I bambini di Balmis. La prima spedizione sanitaria della storia
A oggi, dopo quasi 2 anni dall’inizio della pandemia Covid – 19 soltanto il 2% della popolazione dei Paesi poveri ha ricevuto una dose del vaccino. Ci sono promesse sulla distribuzione di miliardi di dosi a prezzi calmierati per gli Stati a basso e medio reddito; promesse che senz’altro saranno mantenute ma è adesso che bisogna vaccinare il mondo, per motivi umanitari, di giustizia sociale e per pragmatismo: la pandemia si supera tutti insieme o non la supera nessuno: mentre il tempo passa il virus, se non trova ostacoli, varia e prolifica.
È vero che in quest’occasione è stato ottenuto il vaccino in tempi straordinariamente brevi ma è anche vero che ormai la produzione è a regime, siamo interconnessi a tutti i livelli e noi, della parte benestante del mondo, abbiamo accumulato tutta l’esperienza necessaria per affrontare le campagne vaccinali a livello mondiale.
Basti pensare che la prima spedizione sanitaria della storia avvenne oltre 200 anni fa. Partì il 30 novembre 1803 da La Coruña (Spagna) quella che passerà alla storia come la Royal Balmais Vaccination Philanthropic Expedition (Spedizione Balmis) dal nome del medico, Javier Balmis, che intraprese questa prima campagna di vaccinazione di massa contro il vaiolo in America Latina e nelle Filippine, scrivendo una delle pagine più importanti della storia della medicina.
Anche il vaiolo come il Covid è causato da un virus e ancora oggi non esiste un trattamento specifico: l’unica arma per fronteggiarlo e sconfiggerlo è la vaccinazione. Quella spedizione dell’Ottocento non solo fermò il contagio che stava uccidendo migliaia di vite, ma gettò le basi per l’eradicazione del vaiolo, dichiarata ufficialmente tale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1980. Oggi sappiamo che è stata la malattia virale più mortale nella storia dell’umanità.
I bambini di Balmis
La spedizione ottocentesca fu appoggiata dal re Carlo IV di Spagna, sensibilizzato ai danni della malattia avendone sofferto la figlia Maria Luisa, futura duchessa di Parma. Balmis era il medico di corte e il re gli mise a disposizione la corvetta Maria Pita che trasportò 22 orfani, fra gli 8 e i 10 anni, quali portatori in vivo del vaccino.
Poiché il vaccino in vitro non superava i 12 giorni, fu scelta la tecnica del ‘braccio a braccio’; il virus veniva inoculato attraverso una piccola incisione in bambini, che sviluppavano piccoli sintomi della malattia ma erano immunizzati e protetti dal virus più aggressivo. Di bambino in bambino, il virus del vaccino raggiunse l’America attivo.
I piccoli erano accuditi da Isabel Zendal, già a capo dell’orfanotrofio Casa de Expósitos di La Coruña.
La spedizione
Oltre a Balmais e a Zendal lo staff era costituito dal chirurgo catalano Josep Salvany oltre ad un ridotto numero di assistenti, apprendisti di primo soccorso e, sembra, 3 infermiere. Con loro strumenti medici e testi tradotti del *Traitè historique et pratique de la vaccine scritto dal medico francese Louis Jacques Moreau de Sarthe, da distribuire alle commissioni locali che avrebbero istituito per continuare il loro lavoro.
La missione riuscì a portare il vaccino nelle Isole Canarie, Porto Rico, Venezuela, Colombia (allora Nuova Granada), Ecuador, Perù, Messico, Filippine e Cina e riuscì a vaccinare oltre 500mila persone.
In Messico Balmais prelevò altri 26 orfani per mantenere attivo il vaccino durante la traversata del Pacifico. Secondo fonti storiche i bambini vennero poi adottati in Sud America ed ebbero un buon futuro, migliore di quello che avrebbero avuto se rimasti negli istituti di Spagna e Messico.
Balmais, Salvany e Zendal
Figure chiave del successo della spedizione furono Balmais, Zendal e Salvany.
Francisco Javier de Balmis (1753 – 1819) nato ad Alicante, dopo essersi distinto come medico nella marina tanto da essere ammesso alla Real Academia de Medicina Matritense, trascorse un periodo in Messico durante il quale si dedicò allo studio della flora locale e dei rimedi tradizionali degli indigeni. Tornato in Spagna riprese la professione come medico del re.
Giunta in Venezuela i componenti della spedizione si separarono. Balmis portò il vaccino a Caracas, all’Avana (Cuba) e in Messico da dove salpò per le Filippine; da lì diffuse il vaccino anche a Macao e Canton (Cina). Tra il 1809 -10 tornò in Messico. Nessuna fonte storica riporta il luogo dove morì.
Sue le pubblicazioni Trattato sui benefici dell’agave e della begonia (Madrid, 1804) quindi Instrucción sobre la introducción y conservación de la vacuna (Istruzioni per l’introduzione e la conservazione del vaccino) e la traduzione dal francese allo spagnolo della già citata opera Tratado histórico-práctico di Moreau.
José Salvany (José Salvany y Lleopart, 1778 – 1810), catalano di Cervera, medico militare, una volta raggiunta la Venezuela continuò la missione con 4 bambini in Colombia, proseguendo, poi, per Ecuador, Perù, Cile e Bolivia. In sette anni e percorrendo più di 18mila chilometri nonostante le sempre più precarie condizioni di salute non smise mai di vaccinare. Morì per troppa fatica in Bolivia nel 1810.
È considerato uno dei grandi martiri della medicina mondiale.
Isabel Zendal (Isabel Zendal Gómez, nata in Galicia nel 1773) è stata riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come la prima infermiera nella storia a prendere parte a una missione umanitaria internazionale.
Per 9 anni si dedicò all’immunizzazione in America Latina e nelle Filippine seguendo Balmis e accudendo i bambini. Della catena umana formata per la conservazione del vaccino faceva parte anche il figlio Benito con il quale, una volta terminata la missione, restò a vivere in Messico nella città di Puebla, senza tornare mai più in Spagna. Non si conosce l’anno della sua scomparsa.
A lungo trascurata dalla Storia, l’importanza del ruolo di Zendal nella spedizione fu riconosciuto soltanto dalla seconda metà del Novecento. La “scoprì” l’OMS, quindi nel 1975 il Governo del Messico istituì in suo onore il Premio National de Infermeria.
Sempre più celebrata nel nuovo secolo. Fra i tanti riconoscimenti ricordiamo il romanzo di Julia Alvarez Saving the World (ed. Algonquin Books), ispirato alla sua esperienza durante la spedizione come il film 22 ángeles del 2016, prodotto dalla TVE, nel 2018 un gruppo farmaceutico spagnolo si è ribattezzato Zendal e la Regione di Madrid le ha intitolato l’ Hospital de Emergencias Enfermera Isabel Zendal , costruito in risposta alla pandemia di COVID-19.
*testo Traitè historique et pratique de la vaccine di Louis Jacques Moreau de Sarthe, da Ebook Gratis – Google.
Immagini: 1) tratto da 22 ángeles, film prodotto dalla TVE, l’attrice María Castro da vita a Isabel Cendal, Pedro Casablanc è il dottor Balmis e Octavi Pujades, José Salvany, regia di Miguel Bardem; 2) la mappa della spedizione del 1803;3) ritratto di Balmis, capo della spedizione; 4) ritratto di Salvany; 4) ritratto della corvetta Maria Pita e di Isabel Zendal