Qwant. Il motore di ricerca europeo che rispetta la privacy
Si tratta di un motore di ricerca che, oltre a essere al pari di Google e affini, è europeo (nato in Francia), e dichiara la salvaguardia della privacy dell’utente astenendosi dal profilarlo e dall’uso di bolle di filtraggio.
È stato fondato nel 2011 da Jean-Manuel Rozan, esperto di finanza, e da Éric Leandri, specialista di sicurezza digitale.
Il suo nome deriva dalla Q di quantitè (quantità), ad indicare appunto il volume dei dati elaborati dal motore di ricerca e da want. quale contrazione del celebre termine inglese wanted che significa ricercato.
Dopo due anni di ricerche e sviluppo è stato pubblicato nel 2013; successivament, dopo due anni ha presentato la sua versione stabile, ottenendo dalla Banca europea degli investimenti (BEI) un finanziamento di 25 milioni. Trascorsi altri due anni – 2017 – ne è stato annunciata l’ integrazione come motore di ricerca predefinito negli smartphone, avendo raggiunto l’accordo con l’azienda olandese Fairphone, promotrice di prodotti, realizzati in condizioni di equità.
Acquistata la Xilopix, Qwant inizia la collaborazione con INRIA (Institut national de recherche en informatique et en automatique – Istituto nazionale per la ricerca nell’informatica e nell’automazione), per proseguire nella ricerca di tecnologie internet rispettose della privacy.
Lanciato in Itala nel 2017, l’anno successivo ha presentato la versione 4, rendendo disponibile anche il motore di ricerca Qwant Junior, che permette ai bambini di navigare in sicurezza, filtrando i contenuti a loro inadatti.
Nel 2018, in occasione della visita del presidente francese Emmanuel Macron, Qwant è sbarcato in Cina, dove sappiamo essere ammessi soltanto servizi che permettano che i dati restino nel Paese.
In Francia il sostegno statale lo ha reso motore di ricerca predefinito nei computer della Pubblica Amministrazione.
Critiche e reazioni alle stesse
Nel corso del tempo Qwant non è stato esente da critiche, tra cui, chi lo considera un mero aggregatore di risultati ottenuti da Bing e Amazon o di basarsi sul Knowledge Graph di Wikipedia.
L’azienda francese ha risposto asserendo che Qwant ha il proprio web crawler e utilizza gli altri motori di ricerca per scopi di indicizzazione semantica.
Nel 2020 il nuovo amministratore delegato Jean-Claude Ghinozzi ha dichiarato – secondo maddyness.com – che l’azienda è riuscita a portare “intorno al 40% i risultati di ricerca provenienti dall’indice Qwant” e di continuare a lavorare “per raggiungere l’indipendenza totale” che, come facile immaginare, richiede “molta potenza di calcolo” e molte risorse per far fronte al colosso Google.
Confermato il rispetto della privacy
In quell’occasione maddymess.com, sottolineò che le caratteristiche di Qwant, quale motore di ricerca che conserva i dati personali degli internauti, a differenza di Google e degli altri motori di ricerca , “non memorizza le loro richieste per profilarli e inviare loro, successivamente dati, e pubblicità mirate”.
Qwant potrebbe rivelarsi una valida alternativa per contrastare l’egemonia tecnologica statunitense e garantire una maggiore equità nella distribuzione delle risorse tecnologiche, pertanto socio-economiche e culturali.