G7 Salute. Il 40% delle demenze può essere prevenuto

In merito all’invecchiamento e all’eventuale conseguente declino cognitivo, la neurologa Matilde Leonardi, direttore della neurologia all’Istituto Besta di Milano e membro del consiglio della Società italiana di neurologia (Sin) e della European academy of neurology (Ean), sostiene che “il 40% delle demenze può essere prevenuto, migliorando lo stile di vita”.

Evitare ciò che un tempo era inevitabile

Alla vigilia del G7 Salute – che si svolgerà presso la Mole Vanvitelliana di Ancora, città eletta a capitale europea della salute, nella giornata dedicata alla salute del cervello (8 ottobre), la neurologa Leonardi ha spiegato all’Adnkronos che si può parlare di salute del cervello “perché la ricerca ha dimostrato che siamo in grado di prevenire ciò che una volta era considerato inevitabile”, come appunto l’invecchiamento e il declino cognitivo.

“L’Italia, insieme a Svizzera, Norvegia, Finlandia e altri tre Paesi europei, ha deciso di adottare una strategia nazionale per promuovere la salute del cervello” e prevenirne il decadimento attraverso la pratica di “attività come lo sport”, mantenendo le relazioni sociali e che siano “relazioni positive”, seguendo una buona dieta, camminando ogni giorno e tenendo sotto controllo la pressione e il diabete.

La prevenzione è fondamentale per contrastare l’avversa situazione mondiale, che ha visto tra il 1990 e il 2021 i disturbi neurologici (tra questi si annoverano le demenze senili), diventare la principale causa di disabilità e la seconda causa di morte a livello globale, con nove milioni di decessi all’anno.

Per la SIN, che ci ha fornito i dati, afferma che “assistiamo a un aumento delle malattie neurologiche e mentali correlate all’età”.

Ma è categorico che la prevenzione accompagni l’intera esistenza umana, sfatando la convinzione che debba iniziare nell’età adolescenziale.

I disturbi neuropsichiatrici

I neurologi psichiatrici, infatti, lanciano l’allarme: 1 bambino o adolescente su 5 in Italia soffre per un disturbo neuropsichiatrico: parliamo di circa 2 milioni di bambini che nel nostro Paese sono affetti da disturbi del neurosviluppo, dalle sindromi dello spettro autistico, ai disturbi da deficit di attenzione con iperattività, alle malattie neurologiche come le paralisi cerebrali infantili, alle disabilità intellettive, alle malattie rare ad interessamento neurologico, ai disturbi psichiatrici dell’infanzia e dell’adolescenza inclusi i disturbi del comportamento alimentare.

Prima dei 14 anni

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel mondo tra il 10 e il 20% di soggetti da 0 a 18 anni soffre di disturbi mentali e il 75% delle patologie psichiatriche esordisce prima dei 25 anni, la metà presenta sintomi prima dei 14 anni.

“Il cervello umano va incontro ad enormi cambiamenti dal periodo del concepimento fino all’inizio dell’età adulta. Eventi negativi durante lo sviluppo precoce, in periodi critici per le funzioni e la struttura del cervello, possono avere effetti permanenti sul medio e lungo periodo e predisporre a sviluppare malattie mentali in età adulta” spiega Elisa Fazzi, presidente della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA) e direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili e Università di Brescia.

“I disturbi del neurosviluppo causano una compromissione del funzionamento personale, sociale, scolastico o lavorativo, interessano più aree dello sviluppo con una frequente comorbilità tra loro – prosegue l’esperta che raccomanda la prevenzione precoce, prima dei 14 anni.  Perché se è vero “che alcune patologie psichiatriche danno segno di sé in modo specifico in età adolescenziale, spesso sono l’esito di disturbi iniziati molto tempo prima o insorti nei primi anni di vita, le cui manifestazioni si modificano a seconda della plasticità del sistema nervoso e dell’evoluzione dell’individuo”.

“La maggior parte dei disturbi del neurosviluppo persiste durante l’adolescenza e l’età adulta – interviene Antonella Costantino, già presidente SINPIA e direttore UONPIA Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano – e può portare a difficoltà sociali e comportamentali e ad una ridotta indipendenza nell’arco di vita. Quindi una diagnosi precoce è fondamentale per poter attivare strategie di intervento tempestive e mirate. Solo così possiamo agire sulle traiettorie di sviluppo, riducendo l’impatto sui bambini affetti e sulle loro famiglie”.

Il passaggio all’età adulta. I bisogni non mutano

La salute mentale nel passaggio all’età adulta di bambini e ragazzi fino a quel momento seguiti in ambiti pediatrici rappresenta un tema delicato e ancora oggetto di riflessione da parte dei neuropsichiatri infantili. “La terminologia anglosassone sintetizza questo momento con il termine transition – sottolinea Renato Borgatti, direttore della Struttura Complessa Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Fondazione Mondino IRCCS e dell’Università di Pavia, membro SINPIA – mentre è preferibile parlare di continuità di cura così da trasmettere l’idea che con il passaggio all’età adulta non mutano i bisogni dei ragazzi, che devono trovare risposte adeguate adattando un sistema di presa in carico pensato per una persona adulta e collaborante. L’intento comune è quello di proporre un modello di transizione della cura programmato e coordinato, incentrato sul soggetto e la sua famiglia, anche in relazione al grado di complessità multidisciplinare richiesto dalla patologia”.

Il modello di intervento della neuropsichiatria italiana

“Il modello di intervento della neuropsichiatria italiana – conclude Massimo Molteni, neuropsichiatra infantile e responsabile dell’Area di Ricerca in Psicopatologia dello Sviluppo, IRCCS Eugenio Medea,  e membro SINPIA – è unico al mondo e consente di affrontare le malattie croniche e multiproblematiche dello sviluppo neuropsichico del bambino e dell’adolescente con un modello assistenziale fortemente integrato tra ospedale e territorio, nell’ambito di una rete specialistica multidisciplinare dedicata, in grado di garantire risposte specifiche per età e tipologia del disturbo, con il coinvolgimento attivo delle famiglie, e con una forte attenzione ai contesti sociali di vita, coessenziali nelle attività di prevenzione primaria, nell’ambito di percorsi di cura complessi e in continua trasformazione”.

Il 10 ottobre

Il 10 ottobre, sarà la giornata centrale del G7 Salute, in concomitanza con la Giornata Mondiale della Salute Mentale 2024, istituita nel 1992 dalla Federazione Mondiale per la Salute Mentale (MFMH) e riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità al fine di sensibilizzare sul tema della salute mentale, mobilitare gli sforzi per un adeguato sostegno alle persone colpite e combattere lo stigma e le discriminazioni.

 

 

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