Il senso implicito dell’apprendimento

Una recente ricerca dell’ISTAT evidenzia le caratteristiche proprie dello status della formazione nel nostro paese. La stima del grado d’istruzione viene naturalmente messa in rapporto con le medie registrate nel continente europeo. Una prima analisi riguarda la popolazione con in possesso un titolo di scuola secondaria di secondo grado. Un numero che supera il 50% della popolazione italiana ( circa il 60,9%), un valore ancora lontano dalla media europea, pari al 77,5%. L’Italia fatica a riconquistare antichi primati, e come sovente accade si ripiega sulle vestigia del passato.

Eppure, a ben guardare questa indagine offre anche elementi positivi, veri e propri spunti di riflessione. Ad esempio un fattore molto interessante sembrerebbe quello relativo al primato delle donne in campo formativo; le donne italiane vantano un più alto grado d’istruzione rispetto agli uomini. Dunque, il diploma si tinge dei colori tenui del rosa. Similmente le ladies registrano migliori risultati rispetto ai colleghi anche in ambito universitario. Infatti, sono più numerose a raggiungere la laurea. Brillanti, determinate, sicure di sé dedicano con passione molto del loro tempo allo studio e alla cultura in genere. La Sapienza, del resto era una dea!

Migliori performance nell’ambito formativo che, al di là dei risvolti occupazionali di tutt’altra fattura, offrono di certo al gentil sesso opportunità di crescita. Il popolo delle donne avrebbe allora maggiori possibilità di orientarsi in maniera consapevole verso il proprio futuro, sviluppando e realizzando i propri progetti. Una fenomeno che contribuisce all’emancipazione delle donne, una lunga storia ancora in corso d’opera non priva, però, di anacronistiche involuzioni.

In tal senso, è bene ricordare che emanciparsi non significa voltare le spalle al proprio ruolo, piuttosto assumere con consapevolezza piena la propria condizione, una condizione frutto sempre e comunque di una scelta. Ed è nella rete decisionale che si annida il vero riscatto. D’altro canto l’istruzione, tutta l’istruzione senza distinzione alcuna, favorisce l’implemento del senso critico e della riflessione, cardini essenziali per l’esercizio del libero arbitrio.
Allora una donna emancipata decisa a diventare madre, grazie alla sua preparazione è pronta a svolgere il suo ruolo in maniera più incisiva, essendo  abilmente formata ad educare e a difendere valori intramontabili come l’uguaglianza, la libertà, la tolleranza, il rispetto. Così, un mero dato si trasforma in fonte inesauribile di civiltà.

Tuttavia, le donne vivono ancora delle inspiegabili discriminazioni quando si affacciano sulla piattaforma occupazionale. Come da tradizione le quote rosa non raggiungono il numero degli occupati maschili. Un’ingiustizia, inutile negarlo che convaliderebbe la tesi dell’inutilità di tanta dovizia nello studio. Una grande fatica per niente?  Non si direbbe: basta considerare che la riuscita professionale è senza dubbio condizione necessaria, ma non sufficiente  ad una più ampia realizzazione esistenziale. Questo uno dei sensi impliciti nell’apprendimento.

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