Orbiting. Un fenomeno solo digitale?

Quando si parla d’amore ci s’imbatte in questioni articolate e complesse. In tal senso, uno dei fenomeni più diffusi al momento sembrerebbe essere quello dell’orbiting, ovvero quella strana strategia di stuzzicare la propria vittima sui social.

A ben guardare si tratta di una vera e propria tecnica manipolatoria, finemente applicata da chi, dopo un inizio con i fiocchi, decide all’improvviso di allontanarsi tuttavia restando ben presente in rete. L’orbiter gravita intorno al malcapitato o alla malcapitata, restando nella sua traiettoria. Come a dire ci sono, ma non ci sono “essere o non essere questo è il problema”. Ma è davvero un problema di natura strettamente digitale?

Certo i commenti a storie possono diventare delle esche facili da costruire, celeri da fruire; del resto “scripta manent verba volant”, sicché la parola impressa in rete si fa eco di longeve illusioni. Un like ha l’effige di un canto di sirena e fatalmente si pone a suggello di un presunto interesse dell’ibrido o dell’ibrida amante.

Messa in questi termini la possibilità di metabolizzare il lutto si fa sempre più remota, la vittima non riesce a vedere l’aspetto negativo di un tale comportamento e addirittura ne è attratto, accrescendo le speranze di riprendere le fila di una relazione troncata senza ragione.  Insomma, abbocca nella rete, in quella trama senza ordito.

Sebbene il digitale sia su più fronti uno specchietto per le allodole, in campo amoroso può essere un vero assist per questa tipologia di amante che, come una mantide religiosa, tesse di continuo la sua ragnatela. Eppure, a ben guardare, la rete non è sempre in rete: le trappole maldestre esistono anche nella vita reale. Bisognerebbe aguzzare la vista per non inciamparvi.

Può capitare, infatti, che, nonostante sia stato fatto un passo indietro, si continui a stuzzicare dal vivo la parte lesa con battutine e giochi a doppio senso. Passato l’ardore dei trionfali esordi, si getta ancora carne al fuoco. E in tal caso caso il contatto diretto risulta ancora più pericoloso e, talvolta, doloroso.

Laddove l’orbita risultasse inquinata, sarebbe opportuno difendersi, tenendo le distanze da chi rifugge dalle proprie responsabilità e non si cura della sofferenza altrui. Potrebbe essere efficace bloccare tutti i contatti sui social, nonché dichiarare esplicitamente il fastidio inferto da taluni comportamenti.

L’orbiter dovrebbe essere esiliato dalla propria orbita d’appartenenza reale o digitale, perché, infondo vale il proverbio “lontano dagli occhi lontano dal cuore”. Nel migliore dei casi, poi, utile potrebbe essere un altro suggerimento nazional popolare, “in amor vince chi fugge”.

Ma se l’orbiter avesse uno scheletro nell’armadio? “aver paura d’innamorarsi troppo”, cantava il nostro Battisti, ammettendo che “è un leggero dolor temere di mostrarsi interamente nudo”.

 

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