Che la Svizzera si scusi. E tutto questo finisca
Quando i bambini vivevano nascosti, scrivevamo nel 2018 raccontando il fenomeno dei piccoli italiani figli di lavoratori stagionali in Svizzera, costretti a vivere in clandestinità, reclusi nelle case con le tapparelle abbassate, perché se i vicini si fossero accorti della loro presenza, sarebbero stati allontanati dalla loro famiglia e portati negli orfanotrofi di confine come orfani di frontiera.
I lavoratori stagionali non avevano il diritto di portare con sé i figli, come decretato dallo Statuto che ha disciplinato la politica migratoria elvetica dagli anni ’30 del Novecento fino al 2002.
L’Associazione Tesoro
Alcuni di quei bambini, ora adulti, nonostante la realizzazione professionale e umana proprio nella nazione elvetica, non hanno dimenticato la loro infanzia segnata dall’obbligo all’invisibilità e affinché la Svizzera riconosca i suoi torti e chieda loro formalmente scusa, si sono riuniti nell’Associazione Tesoro.
Paola De Martin, docente universitaria a Zurigo, ne è la presidente. Nel 2018 ha scritto una lettera pubblica* all’allora presidente della Confederazione svizzera, Simonetta Sommaruga la quale ha risposto definendo “disumano” il trattamento riservato agli immigrati stagionali. E presso l’università pubblica di Neuchâtel è stata avviata una ricerca sullo statuto dei lavoratori stagionali che era formato da una serie di norme (fra le quali il divieto del ricongiungimento familiare) tese a evitare che gli immigrati s’insediassero e che, con le famiglie, gravassero sul welfare. Un’indagine che dovrebbe portare alla “rielaborazione storica del fenomeno delle famiglie divise: quante furono? Quali sono state le traiettorie esistenziali di chi ha vissuto la separazione? Quali le strategie per sopravvivere come famiglie? Quali sono gli effetti di questo trauma insieme collettivo e individuale?” come scrive il sindacato Unia – Svizzera nel suo articolo Ricordare non basta.
Per evitare lo stesso destino ai bambini di oggi
Ma ancora non sono arrivate le scuse pubbliche e il rimborso simbolico richiesto dall’Associazione Tesoro che vuole evitare che le sofferenze dei bambini del passato si ripeta per i minori degli immigrati di oggi. Nel 2014 e nel 2018 l’UDC (Unione democratica di centro) svizzero, lodandolo, l’ha riproposto.
Nella lettera pubblica, Paola De Martin l’ha scritto chiaramente: “Ma quanto è grande il bisogno di sempre nuovi clandestini che dimostra di avere questo paese, non fa in tempo a svuotare e digerire gli uni che già sono pronti i prossimi. Io con questa lettera mi assumo le mie responsabilità, affinché tutto questo finisca”.
*Il testo integrale della lettera pubblica di Paola De Martin, pubblicata dal sito INES, è disponibile qui.
Immagine: Alcuni ex bambini nascosti, fondatori dell’Associazione Tesoro, presidente Paola De Martin, la terza da sinistra