Plasticità cerebrale. In evoluzione nel tempo
Uno studio pubblicato a gennaio 2017 su Science, mette in relazione diretta nell’essere umano lo sviluppo della capacità di riconoscere i volti, con lo sviluppo anatomico di una regione specializzata della corteccia cerebrale, individuabile nella faccia inferiore del lobo temporale 1.
L’analisi, realizzata mediante avanzatissime tecniche di risonanza magnetica, ha permesso di verificare come una abilità sempre maggiore nel riconoscimento dei volti, a partire dall’infanzia fin quasi ai 30 anni, si associa ad un aumento delle dimensioni di questa regione del cervello.
“Questo studio – afferma il professore Stefano Cappa (nella foto a sinistra), specialista della Società Italiana di Neurologia – è la prova che la plasticità del cervello continua per molti anni dopo la nascita e, addirittura, dopo l’adolescenza. Finora, invece, l’orientamento della comunità scientifica concordava sul fatto che la plasticità cerebrale fosse particolarmente marcata solo nei primi anni di vita dell’uomo”.
Il fatto che l’aumento delle dimensioni del cervello sia specifico della parte che interessa il riconoscimento dei volti e non riguarda una regione vicina, specializzata per il riconoscimento dei luoghi, conferma il ruolo centrale che la capacità di riconoscere gli altri ha per la nostra specie che, infatti, risulta eccellere in questa abilità.