Regeni. Basta commemorazioni. Ora azioni

Una foto tratta dal profilo Facebook di Irene Regeni, mostra i genitori e la sorella di Giulio Regeni. +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++

Claudio, Irene e Paola Regeni

Basta commemorazioni. Ora azioni” così parla Paola Regeni, durante l’audizione presso la Commissione dei Diritti al Parlamento Europeo, alla quale ha partecipato con il marito Paolo il 15 giugno 2016.
L’invito da parte del Parlamento Europeo risale al 15 aprile 2016, quando nonostante i depistaggi dell’Egitto, ancora si sperava che la pressione italiana e straniera potesse portare alla luce la verità sulla morte di Giulio Regeni, il cui corpo senza vita, ricordiamo, fu ritrovato con evidenti segni di tortura, il 3 febbraio 2016 al Cairo.

Da allora non sole le indagini procedono a rilento, certamente per colpa dell’Egitto, ma sembra affievolirsi l’iniziale disponibilità di collaborazione da parte dei vari soggetti internazionali in causa, come i professori dell’Università di Cambridge presso la quale Giulio stava portando avanti le sue ricerche di dottorato sui sindacati degli ambulanti egiziani, che lo avevano portato a risiedere al Cairo.  Sia la professoressa Maha Abderrahman, tudor universitario di Regeni, sia altri 3 suoi colleghi, si sono rifiutati di rispondere alle autorità giudiziarie italiane, le quali, tramite rogatoria internazionale avevano chiesto e ottenuto di ascoltarli, ritenendo la loro testimonianza utile alle indagini. Seguendo il consiglio dei legali dell’università, gli accademici inglesi si sono trincerati nel silenzio, riservandosi di inviare “relazioni finalizzate a descrivere la tipologia delle comunicazioni con il ricercatore universitario”.
La reticenza dell’Università di Cambridge, sembra essere la reazione alle chiamate in correo sulla morte di Regeni, sollevate anche da universitari italiani per la mancanza dell’ adeguata tutela di sicurezza che l’ateneo britannico avrebbe dovuto garantire a Giulio Regeni,  sottoponendoli a eventuali richieste di risarcimento danni, oltre a compromettere il suo prestigio internazionale.

 

Bisogna fare di più. L’Europa deve fare delle scelte.

La mamma di Giulio Regeni, Claudia, quando prende la parola ringrazia la Procura di Roma per l’incessante attività d’indagine alla ricerca della verità, ma rileva come le redini dell’inchiesta siano, inevitabilmente, nelle mani della Procura egiziana, ferma alla falsa tesi della banda dei 5, capace di produrre solo “carta straccia e false testimonianze. “ Bisogna fare di più, bisogna fare un salto. L’Italia sicuramente.  Ma l’Europa deve fare delle scelte” incalza la signora Regeni “perché quanto è successo a Giulio, potrebbe accadere a chiunque”.

Per questo Paolo Regeni chiede “che gli stati membri richiamino i propri ambasciatori, dichiarino l’Egitto un Paese non sicuro, sospendano gli accordi

Ahmed Abdallah, consulente dei legali della famiglia Regeni, arrestato al Cairo

Ahmed Abdallah, consulente dei legali della famiglia Regeni, arrestato al Cairo

sull’invio di armi, di interforze per lo spionaggio o la repressione interna, sospendano gli accordi economici, facciano un monitoraggio dei processi contro attivisti, militanti avvocati e giornalisti che si battono per la libertà in Egitto e offrano protezione e collaborazione, anche con l’offerta di visti, a chi può offrire notizie alla procura di Roma”.

Rivolgendosi all’Italia, nello specifico i genitori di Giulio Regeni confermano la richiesta al governo italiano di mantenere il richiamo del nostro ambasciatore: “Cantini resti a casa. Ma l’importante è spiegare all’opinione pubblica il perché e cosa sta accadendo in Egitto”.

Cosa sta accadendo in Egitto

In Egitto, il consulente della famiglia di Giulio Regeni al Cairo, Ahmed Abdallah, arrestato il 25 aprile 2016 con l’accusa di attività sovversiva e partecipazione a una manifestazione non autorizzata, resta in carcere. Dal momento dell’arresto il tribunale gli rinnova il fermo cautelare ogni 15 giorni.
Stessa sorte per Malek Adly  avvocato e difensore dei diritti umani e per il giornalista Amr Badr.

Dal momento degli arresti Paolo e Claudia Regeni chiedono ai diplomatici, alle ong e ai media di seguire da vicino i procedimenti per «impedire il prorogarsi dell’ennesima detenzione arbitraria da parte del potere egiziano».

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