Abiti? Sì, ma di seconda mano, fast fashion e online

L’acquisto di un abito in Italia è meglio se è di seconda mano. È quanto è emerso da un’indagine realizzata dall’Istituto Piepoli per l’Unione per la Difesa dei Consumatori (UDICON).

Se a settembre 2025 i Fashion economic trendes, diffusi dalla Camera Nazionale Moda Italiana, indicavano la chiusura negativa  del 2024 del (– 3,5) rispetto al 2023 ,sia per il core (il tessile, abbigliamento, calzature e pelletteria), sia per i  collegati (occhialerie e beauty), riportando il settore sotto i 100 miliardi di euro di ricavi in valore, come scriveva ilsole24ore.com, l’inchiesta in questione ci dà la quadratura del cerchio.

La fascia di età interessa è  tra i 35 e i 54: è conquistata dall’usato non tanto per motivi di sostenibilità ambientale ma per il risparmio. Lo dimostra il parallelo successo dei capi low cost, sinonimo di fast fashion – la cui eccessiva produzione è uno dei maggiori guai ecologici  – comprato online nel 37% dei casi perché, hanno dichiarato i più giovani, entrambi i canali permettono di “stare sempre in linea con le ultime tendenze”.

I giovanissimi, online. I meno giovani nei mercatini

Approfondendo l’indagine scopriamo che 4 italiani su 10 hanno comprato abbigliamento di seconda mano almeno una volta e, tra loro, il 57% preferisce le piattaforme online, come Vinted, Depop, o eBay; i meno giovani, invece, cercano il buon usato nei mercatini.

Come anticipato, il 78% degli intervistati hanno indicato la scelta dei capi di seconda mano per risparmiare; il 44% per rispettare il principio di sostenibilità.

In merito al ritmo degli acquisti online per il 47% è mensile, per il 28% settimanale.

Il risparmio: un dato strutturale

“L’indagine conferma un dato ormai strutturale dove il risparmio è diventato un motore potente delle scelte d’acquisto – ha spiegato Martina Donini, presidente di UDICON a Skytg24 -. Il digitale è diventato il principale canale di acquisto per i capi low cost e a guidare questa tendenza è senza dubbio Amazon (58%), che si impone come piattaforma di riferimento assoluto per chi cerca risparmio, comodità e ampia scelta”.

“Questa egemonia – ha concluso Donini – però non può farci dimenticare che anche il low cost deve sottostare a regole precise: trasparenza nelle informazioni, sicurezza dei prodotti, correttezza nei tempi di consegna e nelle modalità di reso. Il prezzo basso non può e non deve mai giustificare la mancanza di garanzie. I consumatori hanno il diritto di sapere cosa comprano, da chi lo comprano e con quali condizioni di tutela”.

 

Immagine by cottonbro studio – pexels.com

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