Neo Rinascimento per la figura femminile del Terzo Millennio

Sfogli un giornale e ti soffermi a guardare una foto suggestiva. Un noto marchio di moda pubblicizza un abito e una borsa; una la giovane donna si trova in un tipico mercato rionale italico, quasi appoggiata a diverse casse di frutta e verdura, tipicamente mediterranee: carciofi, peperoni, fave; un uomo sullo sfondo, appare pensoso, accanto a lui una bilancia in attesa dei prossimi prodotti da sop-pesare; dalla parte opposta, una donna, inquadrata di profilo, è assorta nella scelta dei vegetali da comprare.

Curvy models1Una scena comune e di intrigante fascino; lo street style barocco e raffinato della ragazza che sorride, quasi chiedendo scusa, non stride con la quotidianeità dell’ambientazione. Eppure a un primo sguardo, il primo pensiero non “fotografa” quanto descritto, forse perché, in quanto donna (in lotta con i chili di “troppo” da sempre) mi soffermo sulle linee formose della protagonista del quadro di costume.

Le modelle cosidette “curvy”, termine inglese per indicare una taglia armoniosamente abbondante, sono sempre più presenti nelle sfilate di moda e nelle pagine pubblicitarie dei giornali. All’inizio un fenomeno, una ri-volta contro la magrezza esasperata e glorificata dai fashion designer, evidenziata, sopratutto dagli allarmi, gettati da medici, psicologi, sociologi, che rivelavano come le giovani e giovanissime donne, fossero vittime sacrificali di un modello estetico, spesso “oltre misura”, o meglio “sotto” misura.

Ora la diffusione della “curvità” che con-vive con le taglie “classiche” delle passarelle, sta decretando una normalizzazione del paradigma femminile, ri-portando la donna a quelle forme morbide, che evocano le raffigurazioni rinascimentali, molto più in linea con l’autenticità femminile. Negli Stati Uniti, oltre ad un business vero e proprio ( si calcolano 20 miliardi di dollari che ruotano intorno all’industria “curvy”), ne è nato un movimento socio-culturale.

Ashley Graham prima modella dalle taglie forti in copertina, icona della bellezza in carne è diventata una paladina del corpo femminile . Alla luce del suo discorso a TEDxTalk è  stata consacrata portavoce del cosiddetto “The body acceptance movement” e la troviamo tra le socie fondatrici di ALDA, oltre che appassionata istruttrice nei video Curvy Fit Club.

La taglia di Ashley (la 46) è la taglia standard che rappresenta la donna. Il Center For Disease Control and Prevention (CDC) riporta che la taglia media della donna americana è la 46. Graham insieme al collettivo di modelle ALDA si attivano per raggiungere le giovani generazioni di donne così che possano riformulare una concezione sulla salute e la bellezza. Il loro messagio si basa sull’amore verso se stesse e la fiducia, rivolte alla ricerca dell’autenticità.

Le creatrici di ALDA che in islandese significa “onda” (Inga Eiriksdottir, islandese è tra le socie fondatrici) usano il forte background professionale, le personalità potenti e la loro influenza per andare oltre gli standard dell’industria legata alla “curvità”.  “Una bellezza che non deve conformarsi a forme pre-stabilite di corpi o dimensioni. Oltre alle due modelle citate, partecipano ad ALDA, Danielle Redman,, Julie Hendersen e Marquita Pring

Elisa D'Ospina modella curvyLe modelle curvy hanno milioni di follower; l’anno scorso Barbie Ferrera, modella della campagna di biancheria intima di un famoso marchio americano, rifiutò che le sue foto fossero ri-toccate; nell’era della fissità levigante di Photosphop, inizia una nuova tendenza, quella dell’autenticità. In Italia, tra le modelle “curvy” più conosciute, Elisa D’Ospina (nella foto a lato).

Pareri contrari, sono sorti nell’estate 2017 in Australia, durante la controversa sfilata del marchio Sports Illustrated che rispetto alla passerella di modelle oversize, il corpo dei medici ha invocato la celebrazione dell’obesità.

Ogni opinione è lecita, ma non si può nascondere quanto sia pervasivo e ingombrante il giudizio e il canone estetico per una donna. E non ci spingiamo troppo oltre se consideriamo che l’affermazione di un modello femminile più aderente alle dimensioni reali, potrebbe contribuire a contrastare anche in minima parte l’ossessione delle adolescenti per la magrezza; è vero che l’anoressia e la bulimia (patologia dell’ossessione) sono fenomeni a insorgenza multifattoriale è non si può relegare a un fattore “semplicemente” estetico, ma senz’altro la magrezza è uno di questi fattori.

La moda, nel senso più ampio ed etimologico del termine, veicolata dai media influisce in modo preponderante nei gusti, negli atteggiamenti delle persone a livello socio-culturale e socio-economico. Quanto di vero nella realtà che ci circonda e quanto di percepito diventa reale ai nostri occhi?

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