Contro i matrimoni infantili e forzati

11 ottobreGiornata Internazione delle Bambine e delle Ragazze. Sono circa 1, 1 miliardi le bambine nel mondo e un terzo di loro continua ad essere svantaggiata e a subire discriminazioni di genere. Solo i 2/3 dei paesi in via di sviluppo (stime delle Nazioni Unite), hanno raggiunto l’equità di genere nell’istruzione primaria, le  discriminazioni le vivono in famiglia dove il favorito è il figlio maschio, molte sono ancora sottoposte all’ablazione,  altre sono costrette a soggiacere ai matrimoni precoci o a sposarsi con una persona che non hanno scelto.

I matrimoni infantili e/o forzati non avvengono soltanto nei Paesi che osservano una religione diversa dal cristianesimo: è un fenomeno molto esteso anche nella cattolicissime Centro e Sud America.
A rivelarlo una ricerca approfondita  che il  Fondo de Población e l’Ong Plan Internacional hanno condotto in Bolivia, Brasile, El Salvador, Honduras, Nicaragua, Perù, Repubblica Domenicana e Guatemala.

Lo studio, nato per analizzare qualitativamente il fenomeno asserisce che – nell’ambito della  normativa favorevole e dell’imperante disuguaglianza di genere –  individua 7 motivi come i principali che costringono le giovanissime e giovani ai matrimoni forzati e precoci.

I 7 motivi

1) Fuggire dalla violenza –  Secondo il rapporto, spesso le ragazze accettano i matrimoni precoci per sfuggire agli abusi e alla violenza che subiscono nelle loro case. Ma la loro sorte, spesso, non cambia: si ritrovano a dover affrontare la violenza, l’abuso e il controllo del partner, il quale, frequentemente, non  permette loro di proseguire gli studi, di lavorare o di uscire da sole. Un crimine socialmente accettato e, come tale, non denunciato alle autorità.
Afferma l’inchiesta che “i casi che potrebbero essere chiaramente classificati – ai sensi della legge – come abusi fisici o sessuali perpetrati sulle minori, così come la violenza di coppia, non sono denunciati.  Il sesso con bambine è consentito o tollerato dalla comunità. Gli stessi uomini intervistati non hanno avuto remore nel dichiarare di usare violenze nei confronti delle loro mogli adolescenti, di controllarle e decidere per loro”.

2 – Per fuggire dalla povertà –  Le bambine intrecciano relazioni e accettano di unirsi precocemente ad un compagno per fuggire dalla povertà della propria famiglia, ma avvisa il Rapporto “ nella trattativa matrimoniale non hanno autonomia ”. Molti degli intervistati hanno affermato di essersi offerti volontari per il matrimonio con bambine  per aiutare le famiglie di origine, evitare che avessero una bocca in più da sfamare.  Il loro intento è quello aiutare le madri delle bambine. Così queste ultime si “ritrovano intrappolate” in  una relazioni che non lascia loro alcun tipo di autonomia.

3) Per la doppia morale sessuale –  Sono le  norme di genere a  definire ciò che le ragazze possono e non possono fare  all’interno di un rapporto di coppia. Fin dall’infanzia vengono instillate norme di genere non eque: i figli maschi sono più apprezzati e godono di maggiore libertà, mentre le femmine devono dividersi tra la scuola e le faccende domestiche.

Una doppia moralità sessuale e il controllo delle sessualità delle ragazze obbliga queste ultime alle unioni precoci. Si legge nel Rapporto: “I genitori, temendo che le loro figlie possano essere sessualmente attive, limitano la loro mobilità e l’interazione con l’altro sesso, invece di fornirle l’adeguata educazione sessuale e d’incoraggiare la loro capacità decisionale.  Le ragazze idealizzano l’amore romantico, ma non hanno l’autonomia per decidere quando e in quali circostanze è giusto fare sesso. E, posto che il dialogo sul sesso è considerato vergognoso, quando i genitori scoprono che le loro figlie hanno relazioni sessuali, premono affinché si sposino salvando così l’onore della famiglia”.

Generalmente le unioni precoci sono il riflesso delle opinioni degli adulti sulla sessualità adolescenziale, su come deve essere gestita e/o sanzionata.  Secondo lo studio l’incapacità di educare i giovani al sesso e alla sessualità, la mancata protezione per le ragazze dal sesso coatto e dalle gravidanze indesiderate sono il riflesso  di valori patriarcali e discriminatori.

4) Per le regole maschili dominanti –  Il fatto che le norme maschili dominanti spingano gli uomini a unirsi a donne giovani rafforza il potere che hanno nei confronti del matrimonio infantile.
Per il   Fondo de Población le bambine affrontano “ruoli di genere sleali”, a volte sono private dei diritti e libertà fondamentali, come scegliere l’abito da indossare o uscire di casa senza permesso. Le grandi differenze di età  fra gli uomini e le adolescenti aggrava le disparità di genere.
“Gli uomini sono esortati al matrimonio infantile dagli altri uomini – racconta lo studio – secondo la mentalità comune agli 8 Paesi presi in esame i ‘veri uomini’ sono quelli che hanno i soldi, che possono aiutare le ragazze economicamente”.

5) Per colpa dei genitori – Premesso che ci sono  genitori che lottano duramente per evitare che le proprie figlie cadano vittime di un matrimonio precoce,  nella maggior parte dei casi sono i padri e le madri che, spesso, acconsentono al matrimonio o alle unioni precoci delle loro figlie. Il Rapporto sottolinea che “il processo decisionale dei genitori è indiscutibile e non mancano i casi in cui è lo stesso padre della ragazza o le autorità della comunità a organizzare il matrimonio”.

6) Per mancanza d’istruzione –   Le norme di genere spesso stabiliscono che la scuola è più importante per i ragazzi che per le ragazze, posto che queste ultime “hanno meno probabilità di svolgere nel futuro un lavoro che richieda istruzione”.  La scuola, poi, è considerata un ostacolo allo svolgimento dei lavori domestici e, nelle zone rurali, al lavoro nei campi. Ed infine, pur essendoci leggi che garantiscono il diritto alle ragazze in attesa di un figlio di frequentare la scuola,  spesso le adolescenti incinte sono espulse o costrette a ritirarsi  perché rappresentano un “esempio vergognoso” per le altre giovani.

Sebbene negli 8 Paesi la gravidanza adolescenziale sia sempre di più riconosciuta come un problema che richiede un’ azione statale, le misure prese in ambito dell’eduzione sessuale non sono sufficienti per migliorare le scelte di vita delle ragazze che hanno accesso limitato alle informazioni e alla contraccezione. I protocolli in merito sono “incoerenti”  e non ci sono abbastanza operatori sanitari formati, in particolare per adolescenti molto giovani.  Ma, prosegue l’inchiesta,  la limitata divulgazione della salute sessuale e riproduttiva riguarda anche i bambini e gli uomini che non considerano la prevenzione della gravidanza  come una loro responsabilità. Una volta incinte, poi “le ragazze non hanno quasi accesso ai servizi medici o all’aborto sicuro nei luoghi dove è legale”.
D’altronde la stessa educazione sessuale, quando c’è, è scarsa e tende a riflettere le norme e credenze socio-culturali,  comprese le paure e i preconcetti. E quando i Ministeri della Pubblica Istruzione richiedono che  l’educazione sessuale sia impartita nelle scuole, i budget per la formazione degli insegnanti non vengono assegnati o gli stessi insegnanti sono riluttanti a insegnarla, credendo, erroneamente, che stimolerebbe l’attività sessuale.

7 – Per la debolezza delle leggi –  In conformità con gli accordi internazionali,  recenti modifiche legislative hanno portato l’età minima per il matrimonio a 18 anni, in alcuni casi, oltre i 18 anni.   Tuttavia le leggi, spesso, stabiliscono eccezioni in cui padri, madri, tutori o giudici  possono consentire il matrimonio prima dell’età minima stabilita.  E la stessa applicazione della legge rimane debole e consente strategie per essere superata.

Poi ci sono “le unioni informali – rimarca lo studio – che  spesso rimangono al di fuori dell’ambito amministrativo delle agenzie governative, creando grandi lacune per evitare sia  le sanzioni ufficiali sia i servizi di supporto”.

Nel corso della ricerca è emerso che in generale i professionisti legali,   le autorità politiche o i leader della comunità vedono il matrimonio infantile come un problema “privato”. E viene fatto poco per prevenirlo:   sono previste sanzioni soltanto  per le unioni . “I governi non stanno agendo con sufficiente determinazione per prevenire o rispondere ad abusi sessuali su minori, stupri e altre forme di violenza di genere” riporta l’inchiesta.  In molti ambienti, i minori, in quanto tali non possono  cercare direttamente la protezione del governo e delle leggi.  E, in caso di stupro, raramente  vi è  coordinamento tra i servizi sanitari e il sistema giudiziario”.  Nessuno dei Paesi intervistati dallo studio  ha documentato sistemi di protezione sociale o di sicurezza efficaci per le ragazze, né  meccanismi  per aiutarle ad accedere al sostegno dei bambini nati dai loro partner.

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