Albenga tra torri, archeologia, storia, stelle e magia

Scopriamo Albenga, una città con torri medievali, cambiata nei secoli sia dal lato urbanistico che come storia e che la poneva esistente fin dall’epoca romana. Il suo porto infatti era un approdo importante perché situato al centro del mar Ligure di ponente. Successivamente il cambio dell’alveo del fiume Centa, la cui portata è simile a quella dell’Arno, ha fatto sì che la città retrocedesse verso la pianura di circa un chilometro.

Le alluvioni del 2001 e 2002 produssero lungo il vecchio tracciato del fiume smottamenti e furono trovate 5 tombe, una parte dell’acquedotto romano e alcuni recinti funerari. Fu scoperta così una tecnica costruttiva eccezionale, una palizzata di legno che reggeva la costruzione delle terme. Sulla parte collinare furono ritrovati resti di un anfiteatro romanico, di una basilica dell’anno 1000 e di un monastero.

L’oggetto più pregiato dal lato archeologico è un piatto di vetro blu (divenuto simbolo di Albenga). La composizione di questo piatto, unitamente ad un corredo funerario di altri 44 pezzi in vetro, è risultato essere composto di sabbia egizia con al centro incise figure protette dal quarzo. Ciò significa che in queste zone abitavano persone facoltose in grado di acquistare oggetti di un certo valore. Ritornando alla pianta della città, essa risulta essere a forma ottagonale con vie tracciate parallele ed a incastro attraversate dal vialone Julia Augusta che mette in congiunzione la pianura padana alla Francia.

Quando antiche sono le radici di un luogo l’esperienza umana viene applicata in retrospettiva e nascono così i misteri che di solito sono legati alla stregoneria ma che poi i fatti storici scoperti ne comprovano l’esistenza. Il tema è il mistero stesso. Si potrebbe affermare che nessuno deve credere a ciò ma le prove dicono il contrario.

‘Le cose’ ritrovate fanno parte della storia, e superstizione e magia pur risalenti ai popoli primitivi creano un connubio basato su avvenimenti imprescindibili dalla vita. Il rapporto tra cultura religiosa e paganesimo si mischia con i valori dati dagli uomini in sudditanza con le forze dell’occulto e della magia. Albenga è quindi vissuta tra eresie, scienza e magia perché forze ribelli, ossessionate da riti con componente eretica, hanno o avevano avuto una sua predominanza negativa sulla natura stessa dell’uomo.

Nello scoprire i corpi ritrovati emerge infatti la posizione degli stessi ove si evidenziano le condanne dell’inquisito mediante legature e posizioni prone del corpo. Il popolo contadino, vivendo in povertà era soggetto a malattie quali lo scorbuto, la deficienza della massa ossea e l’anemia cronica che portavano a pensare che chi ne era affetto fosse persona malefica.

Ci sono leggende che però vengono riportate da documenti che comprovano la presenza di forze negative.  La parola genovese “mego” (medico) suggerisce un rapporto diretto tra la magia e la medicina tradizionale! Dal ritrovamento del corpo di una bambina giudicata strega perché malata, Albenga ha ottenuto un “eco” in Italia e sul sito è nato il detto città delle streghe. Dal 1440 al 1513 le patologie sopra descritte portavano a giudicare l’essere che ne era colpito come uno posseduto dal demonio e veniva sepolto con la faccia all’in giù. Un altro corpo fu trovato bruciato, coperto di pietre e legato ai polsi e alle caviglie. Il suo cranio aveva l’osso del collo spezzato, era un uomo sui 35 anni, alto 175 cm. Perfettamente in salute, ma colpevole senz’altro di un comportamento in vita meritevole di pene corporali.  Il ritrovamento di queste strane sepolture ha portato a fare tanti convegni e sono stati trattati persino oltre oceano, ma hanno continuato a lasciare molte porte aperte e discussioni sull’argomento.

La Liguria ha un certo bagaglio di proverbi ove si mischiano la fiducia, la rassegnazione. L’ottimismo nelle forze personali, la speranza di sopravvivere grazie alla fatica, al lavoro e alla convinzione nei propri comportamenti. Così tra le stelle, l’al di là, le scoperte e i misteri Albenga si apre al detto: “Chi non ha niente da fare non venga qua!”

A noi piace invece invitare tutti a visitarla, e vogliamo chiudere questa nostra sollecitazione con la frase stampata sulla maglietta di uno studente in archeologia di Montreal: “Non ci sono problemi, ci sono ipotesi. Non c’è spazzatura, ci sono dati. Non c’è sporcizia, c’è passione. Non ci sono misteri, c’è l’archeologia!

 

Fotografie: dall’alto – Albenga, le torri medievali, il piatto di vetro simbolo della città, il ritrovamento della ‘strega bambina’, piazza della città durante la festa dei fiori 

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