Primo trapianto infantile di rene con gruppo sanguigno incompatibile
Primo trapianto di rene in una bambina con gruppo sanguino incompatibile. Una tappa importante per il chirurgico dei trapianti raggiunta dall’Hospital Clinic e Sant Joan de Deu di Barcellona (Spagna).
Il direttore sanitario Antoni Castell giudica l’intervento “una straordinaria pietra miliare scientifica, tecnologica e umana”.
La paziente, una bambina di 8 anni, che risponde al nome di Candela, era malata fin dalla più tenera età; all’età di 2 anni le era stata diagnostica una patologia renale e a 4 è stata sottoposta al primo trapianto. Ma l’organismo della bambina aveva rigettatto il nuovo organo. Un organismo quello della piccola che produceva troppi anticorpi che rendevano incompatibile ogni nuovo rene. Per questo è vissuta per 4 anno soltanto grazie alla dialisi.
Il fattore tecnologico
Poi, spiega, lavanguardia.com l’equipe dell’ospedale barcellonese, è stato deciso d’inserire i dati sanitari di Candela nella piattaforma dell’organizzazione nazionale dei trapianti, con l’impiego di un algoritmo adattato per l’occasione che ha permesso di “trovare l’ago nel pagliaio”, ossia un donatore di Siviglia con un rene immunologicamente compatibile con le esigenze di Candela.
Ma l’organo da trapiantare era di un uomo adulto e, soprattutto, il donatore apparteneva a un gruppo sanguigno differente da quello della bambina.
L’incompatibilità sanguigna tra donatore e ricevente è una delle cause che fino a pochi anni fa, h impedito molti interventi. Poi, grazie agli avanzamenti della medicina dal 2011 è stato trovato il modo per superare il gap e in Spagna sono stati realizzati 255 trapianti, racconta a lavanguardia.com, Beatriz Domínguez-Gil, nefróloga de Sant Joan de Déu, ma sempre fra donatori e riceventi adulti. L’unico trapianto precedente che si avvicina al caso di Candela è di una ragazza di 16 anni che ha ricevuto un rene da un donatore di un gruppo sanguigno diverso presso l’ospedale La Paz di Madrid.
L’intervento
La prima fase di preparazione all’intervento ha visto Candela sottoposta a un trattamento medico-farmacologico d’immunosoppressione per eliminare gli anticorpi del gruppo sanguigno. Si tratta di una tecnica delicatissima che aumenta il rischio di cancro e infezioni. Mentre si adattava la sala operatoria che richiedeva per l’occasione “soluzione eccezionali”.
La fase postoperatoria è stato altrettanto delicata, contrassegnata da “momenti di crisi” come racconta Ignacio Revuelta, consulente dell’Unità Trapianti Renali della Clinica, come quando “un’emorragia interna ha reso necessario intervenire nuovamente per riadattare la coagulazione della bambina ”.
Finale felice, grazie alle tasse
L’intervento è stato eseguito nel Dicembre 2020. Oggi a distanza di 3 mesi Candela conduce, per la prima volta dalla sua prima infanzia, una vita normale e potrebbe andare regolarmente a scuola se non fosse trattenuta a casa per i lockdown da pandemia.
L’esperienza della bambina ha cambiato profondamente tutta la famiglia, racconta il padre che richiama sull’importanza di pagare le imposte statali che hanno reso possibile salvare Candela il cui complesso intervento è stato a carico della sanità pubblica. “Oggi che è di moda andare ad Andorra (Principato, paradiso fiscale nei Pirenei, ndr) per non pagare le tasse, non posso non dire che grazie a queste imposte e alla solidarietà se abbiamo raggiunto questo risultato”. E mentre pronuncia questa parole, termina lavanguardia.com, il padre di Candela non riesce a trattenere le lacrime.
Immagini: 1) La piccola paziente Candela; 2) L’equipe medica durante l’intervento