Scartafaccio d’autore. Dal Canzoniere al rap
Il primo scartafaccio – Secondo la tradizione fu il grande trecentista Francesco Petrarca, il primo a considerare l’importanza di archiviare le brutte copie e le note delle varianti delle sue composizioni letterarie, come testimonianza del suo lavorio compositivo.
Così dal 1300 fino ai giorni nostri, sono tantissimi gli scartafacci d’autore, cioè i quaderni autografi pieni di correzioni e ripensamenti ad attestare la fatica del comporre anche per i grandi talenti della letteratura.
Una grande collezione, che ha portato in Italia per la prima volta, oltre cento specialisti di critica e filologia d’autore a dibattere sull’importanza dello studio dei manoscritti d’autore nel convegno Genesis Costanti e varianti nella critica genetica, organizzato dall’Alma Mater di Bologna.
Quando gli scrittori cambiano idea
“Gli scrittori possono cambiare e cambiano idea. L’opera d’arte non si compone della sola stesura finale, della bella copia, al contrario, è frutto di un processo lunghissimo, processo esso stesso parte dell’opera, che cela tutto il lavoro compiuto dallo scrittore” così la professoressa Paola Italia, ordinaria di Filologia della letteratura italiana all’Alma Mater.
L’opera d’arte è come un organismo vivente, con una sua genesi e una sua evoluzione, il cui valore può essere ritrovato anche nelle ‘approssimazioni’ e negli avvicinamenti, prosegue Paola Italia che prende come esempio L’infinito di Giacomo Leopardi dove nella versione del 1819 ai versi 3 e 4 si legge ‘del celeste confine il guardo esclude. Ma sedendo e mirando un infinito spazio‘, e nel 1820: ‘Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude‘ e ‘Ma sedendo e mirando, interminati spazi”.
Tra le altre “brutte copie” di Leopardi, è considerato “un caso emblematico” lo studio della genesi della poesia Alla luna, fin dal titolo che si è “evoluto nel tempo”, dal primo La luna, per passare a La luna o la Ricordanza, passando per La Ricordanza per approdare al titolo definitivo Alla luna.
Lo scartafaccio più antico, come anticipato, è il Canzoniere – Codice degli abbozzi, di Francesco Petrarca. conservato presso la Biblioteca Vaticana, pubblicato per la prima volta nel 1642 e che racchiude quarant’anni del suo lavorio dal 1336 al 1374, anno della sua morte.
Seguono per popolarità e fama, secondo il magazine di Unibo, i Miscellanea del poeta umanista e filologo Angelo Poliziano (1454 – 1494), i “frammenti autografi del celebro poema Orlando Furioso di Ludovico Ariosto (1474 – 1533), custoditi nella Biblioteca Nazionale di Napoli e nella Biblioteca Ariostea di Ferrara, la Storia Fiorentina di Benedetto Varchi (1503 – 1565) e il celebre manoscritto Fermo e Lucia (ma per la stessa Paola Italia potrebbe essere Gli sposi promessi, v. Corriere della Sera, 2021), di Alessandro Manzoni con le correzioni di questa prima stesura di quello che sarà il romanzo definitivo i Promessi sposi.
Citato, infine, il manoscritto del contemporaneo Carlo Emilio Gadda, Eros e Priapo, un libretto satirico di matrice antifascista e antimussoliniano che lo scrittore lombardo riprese in mano dopo vent’anni.
Da Gianfranco Contini e la sua critica degli errori
La metodologia critica degli scartafacci è stata introdotta dal letterato e filologo e storico della letteratura italiana Gianfranco Contini (1912 – 1990) il quale sosteneva che per conoscere una produzione letteraria non è sufficiente analizzare l’ultima versione dell’opera, ma è necessario analizzare tutte le fasi correttive, riportate nelle brutte copie e nei quaderni di minute degli autori, vale a dire gli scartafacci.
Questa metodologia è definita critica della varianti, critica degli errori o critica genetica, in contrapposizione all’idealismo di Benedetto Croce, che prendeva in considerazione l’opera artistica soltanto nella sua ultima versione.
Ricordiamo la nota di Croce nel suo Quaderni della Critica del 1947 “Illusioni sulla genesi delle opere d’arte documentabili dagli scartafacci degli scrittori”, mostra un grande interesse per l’estetica mentre per il linguista Contini la critica deve conoscere la genesi del testo, seguirne le variazioni, l’iter creativo, considerando l’opera letteraria in quanto tale nel suo divenire.
Transmedialità nelle varianti
Partendo da questo presupposto, il convegno bolognese – che si è svolto dal 9 all’11 maggio 2024 presso la stessa Alma Mater – ha dimostrato come “ la critica genetica ha come obiettivo quello di rappresentare e interpretare il processo e non riguarda solo la genesi dei testi manoscritti e a stampa, ma l’origine di tutti i prodotti dell’ingegno, dai più tradizionali – testi poetici, racconti, romanzi, saggi, testi teatrali, alle sceneggiature, storyboard, graphic novel, non fiction narrative –, senza trascurare le arti visive e la musica”, tra cui il rap.
Alle arti visive e alla musica il convegno ha dedicato la sessione Transmediality in variants.
Immagine: scartafaccio di Alessandro Manzoni di una delle stesure del definitivo ‘I promessi sposi’