La modernità di re Carlo celebrata dal MANN di Napoli
Carlo Sebastiano di Borbone (Madrid 1716-1788), duca di Parma e di Piacenza, re di Napoli e di Sicilia, nonché di Spagna e con il diritto di successione sul Granducato di Toscana e con forse qualche altro titolo non pervenuto, amava l’arte e la pittura e fu sovrano illuminato.
Quando divenne re di Napoli e della Sicilia per rimarcare le discontinuità con i suoi predecessori e a indicare una volontà di rinascita per il nuovo regno, rifiutò, per la sua titolatura, di affiancare al nome il numerale. Aggiungiamo che la numerazione si presentava complicata per motivi dinastici e storici, fatto sta che se come re di Spagna fu Carlo III, come re di Napoli e di Sicilia fu Carlo di Borbone e basta. Così firmò ogni suo decreto.
Il riformatore
Appena insediato a Napoli, il sovrano avviò la riforma legislativa, giuridica, economica e commerciale.
Impedì l’introduzione dell’inquisizione. Nel 1741 stipulò un concordato con papa Benedetto XIV che riduceva il numero degli ecclesiastici, ne limitava l’immunità e l’autonomia giurisdizionale, con l’introduzione di un tribunale misto per giudicarne le controversie e introduceva l’obbligo alla tassazione governativa di alcune proprietà del clero.
Fondò scuole per le produzioni di manifatture artistiche come la Real Fabbrica degli Arazzi, della Pietre dure e la famosa e pregevole Rael Fabbrica della Porcellana di Capodimonte. All’interno di Palazzo Reale, creò la Stamperia Reale di Napoli.
Desideroso di fare di Napoli una grande capitale europea, oltre alla costruzione del Teatro dell’Opera San Carlo (il nome deriva dalla data dell’inaugurazione del teatro, il 4 novembre 1737, giorno in cui ricorre l’onomastico del santo omonimo) commissionò l’edificazione della Reggia di Caserta, affidando l’incarico all’architetto Luigi Vanvitelli.
Gli scavi archeologici
Ma, soprattutto, sotto il regno di Carlo, nel 1738, iniziarono gli scavi archeologici che avrebbero poi portato alla luce le antiche città romane di Ercolano (a lato uno foto di oggi) e di Pompei.
Re Carlo si entusiasmò per i ritrovamenti e per far conoscere al mondo la classicità fece realizzare dei calchi dei bronzi rinvenuti durante gli scavi nella villa dei Papiri a Ercolano, e li mando nel mondo, lasciando a Napoli gli originali.
Le matrici furono inviate a Madrid e a Città del Messico, per permettere a tutti di ammirarle e agli esperti di studiarle da vicino.
Quando poi, nel 1759, Carlo divenne re di Spagna e dovette lasciare Napoli, dispose che tutte le proprietà e tesori delle Due Sicilie rimanessero al proprio posto. Una decisione encomiabile, non comune alle casate regnanti dell’epoca.
Se il parere sull’effettiva capacità politica di Carlo divide gli storici, gli si può attribuire, senza timore di smentite, il merito di aver saputo valorizzare e divulgare l’arte, oltre all’aver espresso una moderna concezione della sua tutela e fruizione.
Le mostre “gemelle”
Ed è questo lato del re di Napoli che si celebra nella mostra “Carlo di Borbone e la diffusione dell’Antichità” allestita presso il Museo Archeologico di Napoli, in contemporanea alle esposizioni “gemelle” dell’Accademia della Belle Arti di Madrid e della Facoltà di Arte e Design dell’Accademia San Carlos di Città del Messico.
Dal 14 dicembre 2016 in occasione del trecentenario della nascita di Carlo di Borbone, nel Museo Archeologico di Napoli (MANN), si possono ammirare 200 matrici restaurate della Stamperia Reale, delle oltre 5mila custodite nel museo e 60 opere tra dipinti, disegni, sculture, affreschi e documenti.
Esposti anche alcuni ritratti del Borbone, oltre alle tavole di Francesco Piranesi e il volume pubblicato nel 1757 “Antichità di Ercolano”, accanto al quale appaiono le matrici delle mappe della Reggia di Caserta e dei capilettera disegnati da Vanvitelli per il volume. Nell’istantanea superiore si può ammirare la “Dichiarazione dei disegni del reale palazzo di Caserta” del famoso architetto italo-olandese, dell’archivio della Stamperia borbonica.
La mostra napoletana, curata da Valeria Sampaolo, si protrarrà fino al 16 marzo 2017.
Un record per il MANN, che saluta il 2016 e brinda al nuovo anno festeggiando il raggiungimento, precoce di 2 anni, dell’obiettivo prefissato di 500mila visitatori; un incremento del 30%.
La fotografia iniziale riproduce il “Ritratto equestre di Carlo di Borbone”, olio su tela di Francesco Liani, realizzato nella metà del XVIII secolo, conservato all’interno del Museo nazionale di Capodimonte, a Napoli.