Una campana molisana per Hiroshima

La Regione Molise ha fatto realizzare una campana dalla Pontificia Fonderia Marinelli per donarla, in segno di pace e vicinanza, alla città giapponese di Hiroshima, in occasione del 80° anniversario del lancio della bomba nucleare che distrusse la città, il 6 agosto 1945.

Alta 110 centimetri con un diametro di 105 centimetri e peso di 740 chili, la campana in bronzo presenta dettagli in bassorilievo che esaltano la sua natura simbolica: le sagome intrecciate del Giappone e dell’Italia, sul lato opposto sotto la scritta Molisakura – crasi tra il nome Molise e il fiore sakura, emblema di rinascita e bellezza effimera, un albero di ciliegio che affonda le radici in una zolla che riproduce la forma del Molise e, incisa la fase Tradizione che fiorisce nel futuro, per celebrare l’incontro tra le due culture.

Al quarto lato della campana è stato affidato un messaggio di pace universale, con l’immagine del Genbaku Dome di Hiroshima, simbolo di memoria e resilienza, affiancata da delicate gru di carta, emblema giapponese di speranza e longevità. Accanto ad esse due ulivi italiani rappresentano la pace e il legame tra passato e futuro.

Infine l’incisione 80° HIROSHIMA commemora l’80° anniversario del bombardamento atomico, invitando a riflettere sull’importanza della memoria condivisa e della cooperazione, quanto mai pregnante.

La campana, prima di raggiungere Hiroshima, sarà presentata al Padiglione Italia di Expo 25 di Osaka, dal 6 al 12 luglio 2025

La Pontificia fonderia di campane Marinelli. Tra le più antiche al mondo

La Pontificia fonderia di campane Marinelli è un’azienda metallurgica di Agnone (Isernia), tra le più antiche fonderie al mondo e la più antica in Italia anche come azienda familiare.

Sembra che dell’esistenza della fonderia esistano testimonianze fin dall’anno 1000. È certo, invece, che le prime campane fuse risalgono al 1339, per opera di Nicodemo Marinelli.

Nei secoli che seguirono, nonostante il passaggio di dinastie monarchiche al comando, la fonderia continuò alacremente, realizzando campane per chiese e campanili edificati nelle varie parti d’Italia.

Nel 1924 papa Pio XI conferì alla famiglia Marinelli di avvalersi dello stemmo pontificio.

Nel 1944 durante la Seconda guerra mondiale, i tedeschi requisirono la fonderia per destinarla a proprio quartiere generale e usarono le campane in fase di fusione per costruire armi pesanti.

L’oltraggio tedesco non scalfì la fama dell’arte campanaria dei Marinelli, i quali, terminata la guerra, riaprirono la fonderia e furono loro a costruire il concerto di campane per la cattedrale abbaziale di Montecassino, quando venne riconsacrata da Paolo VI il 24 ottobre 1964, ricostruita dopo essere stata rasa al suolo nel corso della famosa battaglia avvenuta tra le forze alleate e quelle tedesche, dal gennaio al maggio di vent’anni prima.

L’epilogo simbolico della guerra. Di tutte le guerre

In quel giorno di ottobre – scelto perché dedicato a San Benedetto, fondatore della cattedrale abbaziale -, Paolo VI con la sua omelia volle lanciare un accorato appello alla pace e alla cessazione di tutte le guerre.

“Così celebriamo la pace. Vogliamo qui, quasi simbolicamente, segnare l’epilogo della guerra; Dio voglia: di tutte le guerre!”, così disse il papa, esprimendo fiducia nella “società europea delle nazioni” nominò San Benedetto patrono principale d’Europa con la lettera apostolica Pacis Nuntius (Messaggero di Pace).

Tutto chiede pace!

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