Senti chi parla. È papà
Il congedo parentale è il diritto per le neo mamme e per i neo papà di astenersi dal lavoro per un periodo complessivo di 10 mesi nei primi dodici anni di vita del bambino. Un diritto che nasce dall’esigenza di garantire al bambino, nei suoi primi anni di vita, l’attenzione e l’affetto che necessita.
Il congedo è legge ormai da molti anni, ma a richiederlo sono soprattutto le mamme, come prolungamento del congedo obbligatorio e solo il 14% dei papà.
La legge cerca di incoraggiare il congedo paterno: infatti, se il papà ricorre al permesso per almeno 3 mesi, il periodo complessivo di congedi per i genitori passa da 10 a 11 mesi, dando al padre la facoltà di astenersi per 7 mesi.
Se la legge agevola la scelta paterna, gli ambienti lavorativi sembrerebbe di no. Contrastare un’abitudine socialmente e culturalmente consolidata che vuole la mamma maggiormente coinvolta nella cura dei figli, non è facile e, spesso, tali consuetudini fanno desistere quei neo padri che ben volentieri vorrebbero dedicare ai figli del tempo fatto non solo di qualità ma anche di quantità.
Esattamente come ha deciso di fare, nonostante i suoi impegni professionali, il medico Lino Di Rienzo Businco (nella foto a sinistra), specialista in otorinolaringoiatria all’ospedale Santo Spirito di Roma, che non ha esitato a usufruire dell’opportunità offerta dalla legge, per stare accanto ad Adelaide, la figlia neonata.
All’Ansa ha spiegato così la sua scelta: “Essere medico mi ha aiutato a comprendere la necessità dei soggetti fragili e, fra questi bambini e neonati. I bambini sono del tutto dipendenti dall’amore per quella condizione unica che è il completo affidamento ai genitori. Diventare padre mi ha messo nella condizione di fare i conti con l’esperienza della dipendenza, com’è quella di un malato nei confronti del medico. Di fronte ad un neonato bisognoso di tutto e completamente dipendente per vivere, di fronte a mia figlia, ho scelto senza alcuna incertezza di usufruire del congedo parentale, per mettere in pratica quello in cui credo fermamente”.
Ci tiene a rilevare Lino Di Rienzo Businco, di non essere un “mammo”, né di voler sostituire il ruolo materno, al contrario si tratta di una genitorialità consapevole da parte di entrambi perché entrambi, la mamma e il papà insieme, devono creare “lo spazio e il clima sufficiente per la crescita integrale e armonica del figlio”.
“L’equilibrio del bambino” continua Businco “ è molto instabile, continuamente condizionato da bisogni di tipo psico-fisico, chimico e biologico. La necessità del cibo è la prima cosa, ma l’urgenza di essere amato lo è ancora di più. Solo quanto si è amati si può crescere e se l’amore ricevuto non raggiunge un livello minimo, non si può sopravvivere, indipendentemente dal cibo”. Ecco perché è fondamentale la presenza costante di entrambi i genitori.
Nel chiedere il congedo parentale, il dottor Businco non ha trovato ostacoli professionali. Racconta che i suoi colleghi hanno apprezzato la sua scelta, ma ne sono rimasti sorpresi.
Per questo gli farebbe piacere se la sua decisione potesse sollecitare “una riflessione e rappresentare una sorta di contagio positivo”. Senza dimenticare che “mettersi in ascolto e a completa disposizione di un neonato rappresenta certamente un aiuto verso il bimbo ma, anche e soprattutto, verso noi stessi”.
Professionalmente ci si ferma, ma per vivere un’esperienza importante, che una volta vissuta, consentirà di ripartire migliorati “con una nuova ricchezza personale”.