La questione migratoria è il collegamento più visibile tra Londra e Budapest nella misura in cui le ragioni più o meno fondate, più o meno strumentalizzate, che sono andate alimentando la paura della “invasione”, hanno costituito la molla che ha messo in moto l’uno e l’altro referendum. L’Unione europea può cambiare rotta.
Risultato del questionario on line promosso dalla Camera dei Deputati al quale hanno risposto il numero record di 10mila persone delle quali l’83,2% chiede che la cittadinanza europea sia rafforzata perché l’Unione è foriera di vantaggi più che di svantaggi.
Il primo rapporto “EUROBAROMETRO 2016” ci mostra come l’immigrazione e il terrorismo siano le preoccupazioni principali degli europei, mentre a livello nazionale, emerge la disoccupazione. Un ‘indagine che da 40 misura “le temperature” dell’opinione pubblica europea.
Il referendum Brexit ha espresso la volontà popolare (di una parte) ma data la sua natura consultiva potrebbe avere un risvolto diverso in Parlamento. I grandi assenti, sono i giovani della cosiddetta generazione Erasmus.
Il risultato della Brexit rimette in discussione il meccanismo della democrazia diretta troppo spesso collegata alla costruzione del consenso. Siamo sicuri che rappresenti l’essenza della democraticità? Proviamo a ri-partire dal sogno e dal coraggio.
La Gran Bretagna abbandona l’Unione Europea per meno di 1 milione e mezzo di persone. 17.410.742 di elettori hanno deciso per il leave (lasciare Eu), contro il remain (rimanere) di 16.141.241. Molto alta l’affluenza al voto, 72,2%, nonostante i disagi per motivi climatici che hanno impedito ad alcuni di votare, nonostante la loro volontà. Per solo 1.269.501 milione l’Unione Europea rischia la disgregazione per il fenomeno “PALLA DI NEVE”.
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