Un nuovo patto per l’articolo 21 della Costituzione

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Articolo 21 della Costituzione della Repubblica italiana

Il 3 maggio si celebra la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa che continua ad essere minacciata.

Secondo l’Osservatorio dell’Unesco, dal 2020 ad oggi sono 76 i giornalisti che hanno perso la vita durante lo svolgimento del proprio lavoro. Molti gli arrestati o che subiscono vessazioni,  minacce e  violenza soprattutto nei confronti delle giornaliste.

A Trento, alla vigilia della Giornata, si è svolto un flash mob per ricordare i 12 giornalisti bielorussi arrestati per aver informato sulle manifestazioni antigovernative nel Paese, mentre Svetlana Tikhanovskaya, moglie del blogger e youtuber Sjarhej Cichanoŭski oppositore del leader Lukaschenk, è stata costretta alla fuga.

Si zittisce la stampa anche ad Hong Kong (ricordiamo l’arresto da parte del governo cinese dell’editore di Apple Daily, Jmmy), in Myanmar (sopratutto dopo il golpe che ha rovesciato il governo della leader San Suu Kyj), in Turchia in Messico, in Egitto.

Ma in Italia la libertà di parola è minacciata dalla precarietà. Qui vogliamo ricordare i tanti giornalisti che in Italia, come nel resto del mondo, lavorano senza garanzie, nell’incertezza, nell’insicurezza, nella provvisorietà, sempre più spesso  sottopagati.

“Serve un patto per l’articolo 21 della Costituzione” è il messaggio lanciato dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) il 1° maggio.

“L’informazione italiana rischia di morire nella sostanziale indifferenza delle istituzioni che invece dovrebbero difenderne il ruolo e la funzione costituzionale, con i provvedimenti che servono a rilanciare il settore che restano fermi in Parlamento, dalle proposte di legge di contrasto alle querele bavaglio, a quelle sul contrasto al precariato, sull’abolizione del carcere per i giornalisti, sulla tutela delle fonti – ha rilevato il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso. -Senza una nuova legge di sistema corriamo il rischio che la transizione digitale nel nostro settore si traduca semplicemente nella ulteriore riduzione di posti di lavoro e in un ulteriore allargamento dell’area del precariato. Occorre una legge che ponga al centro la difesa del lavoro e la tutela dell’informazione, perché non ci può essere buona informazione senza lavoro garantito”.

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