Il laboratorio che trasforma le nuvole in acqua potabile

Laboratorio della pace, sembra un auspicio invece è una realtà da 4 anni: la prima officina mondiale che pone al centro del suo interesse soluzioni per la pace, come obiettivo da raggiungere attraverso la soluzione dei problemi socio-economici del mondo.

Promosso dalla Segib (Secretería General Iberoamericana), l’organismo formato da 22 Paesi di lingua spagnola e portoghese, il Laboratorio de Innovación Ciudadana, tramite chiamata pubblica ogni anno raccoglie progetti tecnologici e innovatori per problemi concreti: soluzioni in grado di risolvere le difficoltà delle comunità ma che abbiano il potenziale per essere replicati in altre città.  Nella seconda fase la chiamata pubblica è rivolta ai volontari, ossia alle persone che vogliono lavorare nella realizzazione dei progetti e sperimentarli.

Tra tutti i progetti e proposte d’innovazioni raccolti, ogni anno ne sono selezionati 10, che vengono realizzati  nel corso della manifestazione del consueto incontro annuale, che nell’edizione 2018 si è svolto a febbraio nella città colombiana di Pasto nella Regione di Nariño, al confine con l’Ecuador, una scelta non casuale. Infatti, mentre la Colombia raccoglie i primi frutti della pace raggiunta con le Farc, registrando il minor numero di omicidi degli ultimi 40 anni, Nariño continua a essere teatro di uccisioni e sparizioni.

Per dirla con le parole del suo Governatore, Camilo Romero, “a Nariño la pace raggiunta dal resto del Paese è assente”. Tranne quando è stata raggiunta dai 100 volontari selezionati, provenienti da tutto il mondo: persone che mettono a disposizione tempo e denaro (le spese di viaggio sono a carico personale) pur di contribuire, sia con le proprie abilità sia formando team interdisciplinari, alla realizzazione di progetti in grado di superare le grandi crisi che attanagliano le comunità più a rischio del pianeta.

D’altronde di progetti e soluzioni straordinarie per sostenibilità, nel corso dei Laboratori se ne scoprono tanti. Tra quelli realizzati nell’edizione 2018, denominata LABICxLaPaz, colpiscono il progetto delle protesi mediche create dalle stampanti 3D e quello che riesce a convertire le nuvole in acqua potabile.

Le protesi realizzate con la stampa 3D. 15 euro contro 300

Nei conflitti armati sono tante le vittime sottoposte ad amputazioni degli arti. Nelle zone più povere del mondo spesso le persone colpite non hanno le risorse per ricorrere alle protesi e perdono la loro autonomia fisica per sempre.  Come fare? Creare protesi con la stampante 3D. Due sono stati i progetti selezionati dal LABIC: un prototipo eseguito da uno studente di un centro d’innovazione sociale colombiano e l’altro simile, frutto del gruppo Asociación de Autofrabricantes di Madrid. Gli ideatori incontrandosi a Pasto hanno realizzato che unendo entrambi i progetti arrivavano alla soluzione ideale. Così è nato Gekkolab, da geco, la lucertola che auto-rigenera i propri tessuti.  A Pasto hanno sperimentato il progetto congiunto realizzando protesi per una bambina di 8 anni, purtroppo senza un braccio e per un contadino che li persi entrambi a causa di una mina antiuomo. Il costo complessivo per i materiali utilizzati per ogni protesi Gekkolab è stato di circa 15 euro, mentre il costo di una protesi industriale si aggira sui 330.

Bere acqua limpida dalle nuvole

Esistono molte zone nel mondo che nonostante non siano prive di acqua, piovose e umide, gli abitanti non dispongono di acqua potabile: sono costretti a raccogliere l’acqua e a farla bollire per eliminare i batteri.   Da qui l’idea di Germán Mueces, studente d’ingegneria, creatore dello strumento che la stampa spagnola ha definito atrapaniebla, ossia raccogli nebbia.  L’installazione è semplice: 2 tronchi (dello spessore e resistenza dei bambú) sostengono una rete nella quale si condensano le nubi basse grazie alla pendenza del monte. Dalla rete le nubi attraversano una canaletta, costruita artigianalmente con pietra pomice, carbone, cotone, arena e garze in grado di filtrare l’acqua delle nubi e di convogliarla, depurata, nell’apposito deposito. Secondo i calcoli del futuro ingegnere nei giorni propizi lo atrapaniebla può raccogliere e filtrare tra i 10 ai 20 litri.   Per eseguire l’esperimento, Germán Mueces ha messo a disposizione dei volontari la sua casa, la cui produttività. però non è stato possibile collaudare a causa delle condizioni meteorologiche.

Comunque il sistema è stato sperimentato dallo stesso inventore in zone secche, scelto dai selezionatori del LABIC e una squadra formata da persone competenti, ma prima di Pasto sconosciute fra loro, hanno aderito all’idea entusiaste.
L’idea è valida e lo atrapaniebla, come tutti i progetti selezionati e sperimentati nel Laboratorio de la Paz, è replicabile.

Dice Rebeca Grynspan, segretaria generale della Segib: “In questa era della 4° rivoluzione industriale la società avanza più rapidamente delle istituzioni. Il risultato è che nel mondo i talenti e le idee sono meglio distribuite rispetto alle opportunità. Noi non abbiamo risposte ma possiamo  facilitare gli incontri tra i talenti”.   Affinché i talenti e le buone idee si connettano con le opportunità e diventino patrimonio per l’umanità.

 

 

Foto di copertina: Meeting LABICxLaPaz, febbraio 2018 – Pasto (Colombia)

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