Le biocostruzioni del Mar Mediterraneo
Anche il mare di Roma ha la sua barriera. Si trova ad Ostia e si estende per quasi 5 ettari, dal Porto al Canale dei Pescatori, ed è considerata la più ampia del Mar Mediterraneo.
Conosciuta già dai subacquei è stata resa nota al grande pubblico nel 2019, dopo la descrizione scientifica dello studio pubblicata su Marine Environmental Research.
Non è colorata come le famose barriere dell’Atlantico, ma è ugualmente importante dal punto di ecologico per la sua capacità di ospitare le specie che vivono soltanto in questo habitat: una fauna variegata che rende la biocostruzione del litorale romano, come ogni barriera marina, uno scrigno di biodiversità.
È stata edificata dal Polichete Sabellaria alveolata, un piccolo verme marino lungo pochi centimetri, ha spiegato il biologo marino Andrea Bonifazi, ma che riesce a cementificare la sabbia con strutture estese per centinaia di metri, capaci anche di contrastare il fenomeno dell’erosione.
Anno fortunato il 2019: pochi mesi prima della pubblicazione su Ostia ne era stata scoperta un’altra di queste biocostruzioni a 40 e i 55 metri di profondità al largo di Monopoli, a circa due chilometri dalla costa (scovata da un team di biologi delle Università del Salento e Tor Vergata con a capo Giuseppe Corriero dell’Ateneo di Bari) simile a quelle equatoriali.
Ad oggi le due sembrano essere le uniche del Mar Mediterraneo. Un’ un’altra unicità per il patrimonio naturale italiano, non meno famoso e prezioso di quello artistico.