Roberto Ferruzzi. La magia delle connessioni della memoria

Non è facile conservare i ricordi, ma ogni giorno che passa scopriamo che sono soprattutto loro a tenerci compagnia. Basta fermarsi, chiudere gli occhi dopo aver letto una rivista o un libro e, quasi sempre, il nostro passato riaffiora e capiamo che la vita ci ha regalato un’infinità di cose belle.

Giorni fa, per me è capitato nel momento in cui ho visto il quadro della Madonnina del Riposo di Roberto Ferruzzi ed è stato come riprendere un viaggio indietro nel tempo.

L’immagine, infatti era là, appesa al muro, sopra il lettone dei miei genitori. e io pregavo quel volto prima di dormire. Il dolce abbraccio con il quale quella giovane mamma stringeva il bimbo dai capelli d’oro mi ha sempre accompagnato verso un sonno sereno.

Era un quadro con una cornice in legno e non ricordo se poi fu portato nella nuova casa o finì a Milano in casa della zia posto l’ultimo flash di memoria si rifà a quando lei ci ospitava, negli anni ’60, quando andavano alla Fiera del mobile nella città lombarda.

L’incontro con Angelina, mondialmente famosa a sua insaputa

Oggi a 170 anni dalla nascita dell’autore, rivedendo quell’immagine non posso fare a meno di rivedermi a Luvigliano, sui colli Euganei dove il pittore visse e fu sepolto nel 1934 assieme alla moglie e alla figlia Masiska.

Qui l’artista incontrò quella fanciulla di 11 anni, Angelina Cian secondogenita di 15 figli, mentre teneva in braccio il fratello più piccolo, che lo ispirò.

Inizialmente Ferruzzi chiamò il quadro Maternità, con il quale vinse nel 1897 la seconda Biennale di Venezia, poi fu intitolato Madonna del Riposo, Madonnina delle vie o Madonnina con bambino e, anche, Madonna delle Tenerezze.

Angelina Cian non venne mai a sapere che il suo volto sarà i volti più rappresentativi della Madonna; una volta sposata si trasferì in California, ebbe 10 figli, ma nel 1929 rimase vedova, e finì i suoi giorni in un ospedale psichiatrico.

Solo quando una delle figlie (divenuta suora con il nome di Angela) venne in Italia alla ricerca delle proprie origini, scoprì, tramite le due zie ultraottantenni, che la sua mamma era stata la modella della Madonnina del Ferruzzi.

In gite con gli amici. Alla scoperta del territorio, dei suoi sapori…

Così ancora una volta torno indietro nei miei ricordi, mi rivedo sui Colli Euganei quando da Montegrotto Terme, percorsa la via Neroniana, salivamo a Torreglia, a Teolo, Rovolon, Vo’, e ad Arquà Petrarca.

Erano gite in compagnia di amici e andavamo alla scoperta di verdi colline e splendidi vigneti, conoscendo la zona “terre bianche” prodotta da rocce calcaree e pure la zona “terre rosse” il cui materiale era arrossato dalle fornaci del luogo.

Tappe obbligate, senza dubbio, erano poi la fabbrica Luxardo con i suoi liquori prelibati o le cantine di vini speciali e, perché no, le visite alle fiere locali, dove acquistare prodotti alimentari del posto, quali il miele, oppure oggetti di artigianato, ancora oggi in mio possesso, come un tagliere tondo in legno ove si versava la polenta appena cotta.

… e del Castello progettato da Falconetto e Da Valle

Se avanzava tempo, non mancavano le visite ai castelli o alle ville venete e, proprio nelle vicinanze di Luvigliano, frazione di Torreglia, la cinquecentesca Villa dei Vescovi.

Fu infatti il vescovo Jacopo Zeno nel 1474 a proporla come casa di incontri religiosi e che fu poi ampliata dal cardinale Francesco Pisani.

Il progetto definitivo dei lavori fu opera dell’architetto Giovanni Maria Falconetto in collaborazione con l’allievo Andrea Da Valle. Questa villa è un bene del FAI dal 2005.  Vale la pena visitarla e, come tutte le dimore venete, riesce a trasportarci indietro nei secoli.

Il posto è talmente legato all’autore che al contemplare il quadro ci sembra di “vedere” l’amore che oltrepassa la maternità, e si fa universale.

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