Respirare grazie all’energia solare
Secondo l’Unicef negli ultimi 25 anni, sono stati compiuti grandi progressi nei confronti della mortalità infantile.
In questo lasso di tempo, c’informa il rapporto Unicef 2016, la mortalità infantile fra bambini al di sotto dei 5 anni – causata da malattie prevenibili – è diminuita di circa il 50%, passando dai circa 12 milioni ai 6,9 milioni nel 2011, dimezzato a sua volta a 2,5 milioni negli ultimi cinque anni.
Importanti risultati sono stati ottenuti soprattutto negli ultimi 6 anni. Molto si deve ai programmi di vaccinazione adottati, che tra il 2000 e il 2014 hanno ridotto i decessi infantili causati dal morbillo di quasi l’80%, salvando circa 1,7 milioni di vite.
Dal 1990 al 2015 si è dimezzata anche la mortalità materna, –43%, mentre il numero delle persone che vivono in estrema povertà si è ridotto di quasi la metà.
Le malattie prevenibili sono la polmonite, diarrea, malaria, sepsi, pertosse, tetano, meningite, morbillo e AIDS.
L a polmonite continua a essere una delle principali cause di morte nei bambini di età inferiore ai 5 anni, con una concentrazione del 99% di decessi nei paesi poveri o in via di sviluppo, che si configurano nell’Asia meridionale e, soprattutto, nell’Africa sub-sahariana. Quest’ultima parte del mondo rimane la parte più fragile del pianeta, dove si prevede che da oggi al 2030 si concentrerà la metà dei decessi infantili, pari a 69 milioni di bambini da 0 ai 5 anni, per infermità superate nella parte benestante del mondo.
Quest’ alta percentuale, afferma l’Unicef, è la prova dello stretto legame che esiste tra la mortalità infantile da polmonite e la povertà. Questa malattia è causata da agenti infettivi, quali virus, batteri e funghi, che si trasmette per via aerea, contagia facilmente gli organismi con un sistema immunitario depresso a causa dalla denutrizione, malnutrizione o malattie preesistenti come l’HIV-AIDS o il morbillo.
Per combattere la polmonite, oltre agli antibiotici è molto utile l’ossigenoterapia, che risolve la scarsità del passaggio dell ossigeno nel sangue a causa dai polmoni infiammati. I dispositivi che permettono questa terapia, chiamati concentratori di ossigeno, possono essere usati anche nelle proprie abitazioni, ma funzionano con l’elettricità.
L’ossigenoterapia a energia solare
In Africa, gli impianti elettrici, quando ci sono, sono precari e non in grado di assicurare una erogazione continua. Negli ospedali, frequenti interruzioni della corrente elettriche compromettono il lavoro del personale sanitario e mettono a repentaglio la vita dei pazienti.
Alla luce di queste condizioni assume particolare importanza la realizzazione di un concentratore di ossigeno a energia solare, realizzato da Michael Hawkes (foto a lato), ricercatore pediatrico, e dai suoi colleghi dell’Università di Alberta in Canada. Una pratica che equivale in tutto e per tutto ai concentratori a cilindri, anch’essi carenti in Africa.
Il sistema messo a punto da Hawkes, finanziato dal Governo canadese, è costituito da pannelli solari fotovoltaici a 25 x 80 W (che giornalmente producono 7,5 kWh), da batterie a 8 x 220 Ah e da un concentratore di ossigeno a 300 W. Il funzionamento è semplice: i pannelli solari, sistemati sul tetto, forniscono al concentratore energia con continuità; concentratore che, al tempo stesso, assorbe l’ossigeno dall’aria. Quando il sole tramonta, le batterie caricate grazie ai pannelli solari, mantengono il concentratore attivo per tutta la notte.
Il concentratore a energia solare è stato impiegato in fase sperimentale negli ospedali delle comunità di Kambuga e Jinja, curando, efficacemente, 28 bambini malati di polmonite. Anche se il programma sperimentale si è concluso nel 2015, visto il successo tecnico e terapeutico ottenuto , gli ospedali continuano ad usarlo.
Michael Hawkes e la sua squadra, con il supporto della Clinton Health Access Initiative, si stanno adoperando per espandere l’uso del concentratore di ossigeno solare negli 80 ospedali dell’Uganda.
Lo stesso Michael Hawkes afferma che il concentratore a energia solare, impiegando risorse naturali, permette di curare i bambini malati di polmonite anche nei luoghi più remoti. “Se riusciremo a espandere il nostro sistema” aggiunge “immaginate quanti bambini avranno accesso all’ ossigeno terapia salva-vita ?! Non c’è niente di più gratificante di fare ricerche per colmare le mancanze cliniche prodotte dalla povertà e salvare vite umane”.