Referendum in Ecuador. Basta trivellazioni in Amazzonia

In Ecuador un referendum popolare ferma lo sfruttamento del petrolio da uno dei più grandi giacimenti nel Parco Nazionale Yasuni, uno di poli mondiale della biodiversità – riserva della biosfera Unesco nel 1989 –  e cuore della parte amazzonica del Paese.

Il 59,14 dei votanti si è espresso contro le trivellazioni, vincendo sul il 40,86% favorevole alla continuazione delle operazioni nelle aree di Ishpingo, Tambococha e Tiputini (Itt), noto anche come Blocco 43.

Il risultato del referendum vede la vittoria degli ambientalisti e delle popolazioni autoctone (nel Parco vivono comunità incontattate e quelle che hanno scelto l’isolamento volontario come gli indios  Tagaeri ei Taromenani), e segna un importante precedente mondiale.

Come deciso dalla Corte Costituzione, che ha indetto la consultazione popolare – avvenuta lo stesso giorno delle elezioni generali, il 20 agosto 2023 – ai responsabili dei giacimenti rimane un anno di tempo per smantellare le strutture e chiudere i pozzi, ma la compagnia petrolifera, Petroecuador, ha già avvisato che in 12 mesi è impossibile concludere tutti i protocolli richiesti.

Con la chiusura del giacimento l’Ecuador dovrà rinunciare a 55 mila barili di petrolio al giorno, pari all’11% della produzione nazionale di greggio, uno dei cardini della sua economia, in momento di profonda crisi sociale e politica, con la presenza, sempre più diffusa, dei narcotrafficanti.

Lo sfruttamento petrolifero nell’area amazzonica, riferisce Skytg24, era stata avviata nel 2016, dopo che il presidente del Paese di allora, Rafael Correa, aveva ricevuto il diniego alla sua proposta ai Paesi più ricchi di condividere i costi della salvaguardia ambientale, versando all’Ecuador 3,6 miliardi di dollari (la metà di quanto si stimava avrebbe reso il petrolio) per evitare l’avvio dei pozzi

La gestione della chiusura del Blocco 43-ITT cadrà sulle spalle del Governo che uscirà dal ballottaggio delle presidenziali del 15 ottobre 2023, tra Luisa Gonzalez, del progressista Movimiento Revolución Ciudadana, e Daniel Noboa, del conservatore Movimiento Ecuador Unido.

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