Mario Giacomelli, il fotografo, il poeta e l’artista
Forse la serie più nota, fra quelle del grande fotografo Mario Giacomelli, è Io non ho mani che mi accarezzino il volto, realizzata dal 1961-63, nel seminario vescovile di Senigallia.
La frase è in realtà un verso di una poesia di padre David Turoldo. Fu la lirica a spingere Giacomelli all’interno del seminario, che frequentò per circa un anno per permettere ai giovani allievi di abituarsi alla sua presenza e, soprattutto, a quella della sua macchina fotografica. Della serie – che gli conferirà fama internazionale -, la fotografia che riportiamo in alto, è forse la più celebre.
Riguardo ai titoli delle sue serie fotografiche, quello più famoso è, inevitabilmente, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. È ripreso dalla lirica che lo scrittore e poeta Cesare Pavese incentrò sulla delusione amorosa per l’attrice statunitense Constance Dowiling, poco prima di togliersi la vita, il 27 agosto 1950.
L’ospizio di Senigallia. Il fulcro di una vita e di un arte
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi venne creata dal 1966 – 68, ma Giacomelli vi fece confluire le serie degli scatti realizzati dal ’54 all’ ’83 compiute all’ospizio di Senigallia.
L’ospizio di Senigallia fu un luogo precipuo per Giacomelli: qui vi lavorò la mamma, quando rimase vedova con tre figli (Mario Giacomelli rimase orfano di padre nel 1936, aveva 9 anni), e nel 1950 (lo stesso anno della morte di Pavese) fu il prestito di un’anziana signora, ospite dell’ istituto, a permettergli di aprire la sua Tipografia Marchigiana, prima sotto i Portici Ercolani, poi trasferita in via Mastai 5, dove diventò, man mano che la fama del fotografo cresceva, luogo di riferimento per artisti, critici e studiosi, ma anche di peregrinaggio perché Giacomelli era il più possibile stanziale nella sua Senigallia.
Tornerà all’ospizio nel 1993 per la serie E io ti vidi fanciulla.
Nonostante la vasta produzione, le serie degli scatti realizzati in questo luogo sono considerati un compendio della poetica di Giacomelli, il quale, con la sua macchina fotografica, voleva, più che fermare la realtà, rendere quello “che avevo dentro di me”. Così è spiegato il suo stile teso al massimo verso il confine con l’astrazione e che ben rappresenta i temi a lui cari: la caducità della vita umana, soprattutto il decadimento fisico e la contezza della fine incipiente; gli stessi inseguiti e sorpresi negli scatti paesaggistici.
Dopo un anno di malattia, Giacomelli morì nel 2000, mentre preparava la serie Questo ricordo lo vorrei raccontare. Era, come sempre, a Senigallia, dove era nato nel 1925.
I primi cento anni
Cento anni, dunque, dalla sua nascita, che Milano e Roma celebrano con una estesa mostra retrospettiva con più di 300 immagini (alcune inedite) cronologicamente corrispondenti al concepimento e realizzazione delle sue serie. Entrambe curate da Bartolomeo Pietromarchi e Katiuscia Biondi Giacomelli ma ciascuna mostra con la sua peculiarità ma complementare all’altra, per tracciare in ogni sua sfaccettatura il percorso umano e artistico di uno dei maggiori fotografi internazionali.
Mentre a Milano, presso Palazzo Reale si manterrà un’attenzione particolare al rapporto tra il fotografo e la poesia, a Roma il focus si sposterà tra Giacomelli e le arti visive contemporanee, con la presenza anche delle opere di Afro Basaldella e Alberto Burri, Jannis Kounellis, Enzo Cucchi, Roger Ballen.
I titoli delle 2 mostre indicano, senza equivoci il tratto distintivo di ciascuna: Mario Giacomelli, il fotografo e il poeta a Palazzo Reale di Milano; Mario Giacomelli il fotografo e l’artista a Palazzo delle Esposizioni a Roma.
Mostre a Roma e Milano
Roma
Mario Giacomelli, il fotografo e l’artista;
dove: Palazzo delle Esposizioni – Roma;
dal 20 maggio al 3 agosto 2025.
Milano
Mario Giacomelli, il fotografo e il poeta;
dove: Palazzo Reale – Milano;
quando: dal 22 maggio al 7 settembre 2025.