio deve andare sotto il 9. Vorrebbe dire che in un anno la stessa commissione decide che, improvvisamente, ci devono essere 20 punti in meno. Cosa è successo in questo anno?”.
Già, cosa è successo in pochi mesi?
Immagine: Firenze, la sala grande del teatro della Pergola negli anni Settanta del Novecento – photo by wikipedia.org