Original Bauhaus. Neo botteghe rinascimentali per una nuova fede
Nell’aprile del 1919 veniva pubblicato il Manifesto Bauhaus, dove l’architetto di Berlino Walter Gropius spiegava perché era necessario rompere le barriere fra le varie discipline e dare un’impronta nuova al design e all’architettura. Nel manifesto-programma proponeva il ricongiungimento di tutte le espressioni artistiche in una nuova architettura, attraverso una preparazione onnicomprensiva che portasse a un approccio empirico – artigianale ma supportato dalle nuove tecniche volte all’integrazione tra industria e arte.
Si trattava, dunque, di dare una nuova impostazione agli studi, di modificare la struttura didattica e il metodo d’insegnamento. “Le antiche scuole d’arte – scriveva Gropius nel Manifesto – sono state incapaci di creare quest’unità; e come avrebbero potuto dato che l’arte è una cosa che non s’insegna?. Per questo è necessario che le scuole “tornino a essere officine”.
E un laboratorio, una grande bottega, una collaborazione tra maestri e allievi che insieme ricercavano e sperimentavano fu la nuova scuola Staatliches Bauhaus che Walter Gropius fondò a Weimar, unendo le precedenti Accademia delle Belle Arti e la Scuola di Arte Applicata e il cui programma comprendeva 2 corsi paralleli: uno dedicato allo studio dei materiali e ai processi di lavorazione, l’altro invece al disegno e alla teoria della forma.
Nel 1926 l’istituto venne trasferito a Dessau nell’edificio che aveva progettato lo stesso Gropius, modello esemplare dell’architettura razionalista, vale a dire essenziale, privo di elementi decorativi, atto alla funzionalità: geometricamente ben definito con volumi regolari, tetti piani, ampie finestre e vetrate nella zona che ospitava i laboratori.
La scuola democratica nella Repubblica di Weimar
Scuola democratica per eccellenza, la Bauhaus ricalcava, inoltre, lo spirito e gli ideali della Repubblica di Weimar (1919-1933), il regime politico nato in Germania dopo la sconfitta nella Grande Guerra, modello di democrazia parlamentare per l’Europa intera.
Nonostante l’istituto avesse raccolto l’eredità delle avanguardie precedenti, si proponeva di rispondere alle istanze mosse dai movimenti tedeschi di fine dell’Ottocento e teneva conto della situazione socio-economica della post-guerra.
Tale scuola era invisa ai nazisti che la consideravano un’istituzione “non tedesca”, soprattutto la condannavano, sospettandola di “coprire il comunismo”, per la presenza di molti artisti russi. Contestata durante gli anni Venti, una volta al potere, il Nazionalsocialismo decise di chiuderla.
Ebbe vita breve, dunque, come la Repubblica di Weimar, 13 anni, ma bastarono per lasciare un segno indelebile nella storia dell’arte e dell’architettura. D’altronde alla Bauhaus avevano insegnato nomi del calibro di Paul Klee e Kandinskij e dopo la chiusura, molte delle personalità della scuola lasciarono la Germania e andando in giro per il mondo, continuando a trasmettere i suoi principi, le sue concezioni e le sue idee. Come fece lo stesso Gropius negli Usa, dove terminerà i suoi giorni nel 1969.
Le celebrazioni per il centenario
Non stupiscono, dunque, le tante iniziative culturali che dall’inizio del 2019 e per tutto l’anno fervono per festeggiare il centenario della Bauhaus; tra queste spicca l’apertura dei 2 musei nelle città – simbolo della scuola d’arte: Weimar e Dessau.
A Weimar, dove tutto ebbe inizio, il 6 aprile 2019, dopo 3 anni di lavori, sarà inaugurato il Bauhaus Museum, edificio di 5 piani realizzato in cemento ricoperto da lastre di vetro che accoglierà la mostra The Bauhaus comes from Weimar, raccolta di circa 13mila pezzi dei maestri della scuola.
Ancora un Bauhus Museum ma a Dessau, progettato da uno studio spagnolo, aprirà le porte l’8 settembre 2019 e metterà in mostra i 40mila oggetti e disegni della Fondazione Bauhaus della città.
Mentre a Berlino dal 31 agosto all’8 settembre 2019 si svolgerà il festival BauhausWocheBerlin (La settimana di Bauhaus) che animerà le strade della capitale con spettacoli e mostre, come ai tempi di Weimar e, per l’occasione, saranno terminati gli attuali lavori di restauro della Berlinische Galerie, tempio dell’arte contemporanea che ripercorre i momenti topici della storia dell’arte tedesca dal 1870 fino ai giorni nostri e che renderà omaggio alla grande scuola con la mostra Original Bauhaus.
Fotografia: copertina e nella pagina in alto: Walter Gropius