Trovavolontariato ma…. non perché non hai meglio da fare
Mi piacerebbe impegnarmi nel volontariato, ma non so a chi rivolgermi; mi posso fidare di un’associazione che non conosco; sarò in grado di affrontare questa problematica?
Ecco, solo alcuni dei quesiti che affollano la mente e il cuore di tante persone che vorrebbero donare parte del loro tempo a un’attività di volontariato. Dall’altra parte per un’associazione impegnata nel terzo settore non sempre può e deve accogliere chiunque si presenti, poiché potrebbe non avere la stabilità emotiva e/o intellettuale necessaria.
Risposte a questi quesiti, le troviamo nel progetto Trovavolontariato, promosso dai Centri di Servizio per il Volontariato del Lazio Cesv-Spes, il cui obiettivo è quello di facilitare l’accesso alle associazioni di volontariato del territorio da parte dei cittadini interessati a impegnarsi nel volontariato.
Attivo dal 2013, rappresenta un autentico percorso di orientamento al volontariato in cui i candidati-volontari sono guidati dagli operatori del CESV; ci si iscrive tramite il sito trovavolontariato.com. Il primo contatto è telefonico per un appuntamento a cui seguono 2 colloqui conoscitivi così da permettere agli operatori di raccogliere i dati forniti dalla persona e, al tempo stesso, di inquadrare la personalità del “candidato”, che avrà la possibilità di trovare il “proprio” volontariato.
Un progetto curato nel dettaglio che conta, ad oggi, 450 Organizzazioni di Volontariato nel Lazio è di 450, 220 nel territorio romano; “Trovavolontariato” è un autentico esempio di buona pratica.
Il progetto ci ha particolarmente incuriosito per la sua valenza sociale e siamo andati a trovare Stefano Raffaele, psicologo del lavoro, per saperne di più.
Stefano oltre a essere il coordinatore di Trovavolontariato, si occupa di selezione e formazione dei volontari in Servizio Civile e della formazione per studenti, docenti e volontari delle OdV nell’ambito del progetto Scuola e Volontariato.
L’ufficio di Raffaele è pieno di luce; alle pareti foto di amici, di affetti vicini e lontani che ti avvolgono come il suo modo di fare, quella gentile schiettezza, commista a ironia e saper essere, che ti ricorda che cosa significa svolgere un lavoro “su misura” con tutte le sue luci e ombre.
Leggo nella presentazione la conferma dell’alta percentuale delle donne attive nel volontariato, rispetto agli uomini (palese per chi frequenta gli ambienti di volontariato); secondo te quali sono le ragioni principali di questo forte divario?
C’è sempre stato storicamente un divario tra attivazione femminile e maschile nel mondo del sociale, credo sia una questione di indole, ma anche culturale, c’è la tendenza a pensare che certi mondi siano più femminili, quando probabilmente se andassimo ad analizzare la presenza degli uomini nel mondo del volontariato, il divario non sarebbe così ampio.
Dall’identikit dei volontari, risulta che la maggior parte possiede un titolo di diploma superiore; in che modo secondo te, può essere letta questa correlazione tra volontari attivi e titolo di studio?
Sicuramente chi ha un’istruzione minima sente di più l’esigenza di educazione civica che oggi manca totalmente nel nostro Paese, e quindi, attraverso il volontariato, di diventare un cittadino attivo che non resta a guardare ma che contribuisce in modo diretto al bene della collettività.
In merito all’età, l’identikit dei volontari presenta una percentuale molto alta tra i giovani che si riscontra nella maggior parte delle associazioni, forse perché molti studenti si rivolgono a voi per svolgere tirocini?
Credo che in Italia ci sia un grandissimo divario tra teoria e pratica soprattutto per quanto riguarda le università. L’attivazione personale nel mondo del volontariato è un modo concreto di fare delle esperienze sul campo di alto livello formativo; però vorrei anche aggiungere che, nel mondo distorto della comunicazione, si evidenziano sempre le caratteristiche negative dei giovani, quando a mio parere c’è un esercito silente di giovani che quotidianamente si impegnano molto nel sociale, sia cattolico che laico.
Sempre in merito all’età, la fascia 60-65% è quella meno attiva; questo dato rappresenta l’effettiva presenza della “terza età” nel volontariato, poiché come evidenziavo nella domanda precedente, la percezione è nettamente diversa.
Probabilmente c’è una motivazione che sta nella tua stessa domanda, ovvero quella fascia d’età rappresenta già lo “zoccolo duro” delle associazioni di volontariato, pertanto non si rivolgono a noi in quanto già inseriti in questa realtà
Per la categoria per professioni, oltre alla categoria studenti, emergono “disoccupati” e lavoratori dipendenti”; quali sono le motivazioni principali che spingono un disoccupato a rivolgersi al volontariato?
Questa domanda l’ho posta direttamente anch’io ai disoccupati che si rivolgono a noi e devo dire che, anche se in percentuale minima, c’è qualcuno che pensa o meglio spera che ci sia qualche possibilità lavorativa; mentre invece la maggior parte dei disoccupati lo fa per tenersi impegnato, ovvero piuttosto che restare a casa preferisce fare del volontariato per non “buttare” il tempo, e nello stesso tempo, intrecciare nuove relazioni che, non si sa mai, potrebbero avere anche dei risvolti interessanti.
… Mentre “pensionati” e “casalinga” presentano basse percentuali; questa fotografia rispecchia realmente la presenza dei volontari attivi sul territorio laziale?
Non abbiamo la presunzione di dire che attraverso i dati che abbiamo raccolto (seppure siano circa 7000 le persone che si sono rivolte a noi) di aver definito l’identikit del volontario laziale; la considerazione che possiamo fare è che evidentemente queste categorie di persone, rispetto alle altre, o sono più organizzate oppure hanno più tempo a disposizione per cercare da soli una soluzione per fare volontariato.
“Trovavolontario” è una pratica del territorio laziale o è estesa ad altre regioni italiane?
È assolutamente una pratica innovativa del Lazio. Nelle altre Regioni generalmente (basta vedere i siti degli altri Centri di Servizio per il Volontariato), c’è una sezione sui loro siti dedicata a chi vuole fare volontariato con contatti diretti con le associazioni che cercano volontari. Noi, invece, nel Lazio facciamo un percorso diverso, ovvero siamo i promotori, nonché i “tutor” del “matching” tra aspiranti volontari ed associazioni.
Secondo te, quali sono le caratteristiche che deve avere un volontario e quali motivazioni non dovrebbero essere “prese in considerazione” se si ci avvicina a questo settore?
Secondo me non esistono delle caratteristiche specifiche per un volontario, anzi vorrei rispondere con le parole di una giovane volontaria intervistata qualche giorno fa da una mia collega, che ha risposto in maniera puntuale a questa domanda: l’unica cosa che serve è la volontà e la sensibilità.
Le motivazioni che non appartengono a questo mondo sono ovviamente quelle legate al profitto o alla voglia di farlo così per perdere tempo, perché, è assolutamente vero che a differenza di quanto si possa immaginare, ci si può divertire tanto facendo volontariato, ma l’approccio deve essere sempre serio e rispettoso, quindi se la motivazione è non ho niente di meglio da fare…forse è consigliabile dedicarsi ad altro.