Bada a come parli!
Bada a come parli, probabilmente è il motto di Caterina Molinari, sindaco di Peschiera Borromeo (Milano) che risentita del commento espresso su Facebook da una sua concittadina le ha inviato i vigili a casa, esigendo le scuse.
Il commento della concittadina era critico ma educato: davanti alla notizia della giunta locale del rifacimento della segnaletica orizzontale la signora aveva scritto sul social network “amministrazione ridicola”, rispetto al cattivo stato di mantenimento delle strade della cittadina: come a dire, si pensa alla segnaletica quando si dovrebbe porre mano alle buche.
Ebbene, come riporta il locale 7giorni, ripreso poi da Il Giornale e da Radio Rai 1, il giorno seguente l’autrice del commento ha ricevuto la visita della polizia locale: per citofono gli agenti la invitavano a telefonare al comandante Grossi il quale, a sua volta, l’ha invitava a scrivere una lettera di scuse alla sindaca perché “risentita” dal commento. L’invito alle scuse, secondo il racconto della signora riportato da Il Giornale, è stato ripetuto 2 volte e la signora, impaurita, ha ubbidito, porgendo le scuse per iscritto a Caterina Molinari e cancellando il commento dal social. Ma a distanza di qualche giorno (il fatto è accaduto a fine giugno 2019) la signora si sente come se avesse subito “una forzatura”.
Il post, abbiamo già detto, è stato cancellato ma se, come è stato dichiarato, si limitava a definire l’amministrazione “ridicola” era pienamente legittimo e tutelato dal Diritto di Critica disciplinato dall’articolo 21 della Costituzione Italiana.
L’articolo, cui fa riferimento anche il Diritto di Cronaca, recita “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Ogni cittadino, dunque può esprime il proprio giudizio su ogni avvenimento legittimato dalla Costituzione. Al netto dell’offesa e del discorso d’odio, la critica per sua natura si rifà sempre a un determinato evento, sia esso artistico, sociopolitico, storico, culturale, letterario o religioso e “per sua stessa natura – leggiamo sul sito altalex.com – consiste nella rappresentazione critica di quello stesso fatto e, dunque, nella sua elaborazione”. Naturalmente nei limiti “della correttezza delle espressioni usate”. E l’aggettivo qualificativo ridicolo è più che legittimo.