Lettere d’amore dall’Appia Antica

Sono diventate un libro, a cura dell’archeologa Rita Paris, le 49 lettere ritrovate in due tubuli in piombo – simili ad antiche fistule idriche – dagli archeologi impegnati in un tratto della Via Appia Antica, all’altezza del V miglio, nel febbraio 1999.

Ma i reperti non appartenevano ai secoli remoti della regina viarum (regina delle strade), erano, storicamente recentissimi, come si evinceva dalla data riportata in caratteri romani, 30 settembre 1929, con le lettere UH su l’uno e LL sull’altro.

Gli archeologi supposero che molto probabilmente la data si riferiva alla loro sepoltura compiuta da UH.

Perché proprio UH? Perché il contenuto del tabulo UH era molto ben conservato, al contrario di quello con le lettere LL, degradato dalle infiltrazioni d’acqua e irrecuperabile, malgrado l’intervento degli specialisti della carta.

Il tabulo UH conteneva lettere rivestite da carta velina, oltre a un ritratto in carboncino di un uomo, 4 fotografie dello stesso, e uno scampolo di un foglio con le iniziali LL.

L’archeologa Paris, che della via e dell’importante e prezioso sito Parco Archeologico dell’Appia Antica è stata direttore, iniziò subito a prestare attenzione e studio all’insolito ritrovamento, attraverso le lettere leggibili del tabulo UH.

Scoprì così che si trattava di un carteggio dal 25 marzo 1926 al 20 luglio 1928 tra due amanti sfortunati.

Dal tabulo di UH, emerse che U sta per Ugo, L per Letizia. Di quest’ultima sappiamo soltanto attraverso le lettere del primo, del quale Paris ha completato le informazioni biografiche attraverso le ricerche archivistiche;  nonché ha ricostruito la storia d’amore tra i due.

Nato a Roma nel 1893, valoroso combattente della Prima guerra mondiale con medaglia d’argento per il valore militare, sposato dal 1918, padre di due figli, carriera presso le Ferrovie dello Stato fino all’incarico di Segretario Capo presso la Direzione Generale, Ugo morirà, precocemente, nel febbraio 1938.

Di L (Letizia), da quel che è stato possibile dedurre, era più giovane di Ugo e impiegata anch’essa alla Ferrovie dello Stato, che poi lascerà per sostenere il concorso per maestra che vinse, lasciando Roma. Il cambiamento di vita di L, oltre all’ interesse personale fu, probabilmente, spinto dalla necessità di allontanarsi da un uomo sposato. Le lettere riunite da U. dovevano essere eliminate perché  compromettenti. Ma l’uomo, evidentemente, non ci riuscì e preferì nasconderle sapientemente, destinandole a futura memoria, in una dei luoghi immortali della Storia, facendone – dice Rita Paris – un “luogo dell’anima”.

Le missive, di notevole qualità letteraria, oltre a restituire i sentimenti e le emozioni di un sentimento profondo ma senza futuro, descrivono efficacemente la Roma degli anni Venti del Novecento.

Rita Paris nel libro Lettere d’amore dalla Via Appia (Gangemi Editore 2024), riporta la trascrizione dei documenti originali e gli esiti delle indagini, senza cedere alla narrativa romanzata ma rimando fedele al materiale recuperato e rispettosa della storia dei personaggi.

Le lettere originali sono disponibili nell’archivio  del Museo virtuale del Parco Archeologico dell’Appia Antica: muviappia.it.

 

 

 

 

Immagini: dall’alto, 1 – 2) le lettere degli anni Venti, ritrovate lungo la Via Appia Antica alla fine del secolo scorso  – by sito muviappia.it; 3) la copertina del libro curato dall’archeologa Rita Paris, 

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