The old new Pope. Papa Francesco verso il “red carpet”
Il Papa dice no alle pensioni d’oro, che è “stolto far lavorare gli anziani troppo a lungo” tenendo i giovani in ‘panchina’; le donne a parità di mansioni devono essere retribuite quanto e come i colleghi maschi (la differenza è scandalosa disse già nel 2015) e occorre un “nuovo patto sociale” sul lavoro. È tra le principali notizie odierne, ancora una volta. Perché Papa Francesco, al secolo Jorge Maria Bergoglio, 80 anni, secondo il millesimo 81, non si risparmia. E se la politica appare latitante, confusa, incerta, distante di fronte alla complessità dei nostri giorni, Papa Bergoglio riesce a trovare la forza per concentrare la sua attenzione e tutta la sua energia su tutti i problemi che affliggono l’umanità tutta e il nostro Paese.
Ha espresso la sua idea sul reddito di cittadinanza che disapprova a favore del lavoro, inteso quest’ultimo non solo come mero guadagno ma come forma di dignità. “L’obiettivo non è un reddito per tutti, ma un lavoro per tutti. Un assegno statale mensile che ti faccia portare avanti la famiglia non risolve il problema” ha detto a fine maggio, nel corso della sua visita a Genova.
“Il lavoratore compie il proprio dovere non solo “perché e pagato” ma anche per serietà e dignità e il buon imprenditore sa lavorare “con la sua gente e non ama licenziare”, non pensa di risolvere i problemi della sua azienda licenziando: non si confonde con lo “speculatore”. E la politica?” La politica sbaglia perché, continua Francesco “a volte sembra avvantaggiare” proprio “chi specula e non chi investe”.
I mali del mondo e della Chiesa
Il papa sta affrontando il problema della criminalità organizzata e della corruzione (due facce della stessa medaglia, diceva Giovanni Falcone) e ha creato un gruppo di lavoro in Vaticano per elaborare un decreto che permetta di scomunicare gli imputati di tali reati.
Nella prefazione del libro del cardinale Peter Turkson Corrosione, Papa Francesco ha scritto “Siamo tutti molto esposti alla tentazione della corruzione: anche quando pensiamo di averla sconfitta, essa si può ripresentare. L’ uomo va visto in ogni suo aspetto, non va scisso secondo le sue attività, e così la corruzione va letta, tutta insieme, per tutto l’ uomo, sia nelle sue espressioni di reato sia in quelle politiche, economiche, culturali, spirituali”. E quando Papa Bergoglio scrive tutti, intende veramente tutti. Non risparmia la sua Chiesa verso la quale scrive ““Dobbiamo unirci per combattere questo cancro che sta logorando le nostre vite. La Chiesa non deve avere paura di purificare se stessa ”.
Nei confronti della piaga della pedofilia all’interno del Vaticano ha riconosciuto che la “Chiesa è arrivata troppo tardi”: troppo tardi nell’affrontare la gravità dei casi di pedofilia all’interno del clero, tardi nel riconoscere e assumersi le proprie responsabilità.
Nel corso della Commissione per la tutela dei minori del settembre scorso (nella foto a lato), Francesco ha fatto mea culpa. Ha ammesso di essere stato clemente, all’inizio del suo pontificato, con un sacerdote reo scegliendo la “benevolenza” alla condanna radicale delle dimissioni del reo dallo stato clericale. Dopo 2 anni il sacerdote ha commesso un nuovo abuso .
“È la realtà” ha rimarcato Francesco come “l’antica pratica di spostare la gente ha addormentato un po’ le coscienze” riferendosi alla pratica di trasferire chi si macchiava degli abusi, ignorando ufficialmente l’accaduto e moltiplicando il numero dei reati. E “quando la coscienza arriva tardi anche i mezzi per risolvere i problemi arrivano tardi”. Ha “imparato” dalla delusione personale per questo, ha dichiarato non firmerà mai la grazia per i condannati di pedofilia:
“Anche un solo abuso basta a condannare senza appello questo tipo di colpa” ha detto Francesco perché “l’abuso sessuale è una rovina terribile per tutta l’umanità che colpisce i bambini e giovani adulti vulnerabili in tutti i Paesi e in tutte le società. “L’abuso sessuale è un peccato orribile, opposto e in contraddizione con quanto Cristo e la Chiesa c’insegnano” dichiara Francesco, per questo, ha concluso “sentiamo vergogna”.
Un uomo, il suo mondo e la “sua” idea di Arte
Non trascura niente e nessuno Francesco, che sembra compiere una corsa contro il tempo. E così ha trovato anche il modo per partecipare a un film e a 2 documentari.
Beyond the Sun di Graciela Rodríguez, dopo Cannes è approdato alla rassegna “Alice nella Città” dedicata al cinema per ragazzi e parallela alla Festa del Cinema di Roma, vede per la prima volta un Santo Padre nelle vesti d’attore.
Il film narra la vicenda di bambini di diverse nazionalità, che ricalcando gli apostoli, vanno alla ricerca di Gesù. Papa Francesco appare nella parte centrale e finale del film, per spiegare ai bambini il significato della preghiera. Una partecipazione della dura complessiva di 6 minuti, di cui riportiamo un frame nella foto a sinistra
Per di documentari, in ordine cronologico ci riferiamo anzitutto a Pope Francis – A MAN OF HIS WORD, il nuovo documentario scritto e diretto da Wim Wenders con protagonista Papa Francesco (insieme nella foto a destra) che affronta gli argomenti a lui cari e che richiedono urgente soluzione come l’ecologia, l’immigrazione, il consumismo e la giustizia sociale. Probabilmente il primo documento cinematografico che vede un Pontefice protagonista che si rivolge direttamente agli spettatori.
Segue La mia idea di Arte per la regia di Claudio Rossi Massimi, dove spiega la sua visione dell’arte: Bergoglio accompagna lo spettatore tra i tesori del Vaticano, tracciando una sua galleria d’arte ideale, con le opere nei Musei Vaticani, la Cappella Sistina, Piazza San Pietro e la Basilica Vaticana, fino alla macchina Renault 4 ricevuta in dono dal parroco di Verona, Renzo Zocca.
Nel documentario il Pontefice si sofferma sul concetto di arte e cultura che deve unire e accogliere. “I musei devono ricevere le nuove forme d’arte, devono essere vivi, non polverose raccolte del passato solo per gli ‘eletti e sapienti’. Devono spalancare le loro porte alle persone di tutto il mondo” perché aggiunge “Dio non conosce la nostra attuale cultura dello scarto. Dio non scarta nessuna persona” così l’arte racchiusa nei musei deve essere “strumento di dialogo tra le culture e le regioni, uno strumento di pace”.
Ecco il compito fondamentale dei musei per Papa Francesco, considerate “realtà vitali” capaci di custodire “il passato per raccontarlo agli uomini di oggi, a cominciare dai più umili”.
Autrice sia del documentario La mia Arte e del libro omonimo è la giornalista Tiziana Lupi (insieme nella foto a lato). Il libro è edito dalla Mondadori, mentre il documentario è stato prodotto dai Musei Vaticani e distribuito dalla Draka Distribution e ha ottenuto l’autorizzazione per partecipare all’iter per la corsa ai premi Oscar 2018, per la sezione documentari.
E se il documentario arriverà a Hollywood, vedremo Papa Francesco sul red carpet? Di certo se dovesse ritenerlo utile per il risveglio delle coscienze, sul piano umanistico prima ancora che religioso, il Pontefice non esiterebbe. E fa niente se il luogo si ritenesse poco consono e formalmente inadeguato per un Papa. Francesco vuole riportarci a una dimensione umana e ha fretta, molta fretta. Il mondo va velocemente per il verso sbagliato e il tempo non si ferma.