Mutilazioni genitali femminili. Un problema anche italiano

Le mutilazioni genitali femminili (MGF) sono un problema anche italiano ed europeo.  Le stime riferite dallo studio dell’Università Bicocca di Milano parlano di una cifra che tra le 46mila e le 57mila donne straniere maggiorenni con mutilazioni genitali femminili presenti nel nostro Paese; stima per difetto perché non comprende le richiedenti asilo.

Addentrandosi all’interno delle comunità presenti in Italia le donne più colpite sono le somale (83,5%), le nigeriane (79,4%), le donne provenienti dal Burkina Faso (71,6%), dall’Egitto (60,6%) e dall’Eritrea (52,1%).

Le bambine e le ragazze sottoposte alle mutilazioni genitali femminili,  in Europa sono circa 500mila, nel mondo sono circa 200milioni le ragazze in 30 Paesi.

ActionAid, l’organizzazione indipendente a sostegno dei diritti fondamentali dell’uomo, afferma che per contrastare la pratica della MGF è fondamentale coinvolgere le comunità dei migranti. E il 6 febbraio 2018, in occasione della Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, l’organizzazione  ha lanciato il progetto After, che ha come simbolo un soffione viola, teso a esprimere il desiderio di libertà. Pubblicato sulle proprie pagine social, si può condividere il post del soffione, attraverso la pagina Facebook-ActionAid Italia o su Twitter con l’hashtag #endFGM.

E sempre il 6 febbraio 2018 l’associazione Aidos ha pubblicato la serie di video One Voice, documentari realizzati dai giovani attivisti e attiviste di origine europea e africana che hanno partecipato al training di formazione “Filming the Bridge”. I video che racchiudono storie riguardanti la pratica del MGF, sono stati realizzati in Uganda, Burkina Faso, Senagal, Mali, Kenya, Regno Unito ed Egitto.

Fanno parte del progetto Building Bridges-Costruire ponti tra Africa ed Europa per fermare le MGF, che si propone di far convergere e così aumentare l’efficacia delle diverse azioni del programma congiunto UNFPA e UNICEF, per il quale Aidos ha realizzato 2 training di formazione.

I partecipanti dei corsi hanno imparato a ideare, scrivere e produrre video, realizzando la serie OneVideo nata con l’intenzione di mettere in rilievo la necessità della comunicazione, per creare legami, ponti appunto, fra le comunità della diaspora e coloro che vivono nei Paesi d’origine.

I video riportano le voci differenti tra le persone che vivono ormai in Europa – spesso poste in un continuo confronto tra la propria cultura e quella africana – e gli amici e parenti che sono rimasti in Africa; differenze che fanno comprendere la complessità del fenomeno delle MGF ma anche i cambiamenti in atto.
OneVoice è visibile su You Tube, Facebook, Twitter e Instagram.

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