Baby gang. Serie televisive o incapacità di risolvere i problemi latenti di un Paese?
Una serie di eventi di violenza ad opera di baby gang è ormai dall’inizio dell’anno sotto i riflettori mai saturi della cara e vecchia cronaca nostrana. Si tratta di una concatenazione di fatti neri che rende la realtà troppo simile alle fiction di ultima generazione.
Al centro di questa invasione barbarica del male, micro particelle organizzate di giovanissimi delinquenti pronti ad aggredire come un virus latente altri adolescenti, ignari della prossima violenza. Così un ragazzo viene assalito alla fermata della metro di Napoli, malmenato da coetanei. Un progredire apparentemente insensato di vandalismi sul territorio partenopeo. Qualcuno inneggia contro la solita Napoli sanguinaria, pronta a inquinare le sue eterne bellezze con quell’odore acre che la rende da sempre città fatale, sensuale e peccaminosa al contempo. Altri si richiamano ai malesseri latenti di un intero paese che talvolta dimentica i suoi doveri e finisce per mercificare le sue stesse marcificazioni.
Poveri contro ricchi? Non è sempre così, le bande di ragazzi dai tredici ai sedici anni non colpiscono solo nelle periferie, ma agiscono ovunque, anche nei nostri quartieri migliori. Anzi, a ben guardare, gli atti impuri proliferano su tutto il territorio nazionale. Addirittura non mancano nel ricco nord dove le grida razziali ispirano l’ illegalità di una rabbia scagliata contro i mostri del presente: immigrati e clochard. Oppure regioni storicamente mansuete come le Marche si marchiano di terrore, come se il terrorismo fosse diventato un’esibizione eclatante di un ampio malessere sociale, secolare.
Molti pongono sul banco degli imputati non tanto una concatenazione di molteplici fattori, quanto piuttosto un solo colpevole: la visione di programmi e serie tv che raccontano dei soprusi di clan e bande organizzate. E’ davvero solo l’emulazione delle modalità criminali tanto decantate da una pro-rompente estetica della violenza la causa di questa cruda realtà?
Per i sostenitori dell’imputabilità delle seie tv, i comportamenti fuori legge verrebbero facilmente imitati, sarebbero cioè ap-presi tramite l’osservazione a-critica delle numerose fiction, atte a raccontare una storicità aspra e cruenta. La pecora nera della televisione, vecchia signora della comunicazione, sarebbe agli occhi di questi critici Gomorra la serie, giunta alla sua terza edizione. Ma non mancano atre programmazioni incriminate, Narcos o Suburra (nella foto), una serie quest’ultima che disegna una Roma prostrata ai piedi di una delinquenza senza fine, i cui segni restano tangibili nel presente.
Insomma l’esposizione prolungata delle giovani menti alla visione di comportamenti aggressivi susciterebbe l’acquisizione di azioni completamente deregolarizzate, lontane dalle norme del quieto vivere. Sanità magari solo apparente. Lo dimostrerebbe lo stesso abbigliamento di questi neo delinquenti che vestono seguendo una specie di stile gomorroide. Una moda, indubbio, molto lontana dalle passerelle.
Qualcuno vorrebbe bandire le serie incriminate, altri inneggiano ad un controllo serrato. Eppure, il modellamento televisivo non sembrerebbe esaustivo del complesso fenomeno dei criminali in erba. In effetti basta girare lo sguardo verso il web per ri-trovare anomalie comportamentali di cui spesso gli adolescenti sono fruitori e parimenti attori. La piattaforma, dunque, offre un indubbio contributo all’idea dell’imitazione, l’emulazione della violenza.
La chimera di facili guadagni, la smania di ricevere l’ammirazione altrui, la voglia di essere riconosciuti costituiscono un ordigno esplosivo che facilita l’entrata dei ragazzini nel mondo della criminalità organizzata che, comunque, esiste ed è pronta ai suoi reclutamenti. Questo il punto dolente della lunga storia del nostro paese, dilaniato dalla presenza di cosche camorriste e mafiose che si sono presentate come alternativa valida a chi cresce consapevole di avere poche possibilità rispetto alle molestie di un sistema eonomico-politico marcio. Cambiare la mentalità, questo sarebbe opportuno fare, magari ricordando stilemi positivi di chi ha combattuto contro i cancri sociali di questa povera vecchia Italia. Una penisola a forma di stivale inabile a dare calci ai drammi correnti e ricorrenti….