La panchina azzurra. Un simbolo condiviso
La corsa del Ricordo si è appena conclusa nel quartiere giuliano dalmata di Roma. Sono le 12.00 di una mattina piovosa e grigia, ma una luce diffusa sembra irradiarsi dal cippo carsico, monumento dei caduti, vittime delle foibe, portato dal Carso a cura dell’Opera Profughi che nel 1961 lo fece erigere vicino alla Casa della Bambina.* Una ventina di anni fa fu poi ristrutturato con la costruzione a tronco di piramide, dove sorge attualmente.
Accanto al monumento, l’inaugurazione della panchina azzurra in ricordo di 3 atleti esuli e di tutti gli sportivi. Lo sport, nella sua accezione più nobile è ponte culturale e sociale tra le popolazioni il cui unico desiderio è quello di vivere in pace.
“Nessuno in Italia ormai non sa che il Giorno del Ricordo appartiene a tutti. Un florilegio nelle scuole di iniziative relative al ricordo delle foibe, sono diffuse in tutta Italia, per seminare la pace che è una responsabilità di tutti” dichiara la presidente del Municipio IX, Titti Di Salvo, che presenzia l’inaugurazione della panchina, insieme alla preside della scuola intitolata a Giuseppe Tosi, insegnante di Pola, torturato e ammazzato nel 1945, e i rappresentanti delle associazioni degli esuli giuliano e dalmati.
Nella panchina azzurra, opera dell’artista Massimiliano Bernardi, compaiono tre sportivi emblematici, ognuno nella propria disciplina sportiva: Nino Benvenuti (campione mondiale dei pesi medi e superwelter di Isola d’Istria), Abdon Pamich (ex marciatore italiano, campione olimpionico ed europeo di Fiume) e Ottavio Missoni (ostacolista, velocista e stilista di Ragusa).
“Quest’anno – ricorda il senatore Barbaro, presente alla cerimonia- ricorrono i 20 anni dell’istituzione della Giornata del ricordo delle vittime delle foibe” e, appellandosi all’importanza dei simboli evidenziata da Titti Di Salvo “prosegue la corsa del ricordo è diventata il simbolo, attraverso cui siamo riusciti a scuotere le coscienze, per celebrare una memoria condivisa”.
Simonetta Lauri, cuore nevralgico delle attività culturali del quartiere Giuliano Dalmata e presidente dell’Associazione Sportiva Giuliana, lancia il ripristino del concorso che si teneva anni fa nelle scuole Il mio quartiere di ieri e di oggi. La bellezza ci salverà. La profonda bellezza della memoria che si fa motore propulsare per la costruzione di percorsi di conoscenza, di solidarietà e di armonia.
E questo tipo di bellezza può (e forse deve) nascere nei banchi di scuola.
Un’ulteriore nota simbolica arriva proprio dal secondo podio della Corsa del ricordo, il vincitore è originario dell’Egitto, ma dagli anni ’60 vive nel quartiere e anche lui si sente “esule” nel senso più pieno del termine. Una linea sottile che arriva fino al poeta Giuseppe Ungaretti, nato ad Alessandria di Egitto e che soggiornò per diversi anni, proprio in una via, limitrofa al quartiere.
* “Casa della Bambina giuliano-dalmata”, è stata un istituto di accoglienza e istruzione delle bambine esuli. I lavori si svolsero fra 1953 e 1955. Complessivamente il collegio ospitava 120 bambine dai 6 ai 12 anni
Immagini: Roma, quartiere Giuliano Dalmata. Photos by abbanews.eu