Anche le statue respirano. Le ragazze scomparse nel 2014
Ogni volto scolpito dall’artista francese Prune Nourry rappresenta una delle 108 mai ritrovate appartenenti al gruppo delle 276 ragazze rapite da Boko Haram nel 2014. Le sculture formano l’esposizione Statues Also Breathe nella galleria d’arte contemporanea Art Twenty One a Lagos.
Il gruppo di ragazze cristiane di età tra i 16 e i 18 anni venne rapito dal gruppo terroristico e fondamentalista islamico Boko Haram dalla scuola secondaria femminile di Chibok (Nigeria di levante) nella notte tra il 14 e il 15 aprile 2014. Se la popolazione nigeriana è per la maggior parte musulmana ma Chibok è una città evangelizzata negli anni Quaranta del Novecento da missionari provenienti dagli Stati Uniti e la scuola, che è anche un convitto è frequentata indifferentemente da ragazze cristiane e islamiche, che insieme seguono le lezioni.
Delle ragazze rapite, 103 sono state liberati tra il 2016 e 2018 grazie ai negoziati che il Governo nigeriano ha condotto con il gruppo terroristico; alcune sono ritornate dalle loro famiglie con i figli avuti dai rapitori.
Ma di oltre cento non si hanno avuto più notizie e risultano introvabili. Il consigliere della Sicurezza nazionale nigeriana, Babagana Monguno, ha recentemente dichiarato che i militari continuano a cercare e che comunque si tratta di un “processo d’intelligence sensibile”. Parole che fanno pensare che i negoziati fra le 2 parti continuano.
Molti lettori ricorderanno il rapimento e il lancio su Twitter della campagna #BringBackOurGirls (Ridatici le nostre ragazze) per iniziativa di un avvocato nigeriano con l’intenzione di spronare il Governo affinché facesse tutto il possibile per liberare le studentesse. Il messaggio venne raccolto dall’Occidente e non tardò a impegnare nella causa personaggi di primo piano come Michelle Obama, al tempo first lady americana, che si fece fotografare alla Casa Bianca con in mano un foglio bianco su cui era riportato il tweet.
L’artista multidisciplinare Prune Nourry, ha scolpito i volti delle ragazze introvabili ricavandone le fattezze dalle fotografie e ispirandosi alla celebre Testa di bronzo di Ife. Le sculture sono in argilla e realizzate con la collaborazione dei ceramisti degli studenti universitari che hanno partecipato al seminario specifico presso il campus della Obafemi Awolowo University. nel sud-ovest della Nigeria.
“Le persone che vedranno la mostra capiranno com’è importante ricordare quello che è successo e ricordare è importante per l’educazione delle ragazze. La scultura può personificare qualcuno e catturare l’essenza della sua vita” ha dichiarato Prune Nourry.
Bisogna ancora gridare #BringBackOurGirls.
Immagine: Lagos, galleria Art Twenty One esposizione ‘Statues Also Breathe’ progetto dell’artista francese Prune Nourry. La fotografia è tratta da Facebook