Marcia della pace nella giornata contro la pena di morte
La nonviolenza è apertura all’esistenza, alla libertà, allo sviluppo di ogni essere.
Aldo Capitini
60 anni di Marcia per la pace Perugia – Assisi.
Il 24 settembre del 1961 migliaia di persone risposero all’appello del filosofo perugino Aldo Capitini (1899-1968), uno dei maggiori interpreti italiani del pensiero non violento gandhiano, a partecipare alla Marcia per la Pace, Perugia – Assisi.
Migliaia di persone da allora, generazione dopo generazione, si ritrovano ogni autunno in Umbria per percorrere i 25 chilometri della Marcia che quest’anno si svolge il 10 ottobre 2021, per esprimere, come da tradizione, le preoccupazioni ma anche le iniziative e gli atti di solidarietà che la società civile compie per lenire le principali crisi a livello nazionale e internazionale. Come il caso di Patrick Zaki, seguito costantemente anche da Amnesty International che durante il percorso – è previsto – farà volare l’aquilone con impressa l’ormai famosa immagine – disegnata da Gianluca Costantini – dello studente egiziano dell’Università di Bologna, detenuto da quasi 2 anni e oggi sotto processo in Egitto.
La Marcia della Pace 2021 coincide con la Giornata mondiale contro la pena di morte, che cade ogni 10 ottobre
Ancora Amnesty International nel suo rapporto pubblicato ad aprile 2021, ci informa di 18 Stati che nel 2020 hanno eseguito le condanne a morte.
Pur essendo confermata la tendenza generale verso la diminuzione dell’utilizzo della pena capitale, l’Organizzazione umanitaria ha registrato come “alcuni paesi abbiano eguagliato se non addirittura aumentato il numero delle esecuzioni”.
Tra gli stati che hanno messo a morte il maggior numero di persone, figurano l’Egitto, che ha triplicato le esecuzioni rispetto al 2019, e la Cina che in almeno un caso ha applicato la pena di morte per reati concernenti le misure di prevenzione della pandemia.
Negli Usa, l’amministrazione Trump ha ripristinato le esecuzioni federali dopo 17 anni, mettendo a morte 10 condannati in meno di sei mesi. India, Oman, Qatar e Taiwan hanno a loro volta eseguito condanne a morte.
Inoltre “le limitazioni introdotte a causa della pandemia da Covid-19 hanno avuto gravi conseguenze sull’accesso all’assistenza legale e per il diritto a un processo equo in vari paesi, tra cui gli Usa, dove gli avvocati difensori hanno dichiarato di non aver potuto svolgere attività di indagine cruciali o incontrare i loro clienti di persona”.
“La pena di morte è una punizione abominevole e portare a termine esecuzioni nel mezzo di una pandemia ne ha ulteriormente evidenziato la crudeltà. Contrastare la pena di morte è già difficile quando le cose vanno bene, ma la pandemia ha fatto sì che molti prigionieri nei bracci della morte non abbiano potuto incontrare di persona i loro legali e che molti che hanno cercato di fornire aiuto si sono dovuti esporre a gravi, e del tutto evitabili, rischi per la loro salute. L’uso della pena di morte in circostanze del genere è un attacco particolarmente grave ai diritti umani” ha commentato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
Immagini: 1) Fotografia d’epoca della Marcia per la Pace, Perugia-Assisi, organizzata dal filosofo Aldo Capitini nel 1961 (la prima, il 24 settembre); 2) dimostrazione contro la pena di morte negli Usa