La Terra? Un pianeta molto raro
‘Non c’è un pianeta b’, non è soltanto uno degli slogan più riusciti degli ambientalisti; è anche una considerazione di fatto alla luce dell’annuncio dell’ astronomo Tilman Spohn, direttore dell’International Space Science Institute (Istituto Internazionale della Scienza Spaziale) di Berna.
Nel corso dell’Europlanet Science Congress (EPSC) 2022, svoltosi lo scorso settembre a Granada (Spagna), il professor Spohn ha affermato che nel cosmo pianeti simili alla Terra sono molto rari.
“Per dimostrarlo abbiamo usato un modello computerizzato che riproduce la formazione dei pianeti a partire dalle nebulose di polveri e gas. Applicandolo a corpi delle dimensioni della Terra, posti nella zona abitabile intorno alle loro stelle, ci siamo accorti che gran parte di quei pianeti virtuali erano o waterworld, ossia corpi coperti per nove decimi o più da oceani con un clima soffocante con caldo umido” oppure, ha proseguito il professore, pianeti in condizioni opposte, ossia i pianeti dune “corpi con un terzo o meno dei nostri mari, quindi desertici e con un clima freddo e secco come quello delle ere glaciali”.
Pianeti simili alla Terra, ha proseguito il professore, ossia con una copertura dell’acqua corrispondente al 70%, con un clima vario, formato da vari continenti in condizioni di ospitare ecosistemi complessi, simulando con il modello computerizzato sono apparsi soltanto l’1% delle volte, in confronto all’80% dei dune e il 19% dei waterworld.
Non è escluso che in pianeti “più aridi o più umidi del nostro non possano svilupparsi ecosistemi complessi e forme di vita intelligenti”. Ma certamente, ha concluso, Tilman Spohn, la simulazione ha confermato che “il nostro pianeta è di un tipo molto raro, in grado di accogliere una vasta gamma di specie viventi, marine e di terraferma, adattate a tanti climi diversi”.
Come viene confermato che è il rapporto equilibrato tra gli oceani e la terraferma ad essere essenziale per l’evoluzione di una biosfera simile alla Terra, condizione indispensabile per la sopravvivenza della vita umana. Alterarla significa alterare le nostre esistenze. E come dicevamo, non c’è un pianeta b.
Immagine di Tilman Spohn, tratta dal video ‘Formation and evolution of planets (part 1)’- YouTube