Statue femminili. Mi riconosci?

L’astrofisica, accademica e seguitissima divulgatrice Margherita Hack, se la natura non l’avesse richiamata a sé nel 2013, il prossimo 12 giugno sarebbe diventata centenaria. Per celebrare l’importante anniversario è in programma a Milano l’inaugurazione di una statua in suo onore. Avverrà nella prossima primavera, su iniziativa della Fondazione Deloitte, della Casa degli Artisti e con il supporto del Comune meneghino.

La statua che celebrerà la Signora delle Stelle, come veniva chiamata Margherita Hack, sarà la seconda della città ambrosiana dedicata a una donna, dopo quella che celebra, da pochi mesi, Cristina Trivulzio Belgiojoso, nella piazza omonima, realizzata dallo scultore Giuseppe Bergomi.

Grande figura del Risorgimento italiano, la Belgiojoso (1808 – 1871) dedicò la sua vita agli ideali di libertà, democrazia e all’Unità d’Italia, senza fermarsi né di fronte alla perdita delle sue ricchezze, né davanti all’esilio (vissuto a Parigi, dove si manteneva cucendo coccarde e facendo pizzi). Partecipò ai moti di Milano e Roma (1848 -1849), dove organizzò un soccorso sanitario che fu d’ispirazione al momento di fondare la Croce Rossa.

Trasformò una residenza di famiglia in un’impresa che ospitava un asilo e una scuola agraria per i figli dei suoi dipendenti. Fu anche giornalista questa patriottica pioniera che fece molto e seppe vedere lontano ma che soltanto nel 2021, al 150° anno della sua morte, si è vista celebrare con una statua. E non occorre qui essere suffragette infiammate per pensare che un uomo suo pari avrebbe (ha) ricevuto l’onore di un monumento molto prima, mentre altri l’hanno avuto combinando molto meno (a volte molto male) rispetto a quanto fatto dalla Belgiojoso.

 Mi riconosci?

Torna utile, allora, conoscere i dati del censimento compiuto dall’Associazione Mi Riconosci? che ha contato le statue dedicate alle donne nelle città di Milano, Torino, Venezia, Bologna Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palermo e Cagliari.

Escludendo dal computo le figure allegoriche come la Patria o la Vittoria, sono 20, di cui solo 8 sono vere e proprie statue o monumenti figurati dedicati a personaggi femminili realmente vissuti. I nomi ricorrenti sono: la scrittrice Grazia Deledda, la pedagoga Maria Montessori, suor Maria De Mattias.

Ma ce ne sarebbero molte altre. Si chiedono le promotrici del censimento perché non dedicarne a figure femminili che hanno svolto un ruolo da apripista nella storia come ad esempio Trotula de Ruggiero la medica più famosa della Scuola di Salerno?!.

La raffigurazione

Altrettanto importante è il problema della raffigurazione della donna celebrata, segnalato dalle promotrici di Mi Riconosci e non solo.

Nel 2003 ad Acquapendente (Viterbo), è stato svelato il monumento dell’artista Mario Vinci per le giornaliste Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli – entrambe uccise mentre svolgevano il loro lavoro – che rappresenta 2 donne nude. “Due giornalisti uomini sarebbero stati riprodotti nello stesso modo?” si chiede Claudia Arletti sul Venerdì de La Repubblica.

E ancora la Spigolatrice di Sapri, protagonista della celebre poesia omonima di Luigi Mercantini dedicata alla spedizione di Carlo Pisacane (1857) i cui versi ci raccontano di una lavoratrice dei campi che assiste alla tragica impresa dei patrioti, sterminati, dai borbonici: “Eran trecento erano giovani e forti e sono morti…”, chi non ricorda questi versi.

Ebbene la statua realizzata dall’artista Emanuele Stifano ci mostra una spigolatrice inspiegabilmente sexy, avvolta in una veste che sembra bagnata e che mette in evidenza i glutei. Ci si chiede se riuscirà il passante ignaro dell’antico accaduto a leggerne i riferimenti e le connessioni tra l’episodio storico i classici versi e la raffigurazione artistica.

Nella visione di Stifano, invece, posto che la statua “andava posta sul lungomare, ho approfittato della brezza marina che la investe per dare movimento alla lunga gonna e mettere così in evidenza il corpo. Questo per sottolineare un’anatomia che non doveva essere un’istantanea fedele di una contadina dell’Ottocento, bensì rappresentare un ideale di donna, evocarne la fierezza, il risveglio di una coscienza, il tutto in un attimo di grande pathos”.

Crediamo e rispettiamo le parole dell’artista che è rimasto nell’alveo della sua cifra stilistica e ha proceduto alla realizzazione dopo aver sottoposto il bozzetto dell’opera all’approvazione, ottenuta, della Committenza e consideriamo che il nudo maschile e femminile percorre l’arte, soprattutto scultorea, fin dai suoi albori.

Ma forse siamo talmente immersi in una cultura che da millenni oggettivizza il corpo femminile  (paradossalmente esaltata dalle onnipresenti teorie del marketing in questo XXI secolo), da continuare a farlo nonostante la sincera divergenza delle intenzioni. E  per il nostro occhio profano distinguere il confine tra arte, libera espressione dell’artista con la consueta ed estesa strumentalizzazione si fa, realmente, difficile.

Il prossimo 19 gennaio si conoscerà il progetto monumentale dedicato a Margherita Hack: chissà se, una volta svelato, vi riconosceremo la Signora delle Stelle. 

 

Immagini: 1-2) Milano, la statua raffigurante la protagonista del Risorgimento, Cristina Trivulzio Belgiojoso; 3) Acquapendente (Viterbo) il monumento dedicato alle giornaliste Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli, entrambe uccise; 4-5) Sapri, statua ‘La Spigolatrice’ al centro della celebre lirica di Luigi Mercantini; 6 Margherita Hack, cento anni nel 2022, Milano le dedica una statua

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