Eleonora Duse. Che attrice meravigliosa!

Rivoluzionò l’interpretazione teatrale tanto da ispirare Konstantin Sergeevič Stanislavskij  per l’elaborazione del suo famoso metodo recitativo.

Quando la mamma Angelica si ammalò, Eleonora Duse la sostituì diventando protagonista femminile della compagnia teatrale di famiglia. Era il 1873 e la quindicenne Eleonora interpreto Giulietta in modo talmente insolito da sorprendere il pubblico che le attribuì successo immediato da indurla alla recitazione per il resto della sua vita.

Da allora sviluppò il suo modo di stare e intendere il palcoscenico: scena quasi spoglia e viso struccato, affidando l’intensità dell’interpretazione alle espressioni del volto, ai movimenti del corpo e al ritmo della voce reso dall’alternanza tra parole e sapienti (e altrettanto espressivi) silenzi.

Sul palco Eleonora Duse voleva essere più naturale possibile, il recitare stesso doveva risolversi in un accadimento naturale e l’interpretazione, quindi, provenire dall’istinto. Eccole le premesse di quello che sarà il metodo Stanislavskij ossia lo scavo psicologico condotto dall’attore che deve trovare dentro di sé le affinità emotive con il personaggio da interpretare.

Metodo descritto nei libri Il lavoro dell’attore su sé stesso e Il lavoro dell’attore sul personaggio e portò alla ribalda attori del calibro di Marlon Brando, Al Pacino, Robert De Niro, Jack Nicholson, Dustin Hoffman, Meryl Streep e i più giovani Nicole Kidman, Angelina Jolie e Johnny Deep.

Eleonora Duse recitava  sempre in italiano e ovunque nel mondo fu compresa e molto apprezzata. Noto il commento della sorella del drammaturgo russo Anton Cechov quando vide l’attrice in Cleopatra di Shakespeare: “Non conosco l’italiano – disse- ma ha recitato così bene che mi sembrava di comprendere ogni parola. Che attrice meravigliosa!”.  Fu proprio con la messa in scena de Il giardino dei ciliegi di Anton Cechov nel 1904 che l’attore e regista Stanislavskij (1863 – 1938) fece una delle prime esperienza del suo metodo.

La Divina del Teatro moderno (divina la definì Gabriele D’Annunzio con il quale Eleonora ebbe un lungo rapporto sentimentale e artistico), viaggiò molto, fu quasi una nomade ma l’Italia le era cara e scelse come luogo di riferimento Asolo.

Quando morì a Pittsburgh, (Stati Uniti) nel 1924, per sua volontà fu poi sepolta nel cimitero di Sant’Anna ed è al Museo civico della città in provincia di Treviso che la figlia Enrichetta Angelica Marchetti Bullough  donò la maggior parte dei lasciti della madre.

Quel che restò alla famiglia venne affidato nel 1958 dalla nipote e ultima erede (anche del nome), alla Fondazioni Cini di Venezia, che oggi custodisce l’Archivio Duse e lo spazio espositivo Stanza di Eleonora Duse dove è stata organizzata fino al 16 dicembre 2022 la mostra fotografica incentrata sul legame dell’attrice con il Veneto (terra di origine della sua famiglia) dal titolo Se mi dura questo entusiasmo finirò come Narciso.

La mostra attuale è la prima di un ciclo espositivo organizzato per la ricorrenza della scomparsa di Eleonora Duse del 2024. Le seguirà nel 2023 l’allestimento che indagherà sul successo della Duse in Italia e sul contesto del teatrale nazionale, per giungere alla terza sulla grande fama internazionale della Divina che meriterebbe maggior memoria. Non solo a ridosso delle sue ricorrenze.

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