Probiotici al posto dei disinfettanti contro le infezioni ospedaliere
Le infezioni contratte nel corso del ricovero in ospedale colpiscono tra l’8 e il 10% dei pazienti e in terapia intensiva la percentuale raggiunge il 15%, la mortalità è di circa il 3%. Le infezione sono soprattutto urinarie, chirurgiche, polmoniti e sepsi.
Secondo la denuncia di Federanziani già nel triennio 2008-2010 le infezioni ospedaliere hanno fatto “più vittime degli incidenti stradali: oltre 22 mila morti in 3 anni con una spesa per lo Stato di 11 miliardi di euro”. A distanza di 8 anni la situazione non è migliorata, anzi, e, le percentuali, in crescita hanno richiesto di ampliare il concetto di infezioni ospedaliera a quello d’infezione correlata all’assistenza sanitaria o sociosanitaria, terminologia abbreviata in ICA.
In molti casi le infezioni ospedaliere sono riconducibili a batteri multi resistenti se non pan resistenti agli antibiotici: impossibile, quindi, vincerli con i farmaci.
Ma il 30% delle infezioni, che si stima siano la cause diretta dell’1% dei decessi, è potenzialmente prevedibile. Porre rimedio a tale situazione, paradossale nel XXI secolo, si deve e si può: dall’applicazione delle norme più elementari d’igiene come l’accurato lavaggio e disinfettazione delle mani e la completa vaccinazione di tutto il personale sanitario, ad adeguati sistemi di pulizia delle strutture sanitarie e ospedaliere che siano capaci di risolvere quella che, sappiamo essere un’emergenza mondiale, la resistenza batterica. In sintesi occorre un approccio culturale e innovativo.
La ricerca
Una risposta nell’ambito dell’innovazione giunge dalla ricerca iniziata nel 2011 dal Centro di Ricerche Cias dell’Università di Ferrara. Gli studi condotti nel corso di questi anni hanno portato alla realizzazione di un sistema di pulizia e sanificazione chiamato PCHS, che utilizza prodotti probiotici in grado di garantire un’igiene stabile negli ambienti, in particolare, intervenendo sull’ecosistema delle superfici ospedaliere e sanitarie.
I risultati della ricerca, pubblicati da diverse riviste scientifiche tra le quali Plose One e Journal of Hospital Infection, si sono mostrati promettenti al punto da confluire in una ricerca multicentrica (SAN-ICA) condotta da 5 università e 7 ospedali italiani e coordinata da Sante Mazzacane (nella foto a lato), direttore del CIAS di Ferrara.
Il sistema PCHS, come accennato, ha sostituito i disinfettanti chimici con i prodotti probiotici. Questi ultimi, come spiega Sante Mazzacane, sono “microrganismi apatogeni che hanno la capacità di colonizzare il campo microbiologico, di conseguenza impediscono la crescita dei patogeni semplicemente per un effetto di competizione biologica”.
Il sistema è stato usato in forma sperimentale nei reparti e nelle camere operatorie e i risultati, come ci informa Sante Mazzacane sono stati “straordinari”. L’uso dei probiotici ha ridotto di oltre l’80% la presenza degli agenti patogeni sulle superfici nosocomiali, ha azzerato la resistenza agli antibiotici, e ottenuto l’abbattimento dei costi per antibiotici dell’80%. Le infezioni dei pazienti sono diminuite di oltre il 50%.
Il sistema PCHS, che è stato presentato al Ministero della Salute il 12 aprile 2018, si deve alla Copma, una società cooperativa di Ferrara specializzata nel settore dell’igiene, che da anni investe in innovazione e ricerca, collaborando con numerose università.