Il Paese che ha possibilità di resistere… come un gatto in tangenziale
Come un gatto in tangenziale è l’ultimo film di Riccardo Milani, regista cinematografico e televisivo. Terzo nella classifica dei film più visti dall’inizio dell’anno. Antonio Albanese e Paola Cortellesi sono Giovanni e Monica, i protagonisti che vengono affiancati da un’eterea Sonia Bergamasco nei panni di Luce, ex moglie, e da un’Amendola, ex marito galeotto, che gioca con il suo personaggio fino a diventare una marionetta di sé stesso.
Tutti attori impeccabili, abili a passeggiare fra le fila di una trama per certi versi scontata. Qualcuno, infatti, lo critica mettendolo a confronto con la commedia italiana vecchio stampo, capolavori appunto di altri tempi. Eppure si ride, molto. E si riflette, come sempre nei film e negli sceneggiati di Milani, leggeri, ma puntuali nella rappresentazione della fisionomia di questa italietta degli ex collettivi, fiera delle sue battaglie e dei suoi approdi liberal – progressisti.
Giovanni è un professionista, intellettuale e integralista, che lavora in una think tank, confrontandosi di continuo con la Fata Turchina, l’Europa attenta e premurosa, sempre e comunque pronta a per-donare i suoi Pinocchi. Monica, invece, è una coatta che abita in una periferia romana, lontana dal benessere, dal perbenismo ecologista, conosce bene le bugie dei grilli parlanti, autori e fautori ‘der magna-magna’. Per lei un mantra che ripete di continuo. Vive con il figlio e due sorellastre, Pamela e Suellen; il marito, naturalmente, è in carcere. Questa donna stile ‘Gomorra de noantri’ conosce come va il mondo, perché ne ha sentito gli schiaffi da sempre, da quando, ad esempio, è stata licenziata come cassiera, sostituita dalle casse risparmio tempo.
Ebbene i protagonisti, nonostante abitino entrambi il medesimo terreno capitolino, vivono naturalmente realtà tanto diverse da rendere impossibile un loro incontro. Ma, ben si sa, i muri talvolta crollano, accorciando inevitabilmente le distanze. I due si conoscono grazie a un amore adolescenziale che sboccia fra la figlia di lui, Agnese, tredicenne, e il figlio di lei, Alessio. La strana coppia suscita la preoccupazione dei genitori che temono le conseguenze di questo amore passeggero. Democrazia dei sentimenti, uguaglianza delle paure!
Sulla falsa riga del veto manzoniano che per bocca di Don Rodrigo ostacola l’amore fra Renzo e Lucia, questi impavidi genitori sono intenti a porre fine a questo criticabile rapporto. Ne nascono gag e situazioni esilaranti che offrono una fotografia netta di questa contemporaneità inconsapevole del suo presente e dei passi falsi che possono condurre verso uno dei peggiori futuri.
Così noi spettatori restiamo ammaliati dall’allegria delle battute, da quello strano posto di mare frequentato da Monica che si chiama Coccia de morto, sebbene restiamo impigliati nelle catene di una strana malinconia. La stessa che si respira a Capalbio, luogo frequentato da Giovanni e da tanti intellettuali persi in discorsi impossibili.
Questo il senso di fallimento che il fruitore attento respira dinnanzi alla pellicola. Un insuccesso incarnato dall’ apparente perfezione della splendida Luce ex moglie di Giovanni che, trasferitasi in Provenza per creare essenze, torna a Roma perché vuole conoscere il fidanzatino della figlia, un ragazzo semplice. Ed è fiera di lasciare le sue coltivazioni di lavanda, ecologicamente correct, per sostenere la piccola Agnese giovane integralista! Luce è una radical chic della miglior specie, una di quelle che ha occupato il liceo e che dell’eguaglianza ne ha fatto un sistema di vita. Mentre Monica è aggressiva, spietata, schierata contro gli immigrati che abitano nel suo palazzo, cucinano secondo le loro tradizioni, ascoltano la loro musica, parlano la loro lingua.
La convivenza quotidiana con le altre etnie, tuttavia, mostra i fallimenti dell’integrazione ideologica ben lontana dalle complicazioni della realtà lacerata, lacerante delle periferie nostrane. Ma il lieto fine, realistico nelle sue sfumature logiche, lascia un senso di speranza, ma chi di speranza vive, disperato muore? O forse questo paese ha possibilità di resistere come un gatto in tangenziale.