Sì alle politiche per i talenti Ue ed extra Ue. E per gli italiani?

Talenti – Nonostante il parere contrario espresso dal Governo, il 17 giugno 2025 la Camera ha approvato a grandissima maggioranza la mozione presentata da Italia Viva, prima firma Maria Elena Boschi sui  ricercatori Ue ed extra Ue.

I sì sono stati 253 i contrati 4 e 1 astenuto.

Nello specifico, il testo di maggioranza impegna il governo “a proseguire con ogni iniziativa utile nell’ambiziosa strategia nazionale per l’attrazione e la permanenza in Italia di ricercatori europei ed extraeuropei, con particolare attenzione alle opportunità derivanti dalla nuova geografia della mobilità scientifica internazionale”.

Le ulteriori richieste all’esecutivo sono:

di “continuare nell’impegno massiccio di promozione della ricerca di base e applicata, incrementando ulteriormente le risorse pubbliche destinate alla stessa, favorendo l’accesso a fondi competitivi da parte dei giovani ricercatori e dei gruppi emergenti”;

a “promuovere un contesto normativo e amministrativo favorevole alla mobilità in ingresso, mediante procedure semplificate per il rilascio dei visti, dei permessi di soggiorno e per il riconoscimento dei titoli accademici e professionali;

a “rafforzare i meccanismi di reclutamento e progressione di carriera in base al merito, attraverso procedure trasparenti, valutazioni scientifiche indipendenti e la riduzione delle barriere all’accesso per i candidati internazionali”;

a “sostenere le università e gli enti di ricerca nella creazione di ambienti accademici internazionali, promuovendo programmi di accoglienza, supporto logistico e integrazione sociale per i ricercatori stranieri e le loro famiglie”;

ad “avviare una campagna di promozione internazionale dell’Italia come destinazione scientifica, in coordinamento con le reti diplomatiche, culturali e universitarie, dirette al consolidamento della posizione dell’Italia nella ricerca scientifica avanzata e alla promozione della collaborazione internazionale”.

La maggioranza. Un errore?

Dopo la votazione alcuni deputati della maggioranza hanno cercato di capire come correggere il proprio voto favorevole, ma il presidente di turno Fabio Rampelli che, prima di aprire la votazione sulla mozione di Italia viva, aveva precisato che “il parere del governo è contrario” ha chiarato di aver già “confermato l’esito della votazione” pertanto non aveva motivo di tornare su una votazione “già consumata e proclamata. Il resto sarà le valutazioni politiche che i gruppi parlamentari e o i singoli deputati vorranno fare”.

Le valutazioni. Il paradosso rispetto ai talenti italiani

In merito alle valutazioni politiche dei contrari – il testo che è stato approvato respingendo le modifiche o mozioni richieste o presentate da Azione, Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra e Movimento 5 Stelle – riportiamo l’intervento in Aula di Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura, che ben descrive il paradosso che comporta la mozione approvata, rispetto ai talenti italiani:  “La situazione del sistema universitario e della ricerca pubblica in Italia è diventata insostenibile. Siamo tra i Paesi OCSE con la più bassa spesa pubblica in ricerca, ferma allo 0,5% del PIL – ha ricordato Manzi -. Il settore continua a essere schiacciato dal precariato: su oltre 125mila addetti, ben 74mila sono precari. E i tagli voluti dall’esecutivo che riducono il fondo ordinario degli atenei, insieme al blocco del turn over rischiano di compromettere la tenuta del sistema. La mancanza di una visione strategica, l’assenza di investimenti e l’assenza di un piano straordinario di reclutamento, colpiscono giovani ricercatori, dottorandi e assegnisti, mentre il resto d’Europa rafforza le proprie università.”

Come si fa, allora a spingere verso il reclutamento dei talenti dall’estero quando quelli italiani sono costretti a emigrare? Ci vuole “un’inversione di rotta – ha replicato Manzi e come riporta l’AGI – serve un piano straordinario e strutturale per il reclutamento dei ricercatori e un investimento stabile nella ricerca di base. L’Italia ha bisogno di una politica pubblica che riconosca alla ricerca il ruolo strategico che merita. È sconfortante assistere ai pareri contrari del governo alle mozioni presentate dalle opposizioni perché questa poteva diventare una grande occasione di confronto comune su un tema così cruciale per il futuro del Paese: quello della libertà e dell’indipendenza della ricerca”.

 

Immagine by it.freepik.com

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.