Guida turistica per innamorarsi di Pesaro

Quando parli con un’amica del tuo e del suo passato è come aprire una scatola chiusa da molto tempo: da lì vengono fuori racconti e storie semplici che hanno accompagnato vite vissute e che rifioriscono come per incanto.

Sono passati tanti anni e una di queste storie vede protagonista una fanciulla rimasta orfana di padre, appartenente a una famiglia numerosa. Spesso, negli anni Quaranta, questo voleva dire lasciare la casa nativa ed essere accolti in un’altra famiglia dello stesso ramo.

Così l’adolescente Gilda lasciò, la mamma e 4 fratelli e pure la città dove era nata, per essere trasferita a Pesaro, presso uno zio. Trascorse, quindi, la sua adolescenza con il fratello della mamma, allora prefetto nella città di Rossini.

Girovagare nel prefettizio Palazzo Ducale e cedere al fascino del liberty di Villa Ruggeri

Quegli anni furono per lei molto formativi, per il suo carattere e per la sua cultura attraverso la conoscenza delle opere d’arte esistenti a Pesaro e nel Palazzo della Prefettura. Qui girovagava nelle stanze del Palazzo Ducale, chiamato anche Borgia,  osservava la grande anticamera degli appartamenti dei Duchi, il caminetto, opera di Bartolomeo Genga, gli stucchi di Federico Brandani, la sala Magna (salone Mataurense) con il soffitto di epoca sforzesca ed il lavoro fatto su di esso da Giovanni Cortese.

Passeggiava davanti a Palazzo Oliveri Machirelli sede del conservatorio Rossini e rallentava il suo passo come se le note del Barbiere di Siviglia ed il canto di Figaro, potessero superare i muri e giungere fino alle sue orecchie.

Rimaneva affascinata nel vedere Villa Ruggeri, uno dei più belli esempi di architettura in Italia in stile liberty.

I furti. Dagli antichi romani alle spoliazioni napoleoniche

I racconti dello zio partivano dal nome latino della città Pisaurum che sembra sia nato quando Furio Camillo, vinti i Galli, riuscì ad  ottenere  un forte risarcimento per l’oro che avevano rubato durante i loro saccheggi  a Roma.

Seppe così, che questa bella città marchigiana , subì il furto di moltissime opere d’arte per mano dei francesi di Napoleone, che portarono via, tra le altre,  L’Annunciazione del Caravaggio, la Circoncisione del Barocci, la Vocazione di S. Pietro e il San Michele, oggi nella pinacoteca del Vaticano.

Gilda visse lì in spensieratezza la sua iniziale gioventù in compagnia dei cugini, frequentò con profitto le scuole e ricevette la Cresima proprio nella Cappella del Palazzo Ducale.

Un fremito di paura

Tra tante emozioni positive provate, ne ricorda però una che ancor oggi le provoca un fremito di paura. Fu quando chiese di vedere la ceramica, con il viso della Medusa, conservato allora in un armadio presso l’ingresso delle sale della prefettura.

La curiosità talvolta si scontra con le emozioni e per la giovinetta il vedere quel viso che evoca davvero una paura quasi mortale, contornato da quella miriate di serpenti, fece sì che lei non seppe trattenere un urlo e scappò via correndo. Ancor oggi nel descrivere quello che provò quel giorno, chiude gli occhi e rabbrividisce.

La Medusa. Ieri, oggi, domani

 

Questo racconto è  diventato per noi fonte di ricerca e oggi sappiamo   che il ceramista Ferruccio Mengaroni  portò la sua opera a Monza per esporla in una mostra il 13 maggio 1925.

Forse la sua grandezza (ha un diametro di più di 2 metri e pesa di 12 quintali), fu causa di un maldestro spostamento che ne provocò quasi la caduta e la conseguenza non sarebbe stata altro che una sicura rottura del manufatto.

Per salvare il suo capolavoro l’autore frappose il suo corpo nella manovra degli operai, ma tutto ciò non evitò che la ceramica cadesse proprio sul Mengaroni e ne causasse lo schiacciamento delle vertebre e della cassa toracica.

La morte sopraggiunse quasi subito e per questo ancor oggi coloro che vedono la Medusa non possono fare a meno di giudicare quel viso che evoca, forse, il terrore per una morte imminente.

Esistono altre immagini artistiche della Medusa e certamente quella del Caravaggio del 1598 è la più famosa, proprio perché è la più ipnotica, con quei colori magnetici per i quali il Merisi è giudicato un maestro, e ci si domanda se lui non avesse tratto ispirazione, per il suo quadro, quando, forse, ebbe l’opportunità di vedere gli schizzi giovanili di Leonardo da Vinci fatti a Firenze e che fanno parte della collezione d’arte dei Medici.

La probabilità che quelle placche, una in bronzo e l’altra in piombo, possano essere state eseguite da Leonardo intorno alla fine del ‘400, esiste anche perché il Gaudiano ne dà conferma, visto che tra il 1542 e 1547 furono trovate nel guardaroba di Cosimo de’ Medici e anche il Vasari ne fa cenno.

Il nostro viaggio a ritroso dall’amica Gilda passando per Ferruccio Mengaroni, incontrando Caravaggio e  concludendosi con il grande Leonardo da Vinci traccia percorso infinito dove domande e risposte si sovrappongono.

Per ora abbiamo chiuso quella scatola, ma ci domandiamo: “Chissà se ci saranno altre Meduse sulla nostra strada verso un domani a noi sconosciuto?”

 

Immagini: Pesaro, 1)Villino Ruggieri, uno dei più significativi esempi del liberty italiano (wikimedia. commons); 2) il ceramista Ferruccio Mengaroni (1875 – 1925) accanto alla sua Medusa

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