La natura chiede aiuto all’uomo. Oltre 100 i siti naturali Unesco in sofferenza
L’innovazione sociale, una mescolanza di storia, economia, letteratura, tecnologia, al servizio di una cultura generatrice di bene, è la sfida del terzo millennio.
Guerre, disoccupazione, conflitti, possono intraprendere una via diversa, solo se si affrontano in una logica (cognitivo-emotiva) di ampio respiro, capovolgendo i parametri che ad oggi, ci hanno guidato in modo predominante.
Oltre 100, i siti naturali Unesco, seriamente danneggiati dall’attività dell’uomo. A rilevarlo una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Biological conservation. Siti “sotto pressione” da infrastrutture, agricoltura ed insediamenti invasivi. L’impronta umana si converte in arma distruttiva per la natura, ossia del suo stesso habitat.
L’Unesco annovera 229 siti di “eccezionale valori universali” (outstanding universal values) oltre i confini nazionali. Il 63% dei siti, risultano alterati dalla “macchia umana”. In particolare, Asia, Nord America Australia.
Tra le trasformazioni o meglio deformazioni più eclatanti, il Manas wildlife sanctuary ai piedi dell’Himalaya e il Komodo national park in Indonesia che ospita all’incirca 5.700 draghi.
La pressione umana sta crescendo in tutto il mondo tranne che in Europa, probabilmente per la già avvenuta pressione umana, ci auguriamo possa indirizzarsi verso una “de-crescita di sviluppo”, negli anni a venire. Nel Nord America si annovera una perdita del 57% delle foreste, dovuto ai cosiddetti scarabei del pino, risultato del cambiamento climatico.
Già nel 2009, il sito greenport.it lanciava l’allarme: “Secondo un gruppo di scienziati della Convention on biological diversity (Cbd) dell’Onu, l’aumento delle temperature globali sta alterando il regime delle precipitazioni in tutto il mondo e la minaccia posta dalle specie invasive (come gli scarabei del pino ndr) è in aumento, per questo invitano ti tutti i partecipanti alla conferenza sul clima di Copenaghen a dicembre a concordare iniziative intese a rafforzare i loro ecosistemi e per proteggere la biodiversità
James Watson della Wildlife Conservation Society e dell’University of Queensland (Australia), coordinatore della ricerca, dichiara: “La protezione naturale è fondamentale per tutta l’umanità; è ora che la comunità globale si alzi e induca i governi a considerare il patrimonio naturale come una questione estremamente seria“.
Patrimonio naturale e patrimonio culturale appartengono entrambi all’uomo e suo habitat naturale, il pianeta Terra.
Autori della ricerca, oltre al prof. Watson, Oscar Venter, Sean Maxwell, Bastian Bertzkyd, Kendall Jones, Yichuan Shid, James E.M. Watsonb.
Per approfondire l’argomento
Recent increases in human pressure and forest loss threaten many Natural World Heritage Sites