Per l’Onu il pensiero di Don Milani è la migliore campagna promozionale per lo Sviluppo Sostenibile

Barbiana ’65 – La lezione di Don Milani è il film documentario che propone integralmente i documenti filmati nel dicembre del 1965 dal regista Angelo D’Alessandro, l’unico che ottenne il permesso da Don Milani di riprendere lui e la sua scuola.

Don Lorenzo Milani (1923-1967), sacerdote, in dissidio con la curia di Firenze, nel 1954 fu mandato a Barbiana, una frazione di montagna in provincia di Vicchio nel Mugello. La popolazione, allora, ammontava a 40 persone, che abitavano in poche case sparse nel bosco senza acqua corrente né elettricità. Lo stesso paese era completamente isolato, perché privo d’infrastrutture stradali. C’era solo la parrocchia, che fra l’altro la diocesi di Firenze voleva chiudere per il numero spurio degli abitanti. Invece, raccontò poi don Renzo Rossi, la stessa diocesi “decise di mantenerla unicamente per don Milani”.

Dove la scuola non c’era e neanche si sapeva cosa fosse

Quando don Milani arrivò a Barbiana, aveva 31 anni; vi fu mandato in “esilio ecclesiastico” disse don Rossi “per farlo tacere poiché nel suo apostolato applicava il Vangelo senza alibi e compromessi”. Giovane e con una mente brillante, don Milani non si scoraggiò e decise di occuparsi dell’istruzione e dell’educazione dei bambini e giovani locali, estremamente svantaggiati per ragioni economiche e geografiche. Fondò così la scuola che si rivelò uno dei laboratori pedagogici più interessanti del XX secolo.

A Barbiana la scuola non c’era. Gli allievi di don Milani, racconteranno poi, non sapevano cosa fosse una scuola e tantomeno lo sapevano i loro genitori.  Don Milani, infatti, li andò a cercare i bambini, gli adolescenti, tutti i giovani per i quali studiare avrebbe significato ancora cambiare le loro vite.  Andò casa per casa, li convinse, soprattutto convinse i genitori. Li riunì nelle stanze della canonica: uno spazio angusto ma buono per difendersi dai rigori dell’inverno, poi con la bella stagione le lezioni si tenevano en plein air, sotto il porticato.

La scuola si adattava alle necessità degli allievi, di svariate età e occupati nei lavori agricoli: aperta 365 giorni l’anno e a tempo pieno. Si lavorava tutti insieme, quelli che sapevano di più insegnavano a quelli che sapevano di meno. Un costante lavoro collettivo, partecipativo e inclusivo.  L’obiettivo di don Milani era una scuola in grado di formare una coscienza sociale e civile, da cui la lettura del giornale in classe, l’esperimento della scrittura collettiva, il programma di studio deciso con gli allievi, in nome del motto che aveva dato alla scuola, l’inglese I care, inteso nel suo significato letterale di m’interessa, mi prendo cura e della sua convinzione che “più che sapere, bisogna saper fare”.  Fu un innovatore, si battè contro un sistema scolastico che considerava superato, non adatto alle nuove generazioni e, soprattutto, a chi ne aveva più bisogno.

Il film documentario Barbiana ’65

Il regista Angelo D’Alessandro si recò a Barbiana nel dicembre del 1965. Stava conducendo un’inchiesta sull’obiezione di coscienza (opposta al servizio militare), cui don Lorenzo era favorevole.  Il sacerdote fiorentino finì di accettare che il regista riprendesse la scuola, gli allievi, il loro operato e di spiegare il suo metodo. Il materiale girato da Angelo D’Alessandro, dopo la sua morte, fu ritrovato dal figlio Alessandro,  che decise di recuperarlo. Completandolo con le testimonianze di Adele Corradi (nella foto a lato), l’insegnante che ha lavorato accanto a don Milani, di Beniamino Deidda che continuò a insegnare ai ragazzi di Barbiana dopo la morte di Lorenzo Milani e di don Luigi Ciotti.  Nasce così il film documentario Barbiana ’65 – La lezione di Don Milani di Alessandro D’Alessandro, prodotto dalla Felix Film e presentato al Festival di Venezia 2017, molto apprezzato dal pubblico e dalla critica.

Il tempo ha fatto giustizia. Per l’Onu il pensiero di don Milani è universale: attuale e proiettato al futuro

La Scuola di Barbiana, ai suoi tempi fu invisa, tranne alcune eccezioni, sia al mondo laico sia a quello religioso. Alle critiche, spesso aspre, don Milani risposte con il testo Lettera a una professoressa, redatto con gli stessi ragazzi della scuola, dove oltre a descrivere i principi fondanti della sua pedagogia, si denunciavano il sistema scolastico e il metodo didattico tradizionali, incapaci d’istruire i ragazzi sprovvisti di ogni retroterra culturale e sociale: una scuola, si legge nel testo, che è come “un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.

Ma il tempo ha fatto giustizia. Il pensiero di don Milani ha superato i confini italiani ed è stato riconosciuto come straordinario nella sua organicità. Per questo in occasione della Giornata Mondiale della Giustizia Sociale, il 20 febbraio, col sostegno dell’Onu e del Miur torna nelle sale cinematografiche delle principali città  italiane, il documentario Barbiana ’65. Saranno proiezioni-evento alla presenza di personalità della società civile, della cultura e dello spettacolo che affiancheranno alle proiezioni e ai dibattiti le letture degli scritti di don Milani, con al centro il testo cardine del metodo di Barbiana, Lettera a una professoressa.

Per l’Onu il pensiero di don Milani, racchiuso in Barbiana ’65, rappresenta la campagna di promozione ideale per il raggiungimento dei 17 principali obiettivi dello Sviluppo Sostenibile: abbattimento della povertà, accesso all’istruzione e a un lavoro dignitoso, parità di genere, sostenibilità energetica, urbanistica, ambientale, raggiungimento della pace della giustizia d’istituzioni solide.

Principi fondamentali per migliorare le nostre vite e quella del pianeta.  Principi che don Milani predicava e praticava oltre mezzo secolo fa.

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